Ecco la ricetta di Italy for Climate, per raggiungerla con sei tipologie di interventi trasversali

It’s a long way to the top… della neutralità carbonica

Nel settore energetico “sarà necessario raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole al 67% della produzione nazionale"

[13 Ottobre 2020]

Sei tipologie di interventi trasversali per così dire “abilitanti”: introduzione di un sistema di carbon pricing; il passaggio da un modello lineare a uno circolare e rigenerativo; forte accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella diffusione di soluzioni innovative; semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli iter autorizzativi; promozione della cultura della transizione. Ecco la ricetta di Italy for Climate per raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo.

Attraverso queste iniziative, I4C prevede una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990, a fronte del taglio del 19% registrato al 2019. Ma per fare questo in appena un decennio “sarà necessario raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 67% della produzione nazionale e facendole crescere in modo significativo anche nella generazione di calore e nei trasporti: complessivamente queste dovranno arrivare a soddisfare dal 18% attuale a circa il 40% del fabbisogno energetico nazionale”. Basterà? No. “Sarà necessario un miglioramento senza precedenti della efficienza energetica, conseguendo al 2030 una riduzione dei consumi energetici del 43% rispetto allo scenario tendenziale di riferimento”. E non è tutto: vanno messe “in campo azioni per tagliare del 25/30% anche le c.d. emissioni non energetiche, non derivanti cioè dall’utilizzo energetico dei combustibili fossili, prodotte dai processi industriali, dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti”.

L’Italy Climate Report (ICR) 2020, che propone una Roadmap climatica per l’Italia, è stato presentato oggi, in occasione della Conferenza Nazionale sul clima, organizzata da Italy for Climate in preparazione della COP26.

L’iniziativa di roadmap climatica è una proposta aperta  su cui si intende avviare un confronto con i principali stakeholder nazionali, per declinare in Italia l’ambizioso progetto europeo di diventare la prima regione climate neutral del mondo, con lo scopo di fornire delle indicazioni di indirizzo per i finanziamenti del Recovery Plan nazionale, che secondo Ursula Von der Leyen dovranno essere dedicati, almeno per il 37%, a misure per il clima.

“Siamo di fronte a un passaggio epocale – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed ex ministro dell’Ambiente – Se non sapremo tradurre in pratica l’indicazione europea di destinare al clima una quota rilevante dei finanziamenti per la ripresa dalla più grande crisi economica dal dopoguerra, il rimbalzo delle emissioni dopo il crollo del 2020 ci allontanerà di nuovo dai nostri obiettivi. Ma soprattutto sprecheremo una opportunità unica per fare dell’Italia un Paese avanzato ed estremamente competitivo sul principale terreno su cui si giocherà il futuro dell’economia globale, quello della green economy”.

Il report parte dall’analisi delle dinamiche più recenti in materie di clima ed energia ed esamina quanto accaduto nel mondo delle energie rinnovabili. In termini assoluti, l’Italia presenta ancora valori in linea e spesso migliori degli altri grandi Paesi europei, ma ha perso terreno dal 2014 al 2018: le rinnovabili sono cresciute di meno del 7%, contro il 14% della media europea e tra il 16 e 18% di Francia, Germania e Spagna.

Da segnalare che l’Italia, nonostante sia particolarmente esposta ai danni causati dal cambiamento climatico, ha rallentato il passo sulla strada della decarbonizzazione dato che “dopo un decennio di buone performance, che tra il 2005 e il 2014 ha visto diminuire del 27% le emissioni, un taglio di 160 milioni di tonnellate di gas serra, dal 2014 al 2019, in concomitanza con una timida ripresa economica, si è raggiunto appena l’1,6% di riduzione”.

Nel dettaglio, la Strategia climatica dell’industria prevede un taglio del 46% delle attuali emissioni, da raggiungere contestualmente ad una crescita della produzione industriale. È questa la sfida maggiore, che sarà possibile secondo I4C, intervenendo sulla circolarità dei modelli di produzione, su un mix energetico più pulito, più elettrificato e più innovativo (si pensi anche all’idrogeno green) e su azioni mirate per intaccare le emissioni di origine non energetica, che ancora costituiscono 1/4 delle emissioni industriali.

Per quanto riguarda i trasporti, questi “dovranno ridurre le emissioni del 30%, uno sforzo inferiore a quello degli altri settori ma molto significativo vista la complessità del contesto. Si dovrà intervenire, fra gli altri, riducendo la domanda di mobilità privata grazie alla sharing mobility e ai nuovi approcci organizzativi (fra cui lo smart working), spingendo sulla mobilità elettrica (con un obiettivo di 5 milioni di auto elettriche immatricolate nel 2030) e sul ricorso al biometano per la transizione del trasporto pesante”.

La Strategia climatica del residenziale avrà invece come perno la riqualificazione energetica degli edifici (che deve coinvolgere almeno il 3% del patrimonio residenziale ogni anno), con la metà degli interventi in deep renovation estendendo e rafforzando il superbonus al 110%. Gli interventi sul settore residenziale dovrebbero portare ad una riduzione del 53% delle emissioni generate nelle nostre case e un taglio del 20% dei consumi energetici. Da segnalare che le emissioni di gas serra generate dalla gestione dei rifiuti (principalmente metano) provengono soprattutto dalle discariche, e quindi queste “dovranno essere oggetto di azioni mirate nel quadro del Pacchetto europeo sull’economia circolare, puntando sulla raccolta differenziata in particolare dell’organico e intervenendo anche sulla captazione delle emissioni di metano diffuse”.

“La roadmap climatica per l’Italia è un percorso da costruire insieme. Noi abbiamo già ben iniziato riunendo gli Stati Generali e definendo con l’Unione Europea il modo di intervenire rispetto al Recovery fund e quindi al Recovery plan attraverso le schede.  E’ un percorso che stiamo definendo con l’Unione Europea dove l’elemento principale è il green” – ha commentato in un videomessaggio il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – Dobbiamo aiutare queste aziende in un momento di transizione, attraverso il Recovery Plan, a trasformare la funzione produttiva in modo che poi possano camminare sulle loro gambe”.