Presentato il terzo rapporto del Cen - Circular economy network

In Italia è circolare il 19,3% dell’economia

Torna a crescere il tasso di utilizzo circolare di materia, stabile la produttività delle risorse. Ma i posti di lavoro nel settore calano del 6% rispetto al 2008

[23 Marzo 2021]

Il tasso di circolarità dell’economia italiana è tornato a crescere, anche se abbraccia una parte ancora largamente minoritaria rispetto all’utilizzo di risorse naturali vergini: gli ultimi dati Eurostat (2019) dettagliati oggi all’interno del terzo Rapporto sull’economia circolare in Italia, curato dal Circular economy network (Cen) insieme all’Enea, mostrano infatti che il tasso di utilizzo circolare di materia in l’Italia è arrivato al 19,3%, superiore alla media dell’Ue27 (11,9%) e a quello della Germania (12,2%), ma inferiore al dato di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%).

Si tratta di un progresso di cui si avvantaggia non solo una gestione sostenibile dei flussi di materia, ma anche la lotta alla crisi climatica in corso.

Prendendo le mosse dal Circularity gap report 2021, il rapporto sottolinea infatti le possibilità di evitare una catastrofe climatica, onorando gli impegni al 2050 assunti al vertice Onu di Parigi del 2015, sono legate al rilancio dell’economia circolare da cui dipende il 39% dei tagli di CO2. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre, a livello globale, raddoppiare l’attuale tasso di circolarità delle merci passando dall’8,6% al 17%. L’Italia saprà fare la sua parte, raddoppiando a sua volta?

«Presi dalle emergenze, in Italia stiamo sottovalutando la portata del cambiamento europeo in atto verso l’economia circolare. La sfida più importante che abbiamo ora di fronte – dichiara Edo Ronchi, presidente del Cen – è la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il nuovo Governo e in particolare il nuovo ministero della Transizione ecologica hanno il compito di migliorare e completare l’attuale bozza: bisogna rafforzare le misure per l’economia circolare».

Già oggi comunque, nonostante le numerose lacune che minano sia l’economia circolare nel suo senso più compiuto sia la sola gestione dei rifiuti che generiamo ogni giorno, le performance del Paese mostrano una buona base dalla quale partire.

Al proposito, è utile ricordare che ogni anno l’Italia genera circa 173 milioni di tonnellate di rifiuti, tra urbani e speciali, ma naturalmente consuma molte più risorse: secondo i dati forniti da Eurostat, mediamente in Europa nel 2019 sono state consumate 6,3 Gt di materiali, con l’economia che l’Italia resta al quinto posto in classifica con circa 490 Mt consumate (meno della metà della Germania). Il contributo maggiore al consumo interno di materiali in Italia è dato dai minerali non metallici, che nel 2019 rappresentano il 44%, percentuale che si è ridotta rispetto al 2010 (53%). Nell’ultimo decennio è cresciuto il ruolo delle biomasse, passate dal 20 a oltre il 26% (130 Mt) nel 2019 e, seppur in maniera meno pronunciata, dei combustibili fossili (da 24 a 27%); rimane stabile invece la percentuale di DMC costituito dai minerali metallici (3%).

Guardando però alla produttività delle risorse, a parità di potere d’acquisto, ogni kg di risorsa consumata in Italia genera 3,3 euro di Pil, contro una media europea di 1,98 e valori tra 2,03 e 4,42 € in tutte le altre grandi economie europee; buona è anche la produttività energetica, con 8,1€ prodotti per kg equivalente di petrolio consumato.

Sugli investimenti nell’economia circolare, invece, se nell’Unione europea a 27 sono stati pari (dato 2018) a 16.000 M€, lo 0,12% del Pil, in valore assoluto l’Italia con 1.945 M€ di investimenti risulta al 1° posto; la percentuale rispetto al Pil per l’Italia è pari a 0,11%, in linea con la media europea.

Il rapporto mette in evidenza anche dati significativi sul riciclo: l’avvio a riciclo dei rifiuti urbani (Ispra, 2019) è al 46,9%, in linea con la media europea – posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania – mentre l’avvio a riciclo di tutti i rifiuti (considerando dunque anche gli speciali) è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%) e al primo posto fra le principali economie europee.

Certo, non è indifferente capire anche dove vanno questi rifiuti una volta avviati a riciclo: nel periodo 2004-2019 l’esportazione di materie prime riciclabili verso Paesi non Ue è aumentata complessivamente in Europa e in tutte le principali economie, ed in Italia in particolare tale valore è più che quintuplicato (nel 2019 l’Ue ha esportato verso Paesi non Ue quasi 25,5 Mt di materie prime riciclabili, più di 1,9 milioni delle quali provenienti dall’Italia).

Negativi i dati legati all’occupazione: nel periodo 2008-2018 l’Italia ha visto diminuire il numero di occupati nei tre settori dell’economia circolare presi in considerazione dal report sia in termini assoluti (da 549.857 del 2008 a 519.000 del 2018, -6%) sia in termini di percentuale rispetto agli occupati totali (da 2,17 del 2008 a 2,05% del 2018, -0,12 punti percentuali). Tutto mentre nello stesso periodo l’occupazione in Italia è scesa di un punto percentuale.

«È necessario da una parte essere più ambiziosi nella parte dedicata alla transizione circolare del Pnrr – commenta Roberto Morabito, direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali di Enea – e dall’altra mettere in campo da subito tutti gli strumenti necessari, tecnologici, regolatori, finanziari e soprattutto di governance a partire dalla Strategia nazionale per l’economia circolare che, come recentemente comunicato dal ministro Cingolani, sarà elaborata nei prossimi mesi».

Le tappe da completare, e in breve tempo, sono molte. Nel settembre 2020 sono stati approvati i decreti legislativi di recepimento delle direttive in materia di rifiuti contenute nel Pacchetto economia circolare, ma resta da completare l’iter previsto dal recepimento: in particolare, entro il marzo 2022 dovrà inoltre essere approvato il Programma nazionale di gestione dei rifiuti.

«Ricicliamo quasi il doppio del totale dei rifiuti rispetto alla Comunità europea – commenta il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, intervenuto alla presentazione del report – Abbiamo un ruolo di leadership assoluta in Europa, con un tasso di circolarità che è circa il 30% maggiore che nel resto dell’Europa. Il Recovery fund è uno degli strumenti che abbiamo per aumentare la nostra capacità, diventi uno strumento per accelerare e migliorare in questa direzione».