In Italia ci sono circa 7mila impianti soggetti ad Aia e mille a rischio incidente rilevante

Gli impianti più rilevanti (per fare un esempio l'ex Ilva di Taranto) sono autorizzati direttamente dal ministero della Transizione ecologica, gli altri dalle regioni

[12 Aprile 2022]

Sono circa settemila gli impianti industriali più significativi presenti nel nostro Paese, riconducibili a due grandi categorie, gli impianti a rischio incidente rilevante (RIR), soggetti alla cosiddetta Direttiva europea “Seveso”, e gli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale introdotta dalla Direttiva europea IPPC.

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) ha pubblicato un rapporto che fornisce un quadro dei controlli, monitoraggi e ispezioni ambientali relativi effettuati nel 2019, dopo quelli precedenti relativi agli anni 20182017 e 2016.

Questi rapporti forniscono un quadro informativo unico del suo genere che permette di avere uno spaccato fondamentale delle attività industriali presenti nel nostro Paese e dei controlli ambientali che il SNPA effettua per assicurare il rispetto delle normative.

Gli stabilimenti a rischio incidente rilevante (RIR)

La Direttiva Seveso, che nella sua ultima versione è definita come  Seveso-III (Direttiva 2012/18/UE), ha modificato la precedente Seveso-II (Direttiva 96/82/CE) che, in considerazione degli insegnamenti tratti dai successivi incidenti avvenuti a BhopalTolosa e Enschede, ha modificato l’originale direttiva Seveso (Direttiva 82/501/CEE), che, a seguito del catastrofico incidente avvenuto nel paese lombardo di Seveso nel 1976,  ha portato all’adozione di una normativa sulla prevenzione e il controllo di simili incidenti.

La legge ora riguarda circa 12.000 siti industriali in tutta l’UE in cui vengono utilizzate, o sono conservate, sostanze chimiche o petrolchimiche o vengono raffinati metalli. Ogni paese dell’UE deve garantire che vengano adottate misure per affrontare gli incidenti nei pressi degli impianti industriali che ospitano grandi quantità di prodotti pericolosi.

Gli impianti sono suddivisi in due grandi categorie “soglia superiore” e “soglia inferiore”, in relazione ai quantitativi presenti nello stabilimento di sostanze pericolose indicate nella Direttiva (e nel D.Lgs. 105/2015 di recepimento).

Le norme stabiliscono che le Autorità competenti debbano predisporre un piano di ispezione nazionale per stabilimenti di soglia superiore (a cura del Ministero dell’Interno in collaborazione con ISPRA) e piani di ispezione regionali per gli stabilimenti di soglia inferiore (a cura delle Regioni in collaborazione con le Arpa/Appa).

Le ispezioni sono svolte da Commissioni composte dai soggetti individuati dal Comitato Tecnico Regionale (CTR), Organo di controllo presso la Direzione Regionale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per gli stabilimenti di soglia superiore (di cui fa parte ISPRA insieme ad altri enti tecnici come INAIL, ecc.); dalla Regione o dal soggetto da essa designato – le Arpa/Appa – per gli stabilimenti di soglia inferiore.

Le verifiche ispettive negli stabilimenti RIR sono indirizzate alla verifica e alla definizione delle caratteristiche del sistema di gestione della sicurezza per la prevenzione degli incidenti rilevanti (SGS-PIR e all’individuazione dei suoi punti critici e delle eventuali misure correttive e migliorative che è necessario adottare affinché questo costituisca uno strumento efficace alla prevenzione ed al controllo delle situazioni di pericolo.

Il Ministero per la Transizione Ecologica, ISPRA e ANCI hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per rendere liberamente consultabili su web le informazioni aggiornate destinate al pubblico inviate con la notifica dai gestori degli stabilimenti RIR.

Secondo i dati presenti nel rapporto SNPA, risultavano complessivamente presenti nel 2019 a livello nazionale poco meno di mille impianti RIR, 520 di soglia superiore e 444 di soglia inferiore.Complessivamente nel 2019 sono state effettuate 147 ispezioni negli impianti di soglia superiore e 109 in quelli di soglia inferiore.

Considerate le caratteristiche dei controlli effettuati (sui SGS-PIR – vedi sopra), è interessante osservare che sono state formulate, per i soli impianti di soglia superiore, più di 1400 non conformità maggiori e più di 2.800 non conformità minori, ed ognuna di queste comporta azioni correttive da parte dei gestori degli stabilimenti.

Da sola la Lombardia ospita più di un quarto (262) degli impianti RIR presenti in Italia, seguita a notevole distanza da Veneto (89), Emilia Romagna (86) e Piemonte (81).

Gli stabilimenti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA)

La Direttiva 96/61/CE del 1996, chiamata anche “direttiva IPPC” ha introdotto il concetto di controllo e prevenzione integrata dell’inquinamento (IntegratedPollutionPrevention and Control ovvero IPPC. La convinzione che, l’approccio integrato debba essere il criterio cardine della prevenzione e del controllo ambientale, ha portato a successive modifiche della direttiva madre ora sostituita dalla Direttiva 2010/75/UE.

La direttiva IPPC prevede un nuovo approccio per la riduzione degli impatti ambientali delle emissioni industriali, attraverso la graduale applicazione di un insieme di soluzioni tecniche (impiantistiche, gestionali e di controllo) messe in atto per evitare o, qualora non sia possibile, ridurre, le emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, comprese misure relative ai rifiuti.

Queste soluzioni tecniche sono le BAT (Best AvailableTechnique) o in italiano MTD (Migliori Tecniche Disponibili). L’adozione delle BAT da parte delle aziende e la prescrizione di queste da parte degli enti competenti è guidata dalle BREFs, le linee guida europee, recepite dall’Italia attraverso decreti ministeriali. Questi documenti descrivono le tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo presenti sul mercato e le relative prestazioni confrontate con l’impatto ambientale.

La Direttiva inoltre definisce gli obblighi che le attività industriali e agricole ad elevato potenziale inquinante devono rispettare. Per queste attività viene istituita una procedura di autorizzazione e vengono fissate prescrizioni minime che devono figurare in ogni autorizzazione, in particolare per quanto riguarda le emissioni delle sostanze inquinanti. Si tratta di evitare o ridurre al minimo il rilascio di emissioni inquinanti nell’atmosfera, nelle acque e nel suolo, oltre ai rifiuti degli impianti industriali e delle imprese agricole per raggiungere un livello elevato di tutela dell’ambiente.

In Italia la normativa IPPC è contenuta nella Parte II, Titoli I e III-bis del D.Lgs. 152/06 e smi. Le attività produttive elencate negli allegati VIII e XII alla parte II del D.Lgs 152/06 individuano gli impianti assoggettati alla Direttiva IPPC. Gli impianti vengono suddivisi in base a tipologia e soglia dimensionale di produzione annua (capacità produttiva) riportate negli allegati stessi. Questi allegati forniscono una lista di categorie d’impianti all’interno delle quali sono individuate attività più specifiche contraddistinte da un codice IPPC univoco.

Gli impianti più rilevanti (per fare un esempio l’ILVA di Taranto) sono autorizzati direttamente dal Ministero della Transizione Ecologica (AIA statali, vedi procedura autorizzazione e impianti), gli altri dalle regioni (AIA regionali). I primi sono soggetti ai controlli da parte di ISPRA gli altri da parte delle agenzie regionali (Arpa) e delle province autonome di Trento e Bolzano (Appa) per la protezione dell’ambiente. ISPRA e le Arpa/Appa insieme costituiscono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

Secondo i dati presenti nel rapporto SNPA, risultavano complessivamente presenti nel 2019 a livello nazionale poco meno di 7mila impianti AIA, 161 statali e 6.597 regionali. Complessivamente nel 2019 sono state effettuate 81 ispezioni negli impianti statali e 2.190 in quelli di regionali.

Per quanto riguarda gli impianti statali il maggior numero è presente in Sicilia (22), seguita da Emilia-Romagna, Lombardia e Puglia con 18. Per quelli regionali il maggior numero è in Lombardia (1843) seguita dall’Emilia Romagna (1098) e Veneto (948).

Nelle 81 ispezioni effettuate nel 2019 nelle AIA statali sono state riscontrate 14 non conformità di tipo amministrativo e 6 di tipo penale. Per le ispezioni di tipo regionale non è stato possibile predisporre una tabella riepilogativa per la disomogeneità dei dati presentati nel rapporto, ma consultandolo sono presenti per molte regioni dati di dettaglio sui risultati dei controlli effettuati. Le ispezioni, come stabilisce la normativa, sono programmate e ne viene effettuata almeno una in ogni impianto nell’arco di durata dell’autorizzazione. Possono essere effettuate ispezioni straordinarie di iniziativa degli enti di controllo (SNPA) anche a seguito di segnalazioni di enti terzi o cittadini, su richiesta dell’Autorità che rilascia l’autorizzazione (Ministero o Regioni) o su richiesta dell’Autorità giudiziaria.

Per approfondimenti:

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com