Il coronavirus e i benefici ambientali della geotermia contro l’inquinamento atmosferico

Manzella (Cnr): «Le misure di contenimento dell’inquinamento vanno pianificate con il sostegno a tecnologie energetiche quali quelle geotermiche»

[16 Aprile 2020]

Di fronte all’avanzata della pandemia da coronavirus Sars-Cov-2 anche l’inquinamento atmosferico è finito sul banco degli imputati: sulle correlazioni tra l’esposizione a inquinamento atmosferico – soprattutto da particolato fine (PM) –, la diffusione della pandemia e la prognosi di chi viene infettato non c’è ancora un solido consenso scientifico, ma le evidenze finora raccolte suggeriscono che l’inquinamento atmosferico sia uno dei fattori in grado di aggravare l’impatto di Covid-19 sulla popolazione.

«Si può ritenere plausibile, in generale – commentano Fabrizio Bianchi e Liliana Cori, dall’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa – che soggetti esposti cronicamente a inquinamento atmosferico siano più sensibili all’aggressione di virus, per l’esistenza di condizioni generali di maggiore suscettibilità, anche se i casi di Covid-19 italiani non si addensano solo in aree fortemente inquinate, mentre altre aree pur inquinate non vedono concentrazioni di casi». Pur in questo contesto d’incertezza, come aggiunge Bianchi «concludere con il supporto a favore di misure restrittive di contenimento dell’inquinamento ritengo sia un monito su cui concordare».

In quest’ottica può venire in aiuto un’energia rinnovabile come la geotermia. Come spiega Adele Manzella, Primo ricercatore all’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr e presidente dell’Unione geotermica italiana, la richiesta di mantenere sotto controllo la qualità dell’aria «è sempre corretta, e le autorità hanno il compito di monitorare le variazioni dei parametri di legge normati, così come le condizione di salute delle comunità. Tale è la richiesta delle Direttive europee, a cui l’Italia, ed in particolare la Regione Toscana, risponde attivamente proprio in riferimento alla geotermia. I valori dei principali indicatori di qualità dell’aria viene monitorata con una cura e frequenza che non ha eguali in Europa», e l’elevato interesse rivolto dalle autorità toscane a questi teme emerge anche dall’aver dedicato negli ultimi anni «risorse e professionalità in un progetto dedicato (InVetta)».

«Ad oggi – continua Manzella – tutti i monitoraggi Arpat indicano per la Toscana geotermica l’ottima qualità ambientale della produzione industriale che, gestendo fluidi altamente pregiati (in energia) eppure ricchi di contaminanti naturali, impiega le migliori tecnologie attualmente disponibili, e in alcuni casi le sviluppa, per evitare o abbattere le contaminazioni». Per quanto riguarda più nello specifico la concentrazione di particolato atmosferico nelle aree geotermiche sono sempre i dati elaborati dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) a confermare che il PM10 non rappresenta una criticità per le aree geotermiche toscane. La geotermia, al contrario, può rappresentare una preziosa alleata contro l’inquinamento atmosferico, come ha documentato da ultimo anche l’Agenzia europea dell’ambiente.

«Le misure di contenimento dell’inquinamento vanno certamente pianificate», conferma Manzella, e «cercate non certo in riferimento ad attività industriali ambientalmente e comprovatamente sostenibili. Ed invece, piuttosto, con il sostegno a tecnologie energetiche quali quelle geotermiche. Soprattutto sul tema del riscaldamento di ambienti, le pompe di calore geotermiche e i teleriscaldamenti geotermici, oltre a ridurre la dipendenza da fonti fossili, garantiscono una qualità dell’aria di gran lunga superiore a quella offerta dalle fonti fossili e dalle biomasse».

Già oggi, in Toscana, le centrali geotermoelettriche presenti sul territorio permettono alla Toscana di soddisfare circa il 30% della propria domanda regionale di elettricità da fonte rinnovabile – il che significa garantire la corrente elettrica a 1.120.000 persone, contribuendo al contempo a rendere il centro Italia la regione con la più bassa impronta di carbonio del Paese –, oltre a garantire anche calore utile a riscaldare oltre 10mila utenti residenziali nonché aziende dei territori geotermici, insieme a circa 30 ettari di serre e caseifici.