Il Consiglio regionale toscano vuole il Piano per la tutela dall’amianto, ma non le discariche

Approvata all’unanimità la mozione della Lega per renderlo una priorità all’interno del Piano regionale di sviluppo

[24 Giugno 2021]

Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato ieri all’unanimità una mozione – poi emendata – presentata da Elisa Montemagni (Lega) come prima firmataria, che chiede a presidente e Giunta regionale di presentare quanto prima il Piano regionale per la tutela dall’amianto, con i necessari finanziamenti, e prevederlo come priorità all’interno del Piano regionale di sviluppo.

«Speriamo che in questa legislatura possa vedere la luce il piano regionale per la tutela dall’amianto – commenta Montemagni – Non dimentichiamo che nella scorsa legislatura abbiamo inserito nello Statuto il tema dell’economia circolare. Gli emendamenti introdotti dal consigliere Benucci fanno ben sperare».

Come riassumono dal Consiglio regionale, la mozione presentata da Montemagni da un lato punta a disincentivare lo smaltimento di materiale contenente amianto nelle discariche, dall’altro vuole incentivare la nascita di impianti industriali capaci di inertizzare i rifiuti contenenti amianto, dando un concreto impulso all’attività di bonifica ed alla nascita di un’economia circolare di sottoprodotti  riutilizzabili in edilizia e cantieristica.

Ed è proprio Cristiano Benucci (Pd) a sottolineare l’unità d’intenti: «Condividiamo la necessità di affrontare il tema spinoso dell’amianto: sicurezza e aspetto sanitario hanno la precedenza ed è nostro dovere non lasciare nulla di intentato. Se c’è necessità di approfondimenti in commissione, facciamoli».

Tra gli “approfondimenti” potrebbe essere utile vagliare i molteplici pareri sulle più efficaci opzioni per lo smaltimento dell’amianto offerti nel corso dagli enti preposti (dall’Arpat al ministero dell’Ambiente), nonché da associazioni ambientaliste come Legambiente oppure dagli stessi Piani regionali per la gestione rifiuti approvati in Toscana. Aiuterebbe a capire anche perché le bonifiche avanzano col contagocce (anche) sul fronte amianto.

Le stime contenute nel Piano regionale rifiuti e bonifiche (Prb) del 1999 già parlavano di almeno 2 milioni di tonnellate di amianto presenti sul territorio, che nel corso dei decenni non sono ancora state bonificate né smaltite, anche perché banalmente mancano gli impianti necessari per farlo. Tant’è che anche nell’ultimo Prb  si può leggere che «il sistema regionale di impianti autorizzati conferma la propria carenza storica, rispetto alla domanda di gestione, di un’offerta di trattamento adeguata di impianti per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti contenenti amianto, nonostante la disponibilità, in anni recenti, di nuovo moduli di discarica autorizzati. L’obbligo disposto dal Piano previgente di prevedere nelle discariche un modulo per i rifiuti speciali non è stato, se non in pochissimi casi, assolto. Quello dei rifiuti contenenti amianto è un esempio particolare del tema più generale di sostanziale sottodimensionamento dell’offerta regionale di trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi in genere».

Si tratta peraltro di un quadro in continuo peggioramento: il rapporto Ispra sui rifiuti speciali pubblicato pochi giorni fa (e aggiornato al 2019) mostra che le discariche operative in grado di gestire i rifiuti contenenti amianto sono solo 19 in tutto il Paese, e si segnala in Toscana la sola presenza di quella di Cascina. Che però nel febbraio di quest’anno ha esaurito le volumetrie disponibili, lasciando sguarnitissima l’intera regione.

A metterci una pezza potrebbe essere la discarica de La Grillaia a Chianni, dove i conferimenti di rifiuti contenenti amianto dovrebbero iniziare in autunno per concretizzare la messa in sicurezza dell’intero sito, anche se proprio il Consiglio regionale un anno fa votò lo stop al progetto di fronte alle proteste locali.

Tutto questo nonostante l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) abbia dato – e ampiamente motivato – parere positivo allo smaltimento dell’amianto nel sito, anche perché come spiegava già 14 anni fa sulle nostre pagine Gabriele Fornaciai, l’allora responsabile dell’articolazione funzionale Amianto dell’Arpat: «L’amianto è un minerale e sotto terra torna a fare il minerale. Ovviamente non tutti i siti sono adatti, ci devono essere delle condizioni particolari ma in linea di principio è giusto che l’amianto si sotterri ed è previsto per legge».

Nel frattempo questi principi non sono cambiati, ma anzi sono stati ribaditi dal ministero dell’Ambiente e da Legambiente, che insieme al Cnr ha esplorato le opzioni alternative allo smaltimento in discarica ricordate ieri dal Consiglio regionale. Anche in quel caso il responso finale è stato chiaro: «Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza tralasciare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti».