Il cataclismica Covid sul mondo del lavoro

International Labour Conference: necessarie più politiche di ripresa incentrate sull'uomo e meno disuguaglianze

[8 Giugno 2021]

E’ in corso la 109esima International Labour Conference (ILC) che vede la  partecipazione di più di 4.300 delegati provenienti da 175 Stati membri dell’International labour organizationn (ILO) Questo segmento dell’ILC si chiuderà il 19 giugno e un secondo segmento è programmato dal 25 novembre all’11 dicembre 2021, quando verranno discusse le questioni delle disuguaglianze, delle competenze e dell’apprendimento permanente.

Aprendo la conferenza, il direttore generale dell’ILO Guy Ryder , ha detto ai delegati che partecipavano alla seduta plenaria virtuale che «Dobbiamo agire, qui e ora. E questo deve partire da una lucida valutazione dell’impatto della pandemia sul mondo del lavoro. L’effetto “cataclismico” della pandemia di Covid-19 sul mondo del lavoro ha evidenziato la necessità di politiche di ripresa incentrate sull’uomo».

Ryder ha ricordato che nel 2020 ono stati persi l’equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno e che quasi 108 milioni di persone sono state spinte nella povertà: «I più vulnerabili e svantaggiati sono i più colpiti, compresi i giovani, le donne, i lavoratori informali, i migranti. Nel complesso, si tratta di una crisi del mondo del lavoro quattro volte più grave di quella innescata dalla crisi finanziaria del 2008 e del 2009. La perdita di reddito da lavoro è stata di 3.700 miliardi di dollari. Inoltre, milioni di imprese sono a rischio, in particolare le piccole e medie imprese. Mentre il mondo si muove sempre più verso un processo di ripresa, con alcune economie in rapida crescita e la creazione di posti di lavoro ad alta velocità, la comunità internazionale deve essere consapevole che se continua sul suo percorso attuale, questa ripresa sarà irregolare».

Ryder ha messo in guardia su «Una ripresa economica irregolare dopo la pandemia, in parte alimentata dalle disuguaglianze nella distribuzione dei vaccini. In parole povere, i Paesi che godono dei maggiori vantaggi nell’accesso ai vaccini, che hanno il maggior spazio fiscale per stimolare le loro economie e che godono dei più alti livelli di connettività possono aspettarsi di riprendersi abbastanza rapidamente. I livelli del PIL prima della pandemia e l’occupazione in anche qualche anno».

Ma la prospettiva è radicalmente diversa per i Paesi in via di sviluppo: «Il punto è che le evidenti disuguaglianze nella distribuzione dei vaccini e le enormi differenze nel potere fiscale inietteranno una doppia dose di ulteriore disuguaglianza nel mondo del lavoro, rafforzata dalla connettività digitale irregolare. Questo a meno che non venga intrapresa un’azione deliberata per prevenirlo. Questo per evitare che la pandemia del nuovo coronavirus prenda piede nel mondo del lavoro e lo renda più diseguale, più ingiusto, meno resiliente, meno inclusivo e in definitiva meno sostenibile».

Ryder ha sottolineato «Le conseguenze delle disuguaglianze multiple e crescenti nelle nostre società che la pandemia ha evidenziato e l’incapacità passata di affrontarle nel tempo. La somma delle sofferenze umane causate dalla pandemia è ancora maggiore per quel fallimento collettivo. In questa casa della giustizia sociale, più di tutti, abbiamo bisogno di trarre delle conclusioni da tutto questo. Innanzitutto, il mondo è mal preparato alle pandemie, sia per quanto riguarda il mondo del lavoro che quello della salute. Per alcuni, l’esperienza professionale di questa pandemia è stata sinonimo di disagio, noia, stress e frustrazione. Per altri è stato sinonimo di paura, povertà e sopravvivenza. Secondo, la pandemia ha portato alla luce, con insopportabile brutalità, la realtà e le conseguenze delle molteplici e crescenti disuguaglianze nelle nostre società. E’ qui che entra in gioco la terza lezione e questa è una lezione ovvia. Questa terribile crisi globale richiede una risposta globale. Tragicamente, la pandemia ha probabilmente costituito il caso più convincente e tangibile per la cooperazione multilaterale rispetto alla retorica della nostra organizzazione e di altri».

Il direttore generale dell’ILO ha riconosciuto gli sforzi e l’impegno dei governi per fare tutto il necessario per superare la crisi sanitaria e mitigarne le conseguenze sociali ed economiche e che « E’ stato straordinariamente importante che questa Conferenza si svolgesse… poiché le persone in tutto il mondo sperano e cercano una ripresa che porti a un futuro resiliente, sostenibile, più equo e migliore».

Ryder  ha ricordato ai delegati che «La Centenary Declaration for the Future of Work, adottata dall’ILC nel 2019, fornisce una roadmap concordata e di grande valore per costruire una ripresa dalla crisi del Covid-19 incentrata sull’uomo. La pandemia ha messo in luce quanto inestricabilmente le politiche sanitarie, sociali ed economiche, finanziarie, commerciali e sulla proprietà intellettuale siano realmente legate… Dobbiamo far leva su questa consapevolezza per creare una migliore coerenza del sistema multilaterale su base permanente, proprio come ci ha esortato a fare la Dichiarazione del Centenario. L’adozione da parte di questa Conferenza di un documento finale che richiede e dà forma a una risposta globale per una ripresa incentrata sull’uomo sarà del massimo valore».
Alla seduta plenaria dell’ILC si è rivolto anche il presidente della Confederazione svizzera, Guy Parmelin:  «Questa Conferenza è particolarmente importante… in un momento in cui i nostri mercati del lavoro sono ancora sotto shock e in cui dobbiamo continuare a sostenere le nostre economie, il nostro lavoro e la nostra popolazione». Poi ha invitato i delegati a «Lavorare instancabilmente” per attuare la Dichiarazione del centenario dell’ILO, che è una guida per le misure da adottare per garantire che la ripresa delle nostre economie abbia un approccio significativo, sociale e incentrato sull’uomo. Lasciamo da parte lo stallo, la paura e la paura dell’innovazione per cogliere le opportunità che ogni crisi ci offre. La crisi ci sta costringendo a nuove interdipendenze, in particolare tra salute, ambiente, istruzione, finanza, digitale, lavoro e sociale. Queste interdipendenze richiedono una maggiore cooperazione. Tra i governi prima di tutto, ma anche con le parti sociali».

Il  Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha concluso: «Vediamo in tutto il mondo un immenso desiderio di cooperazione internazionale, più importante e più efficiente. In un momento in cui il valore del multilateralismo è stato ampiamente messo in discussione e il sistema è stato sottoposto a notevoli pressioni, la comunità internazionale ha non solo l’opportunità, ma anche la responsabilità di andare avanti e rispondere alle speranze e alle aspettative riposte in noi».