L'esportazione di nutrienti potrebbe essere favorita da una valuta legata al pianeta e da un'economia equa che rispetti la capacità di carico della Terra

I nutrienti che eutrofizzano le acque potrebbero produrre cibo nelle aree colpite dalla fame

La condivisione e la circolazione globale dei nutrienti eviterebbe la fame e la perdita di biodiversità

[9 Dicembre 2021]

Le attività antropiche possono disturbare l’ecosistema terrestre e aumentare il rischio di cambiamenti ambientali improvvisi e irreversibili, come l’inquinamento delle acque, la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico. Questi disturbi si verificano molto prima che le risorse si esauriscano. Non possiamo utilizzare tutte le nostre fonti fossili di energia senza che prima si verifichino cambiamenti critici nel clima. Lo stesso vale per i nutrienti: l’ecosistema sarà squilibrato molto prima che le riserve si esauriscano. Le quantità di azoto e fosforo nell’atmosfera e nel suolo che si trasformano in concentrazioni che eutrofizzano le acque e riducono la biodiversità superano significativamente la capacità di carico della Terra. Per questo occorre adattare iniziative per preservare le attività umane sulla Terra e per garantire una stabilità sufficiente per l’umanità.

Invece, nell’emisfero settentrionale, il deflusso d nutrienti dai terreni agricoli che finisce nei corpi idrici è enorme, intanto, i Paesi in via di sviluppo dell’emisfero meridionale soffrono per la forte carenza  di sostanze nutritive per l’agricoltura. Localmente, le riserve di nutrienti per la produzione alimentare come il fosforo e l’azoto si sono esaurite nel suolo e in diverse aree il letame viene bruciato perché non esistono altre fonti di energia per la preparazione del cibo. Affrontare il problema della perdita di nutrienti promuoverebbe anche i diritti umani e ridurrebbe i conflitti, poiché la fame non indurrebbe più rivolte o spingerebbe le persone a rischiare la vita per emigrare in Europa.

La finlandese Helena Kahiluoto, scienziata della sostenibilità della LUT-yliopisto, la principale autrice dello studio “Can a large-landscape conservation vision contribute to achieving biodiversity targets?”, pubblicato recentemente su Conservation Science and Practice, ricorda che «L’eccesso di nutrienti nei terreni agricoli e nelle acque dell’Europa settentrionale e centrale riduce la biodiversità e aumenta il rilascio di gas serra, mentre il ritorno di nutrienti al suolo degradato aumenta la crescita delle colture e il carbonio nel suolo». I nutrienti potrebbero essere riciclati in modo più efficiente e suddivisi in modo più equo tra le nazioni. Gli sviluppi tecnologici in corso forniscono gli strumenti per farlo. Le aziende potrebbero affrontare la questione immediatamente, ma la limitata solvibilità dei Paesi che necessitano di nutrienti pone degli ostacoli».

Lo studio, al quale hanno partecipato anche Kate Pickett dell’University of York e Will Steffen Australian National University e dello Stockholm Resilience Centre, introduce il concetto di “One Earth Currency”, cioè «Un sistema guidato dal mercato ma equo nel quale i diritti di utilizzo dei nutrienti sarebbero assegnati in base alla storia dell’utilizzo dei nutrienti dei Paesi», il che metterebbe anche i consumatori di cibo su un piano di parità.

La Kahiluoto spiega «Il commercio di emissioni tra Paesi e residenti si baserebbe su un’equa ripartizione dei diritti sui nutrienti. L’attuazione del sistema richiederebbe produttori, rivenditori, intermediari e consumatori. Il commercio di diritti sui nutrienti potrebbe iniziare come un progetto pilota collaborativo tra aziende o attori del settore pubblico, come la Finlandia e uno dei suoi Paesi partner per la cooperazione allo sviluppo. Il meccanismo guidato dal mercato sarebbe più efficiente in termini di costi rispetto alla regolamentazione pubblica e incoraggerebbe più innovazioni».

Il tutto  verrebbe pagato con un tipo di valuta che secondo i ricercatori potrebbe essere gestita da un organismo come l’United Nations Development Programme (UNDP) e sono convinti che «Il sistema favorirebbe il trattamento dei nutrienti per il riutilizzo e fisserebbe un tetto per i nutrienti vergini, rendendo il loro uso costoso. Nelle aree con un surplus di nutrienti, come l’Europa, i benefici includerebbero una migliore qualità dell’acqua, un’inversione della perdita della natura e nuove opportunità commerciali, anche per gli agricoltori».

La Kahiluoto riassume: «La resa di un agricoltore non diminuirebbe necessariamente se anche l’economia circolare locale diventasse più efficiente. Le acque, la biodiversità e il clima beneficiano della lavorazione dei nutrienti in eccesso per l’esportazione».

I nutrienti possono essere estratti dal letame, strati dell’acqua vicini al fondo ricchi di sostanze nutritive delle aree costiere e laghi e dai fanghi di depurazione. In molti casi, il carico di nutrienti nei sedimenti di mari e laghi è maggiore dei deflussi di nutrienti dai terreni coltivati. Lo studio ricorda che «E’ stato valutato che se si impedissero completamente i deflussi di nutrienti verso il Mar Baltico, ci vorrebbe ancora più di un secolo prima che il mare ritorni al suo stato preindustriale» e la Kahiluoto aggiunge: «Si stima che nei laghi nelle aree agricole il processo richieda fino a mille anni».

Secondo i ricercatori, «Una valuta legata al pianeta sarebbe un esempio di un sistema economico equo e sostenibile che dovrebbe essere testato rapidamente. Un buon punto di partenza sarebbe il cibo, un bisogno fondamentale. Sarebbe una trasformazione con molti vincitori e pochi perdenti. I nutrienti potrebbero essere portati da dove esistono in eccesso a dove c’è carenza. Un equilibrio potrebbe essere raggiunto entro il 2050».

La Kahiluoto conclude: «Il sistema richiederebbe soluzioni tecnologiche, come l’esperienza della LUT University nel separare e recuperare i nutrienti dai sottoprodotti e dall’acqua vicina al fondo e trasformarli in una forma trasportabile. Sono inoltre necessarie applicazioni della tecnologia blockchain per il commercio globale di diritti e le precondizioni per l’equità percepita in tutta la comunità globale nel suo insieme dovrebbero essere comprese meglio. Una condivisione globale e un’economia circolare per i nutrienti offre ai suoi pionieri un’opportunità di business e ai Paesi ricchi la possibilità di investire in sicurezza e stabilità. Siamo orgogliosi di introdurre una valuta unica dei nutrienti come esempio di sviluppo equo e sostenibile che legherebbe l’economia a confini planetari».