Il governo italiano approva la ratifica dell’Accordo sul clima di Parigi, ora tocca al Parlamento

Wwf: «Rischio che iter di approvazione rallenti per referendum costituzionale». Galletti: riforme «indispensabili per futuro Italia»

[5 Ottobre 2016]

Il Consiglio dei ministri italiano, a coda della ratifica da parte del Parlamento europeo, ha approvato ieri il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’Accordo Onu sul clima raggiunto a Parigi nel dicembre scorso. Nello specifico il disegno di legge prevede «nell’ambito degli impegni assunti dall’Italia, la partecipazione alla prima capitalizzazione del “Green Climate Fund” con 150 milioni di euro, 50 per ogni anno fino al 2018, che si aggiungono ai 50 milioni già versati dal nostro Paese nel fondo che sostiene gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo nel conseguimento degli impegni dell’accordo».

Perché anche in Italia la ratifica possa dirsi conclusa positivamente, adesso la palla passa al Parlamento. «Stiamo cambiando il mondo, anche quello delle relazioni internazionali – è il commento del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti rilasciato a margine del Cdm – Basti pensare che per fra la firma e l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto passarono 8 anni, dalla firma all’entrata in vigore dell’accordo di Parigi passeranno solo 10 mesi. Con l’approvazione del decreto di ratifica dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici da parte del consiglio dei ministri, l’Italia ha fatto un altro importante passo avanti sul percorso della lotta al surriscaldamento globale: con il provvedimento di oggi rimettiamo la ratifica dell’intesa a livello nazionale al parlamento confidando in una approvazione in tempi brevissimi».

Nel frattempo già sette degli Stati membri Ue (e 62 Stati, guardando a livello globale) hanno ratificato l’Accordo sul clima: Ungheria, Francia, Slovacchia, Austria, Malta, Portogallo e Germania. «Tra in Paesi Ue, ancora una volta l’Italia non si distingue tra i migliori – commentano dal Wwf – C’è il grande rischio che l’iter di approvazione si rallenti per via del referendum costituzionale: sarebbe un pessimo biglietto da visita». Riforma, quella su cui si andrà al voto il prossimo 4 dicembre, che invece è stata definita oggi dal ministro Galletti come «indispensabile per il futuro dell’Italia»

Ecco dunque che il Wwf incoraggia il Parlamento a destinare da subito una corsia preferenziale per procedere all’approvazione del ddl entro pochi giorni. «Quel che più delude è che l’Italia ha rallentato la ratifica europea, insieme alla Polonia, per contrattare sulla divisione del target europeo tra gli Sati membri, sapendo benissimo che comunque quel target andrà rivisto al rialzo, perché inadeguato rispetto all’obiettivo di Parigi (limitare a 1,5°C , e comunque ben al di sotto i 2°C, il riscaldamento globale). Entro il 2018 l’Italia dovrà presentare all’Onu il piano di decarbonizzazione, insieme ai Paesi UE; nel 2018 ci saranno le elezioni; è tempo che si cominci a dimostrare di essere capaci di futuro. Il tempo delle parole è finito, deve iniziare l’era dei fatti».

Critiche che non risparmiano anche l’Unione europea nel suo complesso. «La Ue pare tornata in carreggiata, nonostante non ci abbia certo fatto una gran bella figura ad arrivare alla ratifica dopo Usa, Cina, India e molti altri. A essere messa in discussione è stata la leadership europea sul cambiamento climatico e sull’economia del futuro. La decisione è arrivata giusto in tempo per consentire all’Europa di sedersi al tavolo per la prima riunione degli Stati che aderiscono all’Accordo (CMA1) a Marrakech. Ma la Ue è stata ed è ancora “fuori sincrono” con l’accordo di Parigi: con il pacchetto UE2030 le proposte di politica climatica ed energetica non corrispondono a un obiettivo di riduzione del 95% nel 2050 per rimanere ben al di sotto dei 2 gradi – come indicato dalle stesse decisioni Ue».

L. A.