Continua l’intervista a tutto campo all’amministratore unico di Rit e Rea Impianti

Giari: per l’economia circolare toscana «fondamentale maggiore integrazione tra le imprese»

A regime la «fabbrica del futuro» di Rosignano Marittimo conterà «oltre 20mila metri quadrati di strutture costruite»

[16 Febbraio 2017]

Questo è un momento storico in cui sembrano preferiti sempre più i muri ai ponti; pensa che per realizzare una vera economia circolare sul territorio sia importante (e possibile) mettere a rete le realtà industriali già presenti sul territorio, in particolare quelle attive sul delicato fronte della gestione e trasformazione dei rifiuti?

«Io credo non solo sia importante, penso sia indispensabile. Anche noi siamo carenti, siamo la parte finale di un sistema. Nessuno riesce a fare un buon lavoro se non si inserisce in filiera. Non è più possibile pensare alla frammentazione che caratterizza questo settore, specialmente nella nostra realtà dove filiere e cicli non si chiudono, dove ciascuno presidia il proprio segmento di mercato con la logica del massimo profitto creando però problemi per la prosecuzione del ciclo industriale. Affrontare questo punto è un problema fondamentale».

Quindi il sistema guadagnerebbe da una maggiore integrazione?

«Indubbiamente. Se riuscissimo a portare avanti strategie di integrazione – che passino dalle grandi multiutility che entrano sul mercato locale come già sta succedendo, o che vengano fuori dalla capacità dei più piccoli di mettersi insieme – sicuramente potremmo guadagnare da una situazione unitaria. Per quanto riguarda le politiche di settore, la Regione si sta già muovendo in questa direzione con la realizzazione dei tre Ato (e guardando ora all’Ato unico) per la gestione dei rifiuti urbani. Noi stessi stiamo facendo quanto possibile, nel nostro piccolo. Ad esempio, con l’operazione “compost verde” partita quest’anno recuperiamo sfalci e potature, trasformando la parte verde dell’organico in ammendante e compostato: il “terriccio buono di Scapigliato”, che abbiamo già avviato a produzione. Presto sarà disponibile il primo lotto di sacchi da 20 litri, che regaleremo a tutte le famiglie del territorio dei tredici comuni da cui proviene la raccolta dei rifiuti operata da Rea Spa. In questo modo i rifiuti, tornati ad essere prodotti, diventano un valore per il territorio: il cittadino capisce così che se il conferimento è corretto, il rifiuto viene trasformato tornando a produrre utilità sociale e ambientale».

Nel nuovo corso di Scapigliato cambierà dunque anche il rapporto con la cittadinanza?

«Per migliorare l’impatto che Scapigliato ha sul territorio abbiamo già iniziato a fare acquisizioni nella fascia territoriale che circonda l’impianto (oltre 40 ettari di terreno), 7 immobili residenziali più vari capannoni e fienili utilizzati dalle attività agricole circostanti, con l’obiettivo sia di dare una risposta a problemi storici di difficile convivenza con una discarica – anche nel caso in cui funzioni benissimo, o abbia compiuto come nel nostro caso passi da gigante per ridurre l’impatto odorigeno sia per valorizzare i terreni circostanti».

In che modo?

«Il prossimo passo sarà quello di realizzare un incubatore rurale: nei terreni attorno alla discarica che stiamo acquisendo – vocati a una dimensione agricola tradizionale oggi in difficoltà, mi riferisco soprattutto alla coltivazione del grano schiacciata da competizione internazionale e prezzi bassi riconosciuti alla materia prima – vogliamo far partire una serie di start-up giovanili, di qualità, che si pongano l’obiettivo di realizzare coltivazioni agroeconomiche in grado di sfruttare tutte le risorse che la discarica di Scapigliato può mettere a disposizione (energia e calore da convogliare nelle serre, ad esempio). Un progetto ambizioso, che sarà promosso nelle prossime settimane insieme alle istituzioni della Val di Fine, in un’operazione in grado sia di promuovere nuova agricoltura di qualità sia di valorizzare le filiere già presenti contribuendo a trasformare la percezione della discarica, da problema a opportunità per il territorio».

Si tratta di un progetto complessivamente molto ambizioso, declinato su molte linee d’intervento. Qual è stata finora la reazione da parte delle istituzioni e della cittadinanza?

«All’amministrazione di Rosignano Marittimo va riconosciuta una lungimiranza notevole, grazie alla quale è stato possibile avviare e concretizzare un percorso di questa natura; dobbiamo dare merito a chi ci permette di fare queste cose, non è scontato.

La parte industriale del progetto per Scapigliato verrà illustrato alla cittadinanza il 20 febbraio, prima dunque della sua formalizzazione, durante una presentazione pubblica che si terrà nell’auditorium cittadino in piazza del Mercato. Vogliamo dare a tutti la possibilità di conoscere il progetto e la sua valenza strategica, molto rilevante anche dal punto di vista dimensionale. A regime si parla di oltre 20mila metri quadrati di strutture costruite, 2 ettari: quasi un podere di manufatti. Abbiamo chiesto a uno dei migliori architetti italiani, Mario Cucinella, di aiutarci affinché la progettazione di tutto questo sistema potesse avvenire in una logica di massima valorizzazione funzionale e minimo impatto territoriale».

Tutto sembra progredire con chiarezza e speditamente. Non c’è nessun intoppo?

«Questo è il quadro delle attività che realizzeremo nei prossimi anni, con gradualità. Già abbiamo iniziato. C’è però un quadro di incertezza per quanto riguarda gli aspetti di carattere normativo, e mi riferisco oggi in particolare alla riforma Madia: uno sforzo che il legislatore ha fatto per cercare di razionalizzare e promuovere migliori performance nelle aziende partecipate dal pubblico senza gravare sull’erario, ma facendo un po’ di tutta l’erba un fascio.

Viviamo una situazione di limbo: noi di fatto siamo un’azienda che opera sul mercato a condizioni di mercato, non riceviamo un euro di finanziamento pubblico. Anzi, è il contrario: con la nostra capacità di essere competitor sul mercato produciamo una ricchezza che diventa patrimonio generale. L’impianto di Scapigliato è di proprietà del Comune di Rosignano Marittimo, noi ne abbiamo in concessione la gestione e i nostri margini diventano patrimonio per l’attore pubblico. Il rischio – ancora da verificare – con la riforma Madia è che un risultato di questa natura possa essere spazzato via, trasformando soggetti come il nostro in attori o completamente privati o completamente pubblici. Il secondo caso è escluso: non si può essere attori pubblici e operare con logiche che corrispondano solamente a quelle di mercato. Ma anche la trasformazione in soggetto privato potrebbe cancellare tutte quelle caratteristiche strategiche di impegno sociale e ambientale che valorizzano il territorio. Stiamo dunque lavorando alacremente, riflettendo su quali strade sia possibile percorrere affinché il sopraggiunto impianto normativo non vada ad arrecare danni a quelle attività – come la nostra – che non inseguono solo il profitto ma perseguono l’interesse generale a condizioni di mercato».

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