Festambiente: stop allo stoccaggio in cava, devono essere smaltiti in discarica

Gessi rossi, le reazioni di Regione e Legambiente alla relazione della Commissione ecomafie

L’assessore Monni: «Entro qualche settimana gli uffici regionali, insieme ad Arpat, presenteranno pubblicamente la relazione» su Poggio Speranzona

[26 Marzo 2021]

Rispettare l’ambiente non significa azzerare i rifiuti – cosa peraltro impossibile – ma assicurare loro una gestione adeguata, secondo i principi di sostenibilità e prossimità. In teoria tutto bene o quasi, ma in concreto cosa significa applicare questo principio? Per capire quanto le idee siano confuse basta dare un’occhiata a cosa sta succedendo attorno alla pluridecennale vicenda dei gessi rossi prodotti a Scarlino, dove per produrre una tonnellata di biossido di titanio – materiale impiegato in innumerevoli oggetti d’uso quotidiano – si generano sei tonnellate di gessi rossi come scarto.

La relazione appena approvata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (la cosiddetta Commissione ecomafie) sostiene che lo stoccaggio dei gessi rossi nelle cave esaurite, come quella di Poggio Speranzona dove le operazioni sono iniziate nel 2004, non sia adeguato: i gessi rossi sarebbero un rifiuto speciale da smaltire in discarica.

«Ho letto con attenzione gli esiti della relazione – commenta oggi l’assessore regionale all’Ambiente, Monia Monni – Bisogna essere chiari e non lasciare spazio ad alcun tipo di fraintendimento: la Regione Toscana continuerà ad agire con la massima determinazione a tutela dell’ambiente. Questo per dire con fermezza che non vi è mai stato un baratto di alcun tipo con le istanze occupazionali del territorio».

Il punto di vista regionale verrà dunque illustrato a breve con dovizia di particolari: «Nonostante la relazione conclusiva non contenga nuovi ed ulteriori elementi tecnici – continua Monni – ho comunque deciso di convocare immediatamente gli uffici della Direzione regionale ambiente ed energia e di Arpat chiedendo di predisporre una relazione puntuale sull’attività della Regione in termini autorizzatori e sulle risultanze ambientali dei controlli sull’attività di gestione dei gessi rossi. Gli uffici mi hanno fortemente rassicurata sull’attività in atto a Poggio Speranzona e sulle analisi tecniche costantemente condotte sul sito. Entro qualche settimana gli uffici regionali, insieme ad Arpat, presenteranno pubblicamente la relazione che verrà trasmessa ai presidenti della Camera e del Senato e al ministro della transizione ecologica».

Dal circolo locale di Legambiente, quello di Festambiente, arriva invece il plauso alle conclusioni cui è giunta la Commissione ecomafie: smaltimento in discarica, dunque. «Finalmente il voto in Commissione rimette le cose al loro posto e chiarisce una volta per tutte una questione su cui non sarebbe neanche servito discutere: i gessi rossi sono rifiuti speciali e come tali devono essere gestiti e smaltiti», dichiara Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente.

È banale però osservare che in tutta Italia anni di retorica sulla possibilità e l’opportunità di dire completamente addio alle discariche – che rappresentano invece l’ultimo step nella gerarchia europea per la gestione rifiuti, ma non a caso sono comunque presenti per quelle frazioni non trattabili altrimenti – non facilitano il compito: esistono in Toscana impianti di discarica dove sarebbe possibile conferire svariate centinaia di migliaia di tonnellate di gessi rossi l’anno? Sarebbe necessario realizzarne di nuovi, e nel caso l’ente competente – ovvero la Regione –, le altre istituzioni, gli ambientalisti e i comitati locali che si oppongono ai conferimenti in cava darebbero il loro assenso? Infine, è davvero questa l’opzione più sostenibile da percorrere? La relazione della Commissione ecomafie ha lanciato il sasso nello stagno, ma oltre a denunciare i problemi è necessario risolverli.