Geotermia, per gli obiettivi Ue al 2030 all’Italia servono almeno altri 200 MW di impianti

Nello studio Enel foundation, Althesys ed Elettricità futura si prospetta un «totale cumulato degli investimenti 2021-2030 di circa 250 milioni di euro»

[17 Febbraio 2023]

È stato presentato a Roma lo studio La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030, realizzato da Enel foundation con Althesys ed Elettricità futura, in cui si delinea la necessità di sviluppo delle fonti rinnovabili da qui a sette anni.

Gli obiettivi di politica energetica dell’Italia si inquadrano infatti negli indirizzi europei. Nel primo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) del 2020 sono state definite le azioni per tagliare le emissioni a livello comunitario del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Con l’arrivo del Green deal europeo l’asticella è stata però alzata al 55%, e la Commissione Europea ha proposto un pacchetto legislativo coerente con il nuovo obiettivo denominato “Pronti per il 55%” (“Fit for 55”).

Partendo da un dato di fatto che vede la capacità installata da rinnovabili a circa 60 GW nel 2022, qual è dunque il fabbisogno italiano di nuovi per cogliere il target europeo al 2030?

Per rispondere, il rapporto definisce due scenari. Nel primo, il Base, sono stati prese a riferimento le quantità necessarie per centrare gli obiettivi di cui al Pniec e aggiornate le simulazioni a politiche attuali; lo scenario Base non consentirebbe però di centrare l’obiettivo di quota di rinnovabili del “Fit for 55”, dato che in questo caso al 2030 il rapporto Fer/Cil si fermerebbe al 53%, inferiore anche al target del Pniec italiano (55%).

Lo scenario Desire, attraverso una maggiore spinta sulle tecnologie prodotte dalla filiera in esame, mira invece a conseguire i benefici di una decarbonizzazione più rapida, in linea con i nuovi orientamenti europei. In questo caso arriveremmo al 2030 con 123 GW di capacità installata, superando così il 70% dei consumi elettrici coperti da rinnovabili.

Per quanto riguarda in particolare il parco geotermoelettrico, nello studio «è prevista una leggera espansione della capacità solo nello scenario Desire, con allineamento al dato Pniec per il 2030». Si parla di nuovi impianti per 200 MW, con un «totale cumulato degli investimenti 2021-2030 di circa 250 milioni di euro».

Quanto basta per rimettere in moto il comparto – l’ultima centrale geotermoelettrica entrata in funzione in Italia risale al 2014, con Bagnore 4 –, anche se le potenzialità che racchiude sarebbero ben più ampie. L’Unione geotermica italiana ha recentemente presentato al ministro dell’Ambiente un quadro con 400 MW installabili a livello nazionale entro un decennio (di cui oltre 200 MW da parte di Enel green power e quasi altrettanti da parte delle imprese riunite in Rete geotermica e da altri operatori).

Anche in questo caso, comunque, si tratterebbe di una frazione del potenziale attivabile: basti osservare che le risorse geotermiche teoricamente accessibili entro i 5 km di profondità sarebbero sufficienti a soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale.