Dal rapporto GreenItaly 2021
Geografia dei green jobs: ecco quali sono le competenze più richieste in Italia, e dove
Le imprese hanno evidenziato difficoltà di reperimento di green jobs, che si attesta al 37,9%, contro il 25,2% dei nuovi contratti non green
[20 Ottobre 2021]
Sotto il profilo dell’occupazione, il 2020 per l’economia green si conferma un anno di consolidamento, a dispetto delle difficoltà economiche generali che lo hanno contraddistinto. A fine anno gli occupati che svolgono una professione di green job erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest (33,8% del totale nazionale), 740,4 mila nel Nord-Est (23,6% del totale nazionale), 671,5 mila al Centro (21,4% del totale nazionale) e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno (21,3% del totale nazionale).
Si tratta di una quota assoluta importante che vede un consolidamento rispetto all’anno precedente (3.132 mila unità) nonostante gli effetti avversi della pandemia sulle economie industrializzate. In altri termini, possiamo constatare che la pandemia ha avuto un effetto asimmetrico sui diversi settori e comparti dell’economia: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti (come visto in precedenza) sia di occupazione. In termini relativi, gli occupati che svolgono una professione di green job nel 2020 sono stati il 13,7% del totale degli occupati.
Nel complesso tra il 2014 ed il 2020 gli occupati che svolgono una professione di green job sono cresciuti del 6,8%, passando da 2.942,7 mila unità a 3.141,4. Analizzando la distribuzione regionale di questi occupati (Figura 31) va evidenziato il primato della Lombardia, sia in termini di valori assoluti (709 mila unità, pari al 22,6% del totale degli occupati di questo comparto), sia come incidenza degli occupati che svolgono una professione di green job sul totale degli occupati (16,1%, superiore al 13,7% di media nazionale evidenziato in precedenza). Sempre in termini di incidenza degli occupati green rispetto al totale degli occupati va segnalato il ritardo relativo del Mezzogiorno, unica macroarea del Paese a collocarsi per quest’indicatore al di sotto della media nazionale (11,0%). La minor presenza di industria e servizi ad alto valore aggiunto penalizza in termini relativi quest’area del Paese, dove sono comunque occupati 668,6 mila lavoratori che svolgono una professione di green job, pari al 21,3% del totale nazionale. Oltre la Lombardia, in termini relativi si distinguono per incidenza degli occupati green sul totale degli occupati superiore alla media nazionale (13,7%) anche Emilia Romagna (15,6%), Piemonte (15,0%), Umbria (14,9%), Marche (14,6%), Trentino Alto Adige (14,2%) e Veneto (13,8%).
Analizzando la domanda di lavoro per i green jobs, quindi le caratteristiche contrattuali e le competenze richieste, emerge nel complesso una figura professionale per il comparto più stabile, qualificata ed esperta in termini relativi rispetto alle altre figure professionali.
I contratti di attivazione previsti dalle imprese nel 2020 che riguardano i green jobs si contraddistinguono, infatti, per una maggiore stabilità rispetto alle altre figure, con un 28,3% dei contratti previsti in entrata a tempo indeterminato sul totale dei contratti green jobs, contro il 18,6% delle professioni non green.
Anche sotto il profilo delle competenze e dell’esperienza le professionalità green segnano un vantaggio relativo: il 15,7% delle nuove assunzioni in ambito green si rivolge a laureati, incidenza che scende al 13,2% nel caso delle professioni non green; l’esperienza specifica nella professione è stata una caratteristica richiesta per il 23,3% delle assunzioni green jobs, quando nel resto delle altre figure scende al 18,5%, mentre l’esperienza nel settore è stato un requisito per il 50,9% dei nuovi contratti green e per il 45,6% delle professioni non green. Nonostante ciò, la necessità di formare i nuovi assunti è maggiore per i green jobs (44,7% contro il 37,2% delle altre figure). Le imprese hanno, infine, evidenziato la difficoltà di reperimento di green jobs, che si attesta al 37,9%, contro il 25,2% dei nuovi contratti non green.
Anche analizzando le competenze trasversali emerge la maggiore qualificazione relativa per le professionalità green. Le imprese ritengono flessibilità ed adattamento, capacità di lavorare in gruppo ed in autonomia e capacità di risolvere i problemi competenze trasversali relativamente più importanti per i green jobs che non per le altre figure. Nel complesso questi dati mostrano una crescente specializzazione delle nuove occupazioni della green economy; specializzazione che si traduce in una forte richiesta di competenze ed esperienza da parte delle imprese che intendono assumere, non sempre pienamente soddisfatta dal lato della domanda. Ne consegue una difficoltà nel reperire le risorse e la necessità di svolgere specifici percorsi di formazione per i nuovi green jobs.
I contratti relativi ai green jobs la cui attivazione era prevista dalle imprese nel 2020, pari a 1.157.077 unità, corrispondono al 35,7% dei nuovi contratti complessivamente previsti nell’anno a livello nazionale, di cui il 32,3% nel Nord-Ovest, il 23,2% nel Nord-Est, il 18,4% al Centro e il 26,2% nel Sud e Isole (Figura 34). In termini di incidenza dei contratti green rispetto al totale dei contratti previsti non si risconta una marcata differenziazione nelle macroaree del Paese. Come detto, a livello nazionale il 35,7% dei nuovi contratti è rivolto a green jobs, incidenza per macroarea che ha un suo massimo nel Nord-Ovest (38,2%) ed un minimo al Centro (32,7%) con valori in linea con la media nazionale al Nord-Est (35,5%) e nel Sud e Isole (35,2%). La Lombardia è la regione leader per nuovi contratti green jobs, 265.563 unità, che rappresentano ben il 40% dei contratti della regione la cui attivazione era prevista nel 2020, valore quest’ultimo inferiore solo alla Basilicata (43,1% di incidenza di nuovi contratti green jobs sui nuovi contratti di lavoro complessivi) che però concorre in valore assoluto con sole 9.779 unità. Veneto, Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Sicilia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Molise sono le altre regioni in cui l’incidenza dei nuovi contratti green jobs sul totale dei nuovi contratti è superiore alla media nazionale (35,7%). Scomponendo questi dati a livello provinciale (Figura 35), si evidenzia la provincia di Milano, prima in assoluto per nuovi contratti green jobs nel 2020 con 116.418 unità (38,6% del totale dei nuovi contratti della provincia), mentre in termini di incidenza dei nuovi contratti green jobs sui nuovi contratti complessivi da segnalare con oltre il 40% le province di Bergamo (migliore in assoluto con il 47,0%), Modena (44,6%), Brescia (44,4%), Treviso (42,8%), Vicenza (40,9%) e Padova (40,6%).
La maggiore qualificazione relativa dei nuovi contratti relativi a green jobs si riscontra anche dai dati che mostrano la distribuzione delle nuove assunzioni nelle diverse aree di attività aziendale. La domanda di green jobs è predominante in tutte le aree ad alto valore aggiunto, mentre la domanda di altre figure professionali è concentrata nelle aree relativamente meno strategiche e più connesse ad attività di routine e non specializzate.
Andando nello specifico, infatti, i nuovi contratti previsti nel 2020 nell’area della progettazione e ricerca e sviluppo hanno interessato per l’86,7% del totale professionalità green, lasciando alle altre professioni la quota residuale del 13,3%. Lo stesso ragionamento si può fare per altre funzioni aziendali ad elevato valore aggiunto coma la logistica (l’80,3% dei contratti è rivolto a green jobs), l’area tecnica (sono green l’80,3% dei nuovi contratti) e del marketing e comunicazione (77,3% del totale).
Al contrario, nelle aree di attività aziendale più di routine ed a relativo minore valore aggiunto prevale la domanda di altre figure professionali. Nell’area direzione e servizi generali, infatti, i contratti per figure professionali di tipo green hanno interessato solo il 24,9% del totale, nell’area produzione beni solo il 18,9% e nelle aree assistenza clienti ed amministrativa rispettivamente il 13,9% e l’11,4%. Sempre per il 2020, il 17,6% delle assunzioni previste di green jobs fa riferimento a nuove figure non presenti in azienda, contro il 19,6% nel caso delle assunzioni di altre figure professionali.
Quest’articolo è un estratto di GreenItaly 2021, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne econ il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus; molte organizzazioni e oltre 40 esperti.