A greenreport Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia per Egp

Enel green power: «Nei prossimi 5 anni 500 milioni di euro per la geotermia toscana»

«Investimenti indirizzati all’efficientamento degli impianti e a una loro sempre più eccellente ambientalizzazione»

[15 Gennaio 2016]

Dopo l’annuncio, la concretezza: Enel e Enel green power diventano un’unica realtà. Cosa cambierà nella gestione degli impianti italiani del gruppo, e toscani in particolare?

«Enel Green Power rimarrà il motore della crescita di Enel. In quest’ottica gli impianti di produzione in Italia e, in particolare, quelli presenti in Toscana, dove vantiamo un importante primato tecnologico a livello mondiale come quello della geotermia, rivestono un ruolo decisivo. La nuova struttura permetterà uno sviluppo industriale più integrato delle attività e sarà più efficiente dal punto di vista finanziario. Le aziende rinnovabili operano attualmente in un contesto molto diverso rispetto al quello esistente quando Enel Green Power è stata creata. Nel 2010 le grandi utility hanno creato società dedicate allo sviluppo di nuova capacità da rinnovabili soprattutto in Europa e Stati Uniti, dove il driver per la crescita era principalmente quello di centrare i target ambientali. Oggi, grazie al maggior ruolo giocato dalle rinnovabili nei mix energetici sia nei mercati maturi che in quelli emergenti, sta emergendo un nuovo modello di business in cui fattori come generazione distribuita, efficienza energetica, mobilità elettrica, sistemi di accumulo e gestione attiva della domanda richiedono una forte integrazione con le reti e la generazione convenzionale».

Nel piano strategico 2016-2019 del gruppo, il 50% dei nuovi investimenti sarà indirizzato verso il mondo delle rinnovabili: sono previsti stanziamenti anche per quanto riguarda il comparto geotermico toscano, che già oggi copre il 27% del fabbisogno elettrico regionale?

«La geotermia toscana costituisce una della realtà rinnovabili più importanti d’Italia: con i suoi 34 impianti, per un totale di 37 gruppi di produzione, tra le province di Pisa, Siena  e Grosseto, e una produzione record di oltre 5,5 miliardi di kWh, consente di soddisfare il 27% del fabbisogno elettrico regionale, di risparmiare oltre 3,9 milioni di tonnellate di CO2 e 1,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio che corrispondono a 10-13 petroliere di stazza media. Importanti e noti anche i cosiddetti altri usi della geotermia, a partire dall’utilizzo del calore per utilizzo civico e industriale e per la filiera agricola della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili. L’eccellenza tecnologica continua dalla Toscana a fare scuola nel mondo anche con esperienze innovative, come la prima centrale al mondo che integra geotermia e biomassa realizzata a Cornia 2, nel Comune di Castelnuovo Val di Cecina. In questo contesto, la geotermia per Enel continua a rappresentare un importante settore di investimento, sia in Italia che all’estero, come in Cile dove è in costruzione il primo impianto geotermico del Paese. Gli investimenti previsti in Toscana sono di circa 500 milioni di euro per il prossimo quinquennio e sono indirizzati all’efficientamento degli impianti e a una loro sempre più eccellente ambientalizzazione (si è concluso recentemente il percorso che ha dotato tutte le 34 centrali geotermiche toscane di impianti AMIS, Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato) nonché per possibili ulteriori e mirati sviluppi, che ovviamente dipendono dalle politiche nazionali e regionali in materia».

Per quanto riguarda l’utilizzo della risorsa geotermica, la Regione è al lavoro per stilare nuove linee guida. Quali ritiene siano le priorità per uno sviluppo sostenibile sul territorio?

«Le nostre priorità di azione sono sempre state lo sviluppo di una importante fonte rinnovabile, come la geotermia, insieme all’attenzione all’ambiente e alle ricadute economiche, occupazionali e sociali sui territori geotermici. Si tratta di un percorso che parte dall’imprescindibile collaborazione con la Regione Toscana, con i Comuni geotermici, con le Province, con il Co.Svi.G. (Consorzio Sviluppo Aree Geotermiche) e con tutti i soggetti istituzionali e associativi delle aree geotermiche. A questo proposito, centrale è il percorso avviato con il Protocollo sulla geotermia del 2007 che ha poi conosciuto sviluppi e aggiornamenti in questi anni con risultati importanti. Particolarmente interessante è il primo protocollo di intesa totalmente “local content” firmato a giugno da Enel Green Power con i Comuni geotermici per la promozione di iniziative finalizzate alla massimizzazione delle ricadute socio-economiche ed occupazionali a favore delle imprese dei Comuni sede di impianto geotermico: a questo protocollo sono seguiti incontri operativi con i Comuni, le associazioni di categoria e le imprese che stanno facendo partire esperienze sul territorio per trasferire know how e far nascere un vero e proprio distretto geotermico che, soprattutto sulla parte specialistica elettromeccanica, possa rappresentare un punto di riferimento del settore a  livello nazionale e internazionale».

Passando invece alle dismissioni, a che punto è la strategia Enel per le centrali termoelettriche di Piombino e Livorno?

«Enel Produzione sta procedendo con il progetto Futur-E con cui Enel vuole porsi, in modo responsabile, alla guida di un cambiamento di paradigma orientandosi sempre più verso la sostenibilità e le rinnovabili. In Italia sono 23 gli impianti Enel per i quali si prefigura o si è già determinata la cessazione della produzione: Futur-E intende dare a queste centrali un futuro che sia condiviso con le comunità locali. Attraverso la piattaforma http://www.futur-e.enel.it/, analisi dei territori, dialogo con le istituzioni e gli stakeholders, concorsi di idee e laboratori creativi, Enel sta individuando le potenziali nuove “destinazioni” degli impianti. Livorno e Piombino fanno parte di Futur-E, per entrambi sono in corso attività per la valorizzazione immobiliare delle strutture che non saranno più funzionali alla produzione energetica. Ci sono percorsi diversi avviati, al momento stanno andando le attività di confronto e trattativa in piena collaborazione con le Istituzioni, con cui ovviamente operiamo anche per il recupero ambientale delle aree. Nel 2016 potranno esserci sviluppi importanti su entrambi i fronti».

Le attività del gruppo contribuiscono in modo incisivo nella produzione di fonti rinnovabili in Toscana, ma la Cop 21 chiama la necessità di uno sforzo collettivo maggiore contro i cambiamenti climatici: Enel come intende fare la sua parte?

«Il Gruppo Enel vuole fare da apripista lungo il percorso della de-carbonizzazione, offrendo le sue competenze e prospettive di operatore industriale globale nella transizione verso un’economia low-carbon in tutti i Paesi in cui è presente. Gli obiettivi che ci siamo posti sono sicuramente ambiziosi ma necessari. In particolare abbiamo deciso di ridurre entro il 2020 l’intensità delle emissioni di CO2 del 25per cento rispetto ai livelli del 2007 e di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. Per questo abbiamo destinato sostanziali investimenti alle fonti di energia rinnovabili e dato un’ulteriore spinta alle attività di ricerca e sviluppo nell’ambito delle nuove tecnologie low-carbon.

L’aumento della produzione da fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza energetica, una maggiore penetrazione del vettore elettrico nei trasporti e nel residenziale e lo sviluppo di una rete in grado di integrare l’energia prodotta da fonti rinnovabili sono i fattori decisivi per vincere questa importante sfida».

Si ringrazia Fabio Sartori per le foto in gallery