Elezioni regionali in Toscana, confronto a distanza tra candidati sulla geotermia

Tommaso Fattori, Irene Galletti ed Eugenio Giani sono intervenuti in questi giorni per sostenere (o meno) lo sviluppo di questa fonte rinnovabile sul territorio

[19 Agosto 2020]

La geotermia è la fonte rinnovabile che più di ogni altra caratterizza la Toscana: è qui che venne impiegata per la prima volta a fini industriali, oltre due secoli fa, e da allora la crescita di un know-how industriale di riconosciuta eccellenza internazionale ha contribuito non poco allo sviluppo della regione. Oltre all’uso diretto di calore da parte di cittadini e imprese, insieme alle occasioni di diversificazione economica che spaziano dal turismo alle produzioni agroalimentari di qualità, oggi il calore naturalmente presente nel sottosuolo garantisce circa il 30% dell’elettricità consumata in Toscana e oltre il 70% di quella prodotta localmente da fonti rinnovabili, attraverso centrali che l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) monitora puntualmente per verificare il rispetto di tutti i limiti emissivi.

Non a caso la strategia abbozzata per raggiungere una Toscana carbon neutral al 2050 punta molto sulla geotermia, ma le prospettive di sviluppo (o meno) passano naturalmente anche dalle decisioni che prenderà il prossimo governo regionale dopo le elezioni di settembre. Cosa ne pensano le forze politiche in campo?

Mentre la candidata della Lega Susanna Ceccardi non ha ancora preso di petto il tema, gli altri tre principali candidati in corsa – Eugenio Giani per il centrosinistra, Irene Galletti per il M5S e Tommaso Fattori per Toscana a Sìnistra – hanno avuto modo di ribadire le proprie posizioni in questi giorni, ognuno portando avanti la propria campagna elettorale.

Parlando due giorni fa al territorio della Provincia di Grosseto con un occhio in particolare al monte Amiata, Fattori ha scelto un approccio di contrarietà allo sviluppo della geotermia chiaro quanto sintetico: «Sostenere la creazione del Parco nazionale del Monte Amiata insieme ai comuni del territorio, alle associazioni ambientaliste e alla cittadinanza per favorire lo sviluppo di un turismo rispettoso dell’ambiente, uscendo dalla monocoltura geotermica».

Contraria anche la candidata M5S Irene Galletti che, sempre guardando all’Amiata, domenica ha incontrato i comitati no-geo di Arcidosso: «La geotermia speculativa sta sventrando un territorio ad alto valore ambientale, agricolo e paesaggistico come l’Amiata. È giunto il momento di invertire la tendenza, cominciando a investire su micro impianti a bassa entalpia, realmente sostenibili, e in grado di garantire ai cittadini che abitano queste zone di approvvigionarsi di energia naturale a costo quasi zero. Per troppi anni la Regione Toscana ha lasciato che l’Amiata grossetana fosse ostaggio di un modello di produzione energetica devastante. Anche su questo, è ora di cambiare passo».

Posizioni diametralmente opposte a quelle espresse ieri sera da Eugenio Giani alla Versiliana, dichiaratosi un «forte sostenitore delle fonti rinnovabili di energia» e sottolineando che «con la geotermia la Toscana oggi riesce ad essere autosufficiente per più del 30% della nostra energia elettrica […] E io mi devo far togliere i fondi per l’energia rinnovabile?».

Il richiamo esplicito è alle vicende del decreto Fer 1, elaborato dal Governo nazionale a maggioranza M5S-Lega: lo scorso anno è stato approvato prevedendo incentivi alle fonti rinnovabili da 5,4 miliardi di euro ma escludendo per la prima volta dal computo la geotermia (cui va neanche il 2% di tutti gli incentivi riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici), provocando la nascita – trasversale ai territori dell’Alta Val di Cecina come dell’Amiata – del movimento di cittadini GeotermiaSì che conta oggi circa 5mila persone.

«Noi abbiamo sempre goduto dei fondi Fer per l’energia rinnovabile – continua Giani –, il ministro M5S invece (quando il Mise era guidato da Di Maio, ndr) stando dietro a comitati che soprattutto sull’Amiata non vogliono lo sviluppo della geotermia ha tolto questi fondi. Questo ha portato Enel green power a interrompere i suoi programmi di finanziamento sulla geotermia. Ecco io questa politica del no non la condivido […] per me la geotermia e tante altre cose devono esserci».

Nel frattempo il nuovo ministro M5S, Stefano Patuanelli, prima dell’emergenza Covid-19 è sembrato indicare un approccio più conciliante verso questa fonte rinnovabile, dichiarando che «non possiamo parlare di rinnovabili e pensare che la geotermia fa male, bisogna uscire da questo paradosso e decidere qual è la direzione che vogliamo prendere», con un riferimento neanche tanto velato alle sindromi Nimby e Nimto che ostacolano in tutta Italia la transizione ecologica; in seguito anche il ministero dell’Ambiente, pubblicando l’ultimo Catalogo in materia, ha chiarito che quelli finora erogati alla geotermia sono tutti sussidi ambientalmente favorevoli. Il comparto però di fatto ancora oggi si trova scoperto in attesa del decreto Fer 2 – la cui pubblicazione teoricamente è stata annunciata “entro l’estate” –, che dovrebbe reintrodurre gli incentivi volti a sostenere l’elettricità prodotta da questa fonte rinnovabile.