Alla Camera la stima dell’Associazione nazionale costruttori edili

Edifici, l’Italia raggiungerà gli obiettivi Ue sull’efficienza energetica tra 3.800 anni?

I target europei di decarbonizzazione al 2050 resterebbero un «obiettivo irraggiungibile senza un sistema di incentivi e di strumenti finanziari adeguati»

[3 Febbraio 2023]

L’Associazione nazionale costruttori edili ha condotto ieri un’ampia audizione alla Camera, toccando un tema molto sensibile nel dibattito pubblico come la nuova Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici.

Il testo, presentato dalla Commissione Ue nel dicembre 2021, presenta obiettivi di decarbonizzazione del parco immobiliare «pienamente condivisi dall’Ance e dall’Associazione dei costruttori europei (Fiec)», ma resta il problema di trasformare gli obiettivi in risultati.

Tra le misure previste c’è, in primis, la fissazione di nuovi standard minimi di efficienza energetica. Gli edifici privati dovrebbero diventare almeno di classe E entro il 2030, di classe D entro il 2033, fino ad arrivare ad una piena decarbonizzazione del settore edilizio al 2050.

Questo significa mettere in campo incentivi e strumenti di policy adeguati, nella consapevolezza che altrimenti tali obiettivi resteranno irraggiungibili.

Per dirla con le parole di Ance serve «un piano che, accanto alle necessarie risorse pubbliche, preveda un sistema di finanziamenti accessibili alle famiglie, e che tenga conto della situazione dei vari Paesi per assicurare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Gli obiettivi posti dalla bozza di direttiva, infatti, coinvolgeranno, fino al 2033, circa 2 milioni di edifici, un numero che, secondo le stime dell’Ance, si traduce in circa 200.000 interventi su singoli edifici (di cui 180.000 privati), per un costo che può aggirarsi tra i 40 e i 60 miliardi di euro ogni anno.

Una sfida molto ambiziosa, se si pensa che con gli incentivi del 110%, che hanno visto una straordinaria domanda da parte delle famiglie, sono stati realizzati poco meno di 100.000 interventi nel 2021 e 260.000 nel 2022. Un obiettivo irraggiungibile senza un sistema di incentivi e di strumenti finanziari adeguati, che non potrà mai essere raggiunto confidando sulle sole disponibilità economiche dei proprietari.  L’esperienza dei risultati precedenti al Superbonus di interventi su interi edifici (quelli che l’Europa ci impone di realizzare) mostra numeri insignificanti (2.900, in media di anno, tra il 2018 e il 2020). Con questi ritmi, la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, fissata per il 2050, sarebbe completata in un orizzonte di 3.800 anni. Alla luce della bozza di Direttiva, il primo step, fissato sul 15% degli edifici, non sarebbe raggiungibile prima di 630 anni».

È evidente che non ce lo possiamo permettere, e non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché passa da qui l’esigenza di combattere la crisi climatica e il caro bollette.

Ad oggi infatti il settore edilizio italiano è responsabile del 45% dei consumi energetici e del 18% delle emissioni di CO2, in quanto è dominato dal gas naturale: questo combustibile fossile da solo copre il 52% della domanda energetica (mentre le rinnovabili si fermano al 20,5%), con tutto ciò che ne consegue per le bollette in forte ascesa dei consumatori.