L’obiettivo è avviare i lavori entro il 2023, per un investimento da circa 36 mln di euro

Economia circolare, il nuovo impianto Cermec al bivio: nuova Via o revisione dell’Aia

Ciacci: «Convinti che il nuovo progetto non solo non “aggravi” l’impatto ambientale dell’impianto ma anzi, lo riduca sensibilmente»

[5 Agosto 2022]

La valorizzazione della frazione organica dei rifiuti urbani (Forsu) rappresenta un segmento sempre più centrale dell’economia circolare: la Forsu in Toscana rappresenta già oggi il 40% circa di tutta la raccolta differenziata, ma gli impianti per gestirla sul territorio sono obsoleti e insufficienti.

Il risultato è che spediamo fuori regione almeno 156mila t/a di Forsu raccolta dai cittadini toscani (altre stime arrivano a 215mila t/a, con proiezioni al 2035 che arrivano a un deficit da 390mila t/a), con maggiori costi sia economici sia ambientali.

Per colmare il gap servono nuovi biodigestori anaerobici di prossimità, come quello che Cermec – società interamente pubblica attiva nell’economia circolare della Toscana costiera – ha proposto sin dallo scorso anno. Superati i contenziosi legati all’appalto del progetto, l’iter ha iniziato adesso ad accelerare.

L’avvio del procedimento di verifica dell’assoggettabilità a Valutazione d’impatto ambientale (Via) del nuovo impianto è stato reso pubblico dalla Regione Toscana, che sulle proprie pagine ha reso disponibile tutta la documentazione depositata – relazioni generali e specifiche, planimetrie, studi sugli impatti –, dando facoltà agli stakeholder di presentare osservazioni in merito entro il 2 settembre.

«L’inter del nuovo impianto, necessario per l’ambiente e per il territorio – spiega l’amministratore unico della società, Alessio Ciacci – a questo punto ha avviato formalmente la verifica di assoggettabilità della Via: a questo punto riteniamo che l’iter possa concludersi con una dichiarazione a noi favorevole, nel senso di non ritenere necessario un procedimento più complesso. Siamo infatti ad oggi convinti che il nuovo progetto non solo non “aggravi” l’impatto ambientale dell’impianto ma anzi, lo riduca sensibilmente».

Se quindi la Regione e gli enti coinvolti (Arpat, Asl, enti locali, Genio civile, Vigili del fuoco, etc) concluderanno per la non assoggettabilità, Cermec potrà presentare la più semplice e veloce istanza di revisione dell’Aia vigente. Si tratta di un’evoluzione che, a seconda degli esiti, naturalmente impatterà anche sulle tempistiche di un progetto complesso per natura.

Allo stato attuale il quadro economico del progetto è pari a oltre 36,7 mld di euro che – una volta che il progetto avrà ottenuto le necessarie autorizzazioni (Procedimento autorizzatorio unico regionale – Paur o Aia, a seconda dell’esito della procedura di verifica) – rappresenterà la base di gara per il successivo appalto integrato per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera, con l’obiettivo di avviare i lavori entro il 2023.

Nel merito, da Cermec ricordano che il progetto consiste in un profondo revamping dell’attuale impianto di Tmb e di compostaggio, con l’introduzione di una sezione di digestione anaerobica in grado di produrre biogas e da qui biometano, da immettere direttamente nella rete gas nazionale: la stima è che l’impianto possa produrre a regime 4,7 milioni di Nmc/anno.

A valle della digestione anaerobica, il materiale sarà trasferito alla sezione di compostaggio, in grado di produrre annualmente circa 25.600 ton di ammendante compostato misto (derivante da Forsu e salci/verde). Ad analogo processo saranno sottoposti anche i fanghi da depurazione civile, conferiti dal gestore del servizio idrico, che saranno trasformati in Acf (ammendante compostato da fanghi).

«Va evidenziato – sottolineano dalla società – come il revamping impiantistico prevede che tutte le attività avvengano in ambienti chiusi, in nuovi edifici tamponati e con aspirazione e trattamento delle arie, per evitare l’emissione di maleodoranze: sarà ampliata la superficie dei biofiltri ma è la stessa tecnologia anaerobica, in assenza di ossigeno e in macchinari “a tenuta” (proprio perché funzionali a captare il biogas), e la successiva fase in biocelle (anch’esse strutture chiuse) a garantire che Cermec potrà risolvere il proprio attuale impatto ambientale principale che è quello dei cattivi odori».

Per quanto riguarda il rifiuto secco residuo (indifferenziato), le lavorazioni di questa frazione cesseranno ma l’impianto di via Dorsale resterà quale “stazione di trasferenza”: i mezzi di raccolta dal territorio continueranno quindi a “scaricare” al Cermec e da qui i rifiuti urbani residui (rur, ma anche quelli derivanti dallo spazzamento stradale) saranno «trasferiti con mezzi più grandi verso gli impianti individuati da Ato Costa e dal gestore unico Retiambiente per il trattamento meccanico-biologico» (Tmb).