Ecomafia 2019, Legambiente conferma: ecoreati sostanzialmente stabili (anche) in Toscana

È evidente che la sola repressione non è efficace, occorre dare gambe allo sviluppo sostenibile

[12 Luglio 2019]

Ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, archeomafia, racket degli animali, incendi dolosi sono nel 2018 i settori più interessati dal fenomeno degli ecoreati secondo il report di Legambiente Ecomafia 2019, che il Cigno verde regionale ha declinato oggi nel contesto toscano: secondo i dati raccolti dall’associazione ambientalista in fatto di ecoreati la Toscana mantiene la posizione più alta tra le regioni del centro-nord e resta stabile al 6° posto nella classifica nazionale, subito dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio.

«Il quadro che emerge dal Rapporto 2019 è senz’altro composito, fatto di grandi chiari-scuri – commenta il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza,– e induce a tenere alta la guardia contro comportamenti e posture incivili, assolutamente indegni di una regione come la Toscana. Tuttavia, forti della nostra esperienza formativa sugli Ecoreati, realizzata nell’ultimo quadriennio sui territori grazie alla collaborazione con Anci e Regione Toscana, la registrazione di un numero così rilevante di infrazioni e delitti è anche il segno di una forte e costante azione di contrasto del fenomeno. E di questa attività, spesso silenziosa e indomabile, dobbiamo ringraziare di cuore tutte le forze dell’ordine (Noe, Cutfa, Finanza, Guardia costiera, etc)».

È evidente però che la sola repressione non è efficace contro gli ecoreati, e neanche il continuo affastellamento normativo. Secondo Ecomafia 2019 in Toscana sono 1.836 le infrazioni accertate nell’ultimo anno (corrispondenti al 6,8% sul totale dei reati accertati su scala nazionale); un dato praticamente stabile rispetto a quello dell’anno scorso, quando le infrazioni furono 2.138 (7,1% del dato nazionale). Una stasi in linea con il trend nazionale, sul quale anche l’approvazione nel 2015 della legge della legge 68 sugli ecoreati ha inciso relativamente: gli illeciti ambientali documentati da Legambiente a livello nazionale nel 2015 erano 27.745, calati nel 2016 a 25.889, per poi schizzare di nuovo in alto nel 2017 a quota 30.692 e riplanare poco più in basso nel 2018 a quota 28.137. Numeri sui quali più che le leggi sembrano pesare le contingenze, e dei quali sarebbe interessante indagare anche l’altro lato della medaglia: come documenta il report Istat pubblicato lo scorso anno I reati contro ambiente e paesaggio: i dati delle procure, già con l’introduzione del Testo unico ambientale nel 2006 i procedimenti penali in fatto di ambiente sono aumentati del 1300% ma le indagini durano in media 457 giorni, e inoltre nel 40% dei casi poi c’è l’archiviazione (che arriva al 77,8% guardando alla legge sugli ecoreati, dati riferiti al 2016).

Più leggi, dunque, non significa automaticamente più sicurezza; anzi, a volte è vero il contrario, quando questo porta ad incrementare il già ingarbugliato contesto normativo di settore, a tutto svantaggio degli operatori onesti mentre i disonesti sguazzano da sempre nell’opacità.

Il più classico degli esempi arriva dal mondo dell’economia circolare, che non a caso la stessa Legambiente denuncia sia ostacolato da «una normativa ottusa e miope», che evidentemente anche in Toscana porta i suoi effetti: «Per quanto riguarda le attività organizzate di traffico illecito dei rifiuti – nota Legambiente – la nostra Regione è in alta classifica raggiungendo la quarta posizione con cifre a dir poco preoccupanti: 634 infrazioni accertate nel 2018, aumentano anche le persone denunciate (802) e i sequestri effettuati (181). Su scala provinciale le maggiori criticità si evidenziano nella provincia di Firenze (75 infrazioni accertate, 1,4% su totale nazionale, 84 denunce), seguita da Arezzo (56 infrazioni accertate, 55 denunce e 26 sequestri) e da Siena  (53 infrazioni accertate, 1% su totale nazionale, 60 denunce e 12 arresti)».

Come migliorare, dunque? La prima regola dovrebbe essere quella della semplificazione normativa, in modo da essere in grado di separare davvero le mele marce da quelle sane, e rilanciare la possibilità di investire negli impianti necessari sul territorio per gestire i rifiuti che vi vengono prodotti. In sicurezza, e a norma di legge; l’alternativa altrimenti rimarrà quella degli smaltimenti illegali, perché nel mentre i rifiuti continuano ad essere prodotti, e da qualche parte finiscono.

Più in generale, per combattere l’insieme di tutti gli ecoreati, Legambiente suggerisce un articolato pacchetto d’interventi che riportiamo di seguito integralmente:

Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2015. Tra le altre principali proposte avanzate oggi, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini. Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione ambientale – SNPA (L. 132/2016). Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre, chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni sia garantito come gratuito e quindi davvero accessibile. Infine Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

L. A.