È un’estate da record per l’energia solare in Europa, ma il fotovoltaico è ancora dietro al carbone

In Italia l’elettricità prodotta dai nuovi impianti fotovoltaici costa la metà di quella da gas o carbone, ma non ci sono ancora sufficienti impianti per soddisfare la domanda

[19 Agosto 2021]

L’energia del sole non ha mai brillato tanto nelle reti elettriche d’Europa, tanto che per la prima volta i pannelli solari hanno garantito il 10% della produzione di elettricità nell’Ue a 27 a giugno e luglio di quest’anno – i medi di punta per la produzione fotovoltaica –, per un totale di 39 TWh.

Tuttavia, a dimostrare quanta strada resti ancora da fare per un pieno sviluppo di quella che sarà una delle principali fonti rinnovabili nel Vecchio continente, nello stesso periodo le centrali elettriche alimentate a carbone – il più inquinante e climalterante dei combustibili fossili – hanno generato il 14% dell’elettricità europea (58 TWh).

I dati messi in fila dal think tank Ember restano comunque incoraggianti per il comparto fotovoltaico. Sette paesi europei hanno generato oltre il 13% della loro elettricità dai pannelli solari nel giugno-luglio 2021 – Paesi Bassi (17%), Germania (17%), Spagna (16%), Grecia (13%) e Italia (13%) –, mentre sono otto gli Stati che hanno stabilito un nuovo record per il solare durante il picco estivo di quest’anno: Estonia, Germania, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Spagna.

«Il costo dell’energia solare è crollato nell’ultimo decennio e stiamo assistendo ai primi segni della rivoluzione solare europea in paesi come la Spagna, i Paesi Bassi, l’Ungheria e persino la Polonia, ricca di carbone. Tuttavia – commenta Charles Moore da Ember – c’è ancora molta strada da fare prima che il solare fornisca più energia dei combustibili fossili, anche al culmine del sole estivo europeo».

In alcuni Paesi, come l’Italia, i progressi compiuti su questo fronte negli ultimi anni sono infatti troppo lenti. Nel 2020 in Italia il Consumo finale lordo (Cfl) coperto da fonti rinnovabili, termiche elettriche e per i trasporti, è nuovamente diminuito: secondo le stime preliminari del Gse siamo passati da 21,9 a 21,5 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Di fatto oscilliamo attorno ai 20 Mtep oramai dal 2012. Solo grazie alla riduzione dei consumi, nel 2020 la quota del Cfl soddisfatto dalle rinnovabili è arrivata al 20% (era il 18,2% nel 2019), una percentuale che è però circa la metà di quello che secondo la Commissione europea dovremmo arrivare a coprire in meno di un decennio.

Allargando la panoramica al contesto europeo, per quanto riguarda in particolare il fotovoltaico l’Ue a 27 ha aggiunto in media 14 TWh di generazione solare ogni anno, negli ultimi due anni; tuttavia, secondo la Commissione europea, la crescita annuale in questo decennio deve raddoppiare a 30 TWh per raggiungere i nuovi obiettivi climatici dell’Ue per il 2030.

Una strada che ormai sembra tracciata anche dal punto di vista economico, dato che a livello globale il costo energetico livellato (Lcoe) per il solare fotovoltaico su scala industriale è crollato da  381 dollari MWh nel 2010 a 57 dollari per MWh nel 2020. Già oggi produrre elettricità dalle centrali esistenti alimentate a carbone – ma anche a gas fossile – è due volte più costoso rispetto a quella prodotta da impianti solari nuovi in Paesi come Germania, Regno Unito, Francia, Spagna e anche Italia.

Allora perché, ad oggi, nel nostro Paese le rinnovabili riescono a coprire solo il 20% dei consumi energetici totali e il 38% di quelli elettrici? Perché non ci sono abbastanza impianti per rinunciare ai combustibili fossili.

Frenate dal moltiplicarsi delle sindromi Nimby e Nimto come da una burocrazia allucinante, le istallazioni di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili dal 2014 crescono col contagocce. Anche nel 2020 le nuove installazioni di impianti alimentati da fonti rinnovabili sono nuovamente scese vicino alla soglia di 1 GW – mentre l’Europa ne installava 30, il mondo 260 –, un dato molto lontano dagli almeno 7 GW che dovremmo realizzare ogni anno per rispettare gli obiettivi Ue al 2030.