Il problema non è il debito pubblico, ma come viene speso. A sostegno dei giovani?

Draghi, sul ponte sventola la bandiera della sostenibilità (anche intergenerazionale)

«La protezione dell’ambiente è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto nella risposta dei governi a quello che è il più grande disastro sanitario dei nostri tempi»

[18 Agosto 2020]

Se non sventola la bandiera della sostenibilità, poco ci manca. È un Mario Draghi ispirato quello che è intervenuto stamani al meeting di Rimini (qui il discorso integrale) per dare un segnale di speranza al caro “vecchio continente” e alle giovani generazioni. Una sguardo al passato, al presente e al futuro in un’analisi piuttosto incisiva che ovviamente parte dall’emergenza Covid-19 e utilizza  parole chiave quali “incertezza”, ma soprattutto “etica”, “ambiente” e  “sostenibilità”.

«Questa situazione di crisi, la pandemia – ha detto Draghi –, tra le tante conseguenze genera incertezza. Forse la prima cosa che viene in mente. Una incertezza che è paralizzante nelle nostre attività, nelle nostre decisioni. C’è però un aspetto della nostra personalità dove quest’incertezza non ha effetto: ed è il nostro impegno etico. Un impegno etico – ha aggiunto – che non si ferma per l’incertezza ma anzi trova vigore nelle difficoltà, trova vigore dalla difficoltà della situazione presente».

Poi un excursus sulle crisi che si sono abbattute su di noi, sull’impegno nell’uscirne dalla prima, per poi ripiombare in questa. Tutto in dodici anni,  e in questo susseguirsi di tracolli «i sussidi che vengono ovunque distribuiti sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti» ma «ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri».

Ecco, il futuro che «non è in una realtà senza più punti di riferimento». Perché «la ricostruzione di questo quadro in cui gli obiettivi di lungo periodo sono intimamente connessi con quelli di breve è essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo».

«Questo debito – e qui ecco un altro passaggio di grande rilievo – sottoscritto, comprato, da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori. E questo debito sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi. Ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca e altri impieghi. Se cioè sarà considerato “debito buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo”. I bassi tassi di interesse non sono di per sé una garanzia di sostenibilità: la percezione della qualità del debito contratto è altrettanto importante. Quanto più questa percezione si deteriora tanto più incerto diviene il quadro di riferimento con effetti sull’occupazione, l’investimento e i consumi».

Ma se questo potrebbe alla fine sembrare solo un gran discorso per poi trovare semplicemente la via per ridare fiducia ai meri fini di rilanciare i consumi, per Draghi la questione sostenibilità appare posta con basi importanti. «Il ritorno alla crescita, una crescita che rispetti l’ambiente e che non umili la persona, è divenuto un imperativo assoluto: perché le politiche economiche oggi perseguite siano sostenibili, per dare sicurezza di reddito specialmente ai più poveri, per rafforzare una coesione sociale resa fragile dalla pandemia e dalle difficoltà che l’uscita dalla recessione comporterà nei mesi a venire, per costruire un futuro di cui le nostre società oggi intravedono i contorni».

Secondo Draghi in ogni caso «vi sarà un recupero dal crollo del commercio internazionale e dei consumi interni, si pensi che il risparmio delle famiglie nell’area dell’euro è arrivato al 17% dal 13% dello scorso anno», ma in questo contesto «il ritorno alla crescita e la sostenibilità delle politiche economiche sono essenziali per rispondere al cambiamento dei desideri delle nostre società, a cominciare da un sistema sanitario dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa».

Draghi riallinea dunque le questioni dirimenti: «La protezione dell’ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita, è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto nella risposta dei governi a quello che è il più grande disastro sanitario dei nostri tempi. La digitalizzazione, imposta dal cambiamento delle nostre abitudini di lavoro, accelerata dalla pandemia, è destinata a rimanere una caratteristica permanente delle nostre società. È divenuta necessità: si pensi che negli Stati Uniti la stima di uno spostamento permanente del lavoro dagli uffici alle abitazioni è oggi del 20% del totale dei giorni lavorati. Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani».

Dunque c’è tanto da ricostruire ed ora è il momento di farlo secondo il criterio direttore della sostenibilità ambientale, sociale, economico e, a questo punto, generazionale. Una politica, dunque, con la visione lunga.

«La strada si ritrova certamente – ha concluso lex presidente della Bce e non siamo soli nella sua ricerca. Dobbiamo, lo dico ancora un’ultima volta, essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro».