Draghi, è ora per l’Ue di un asse strategico verso Sud: «Enormi opportunità dalle rinnovabili in Africa»

«Vogliamo poi rivedere in modo strutturale il meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità, che dipende dal costo di produzione della fonte di energia più costosa, che di solito è il gas»

[3 Maggio 2022]

Il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, è intervenuto oggi all’Europarlamento di Strasburgo nel corso del dibattito “Questa è l’Europa”. Ne riportiamo di seguito uno stralcio.

La politica energetica è un’area in cui i Paesi del Mediterraneo devono – e possono – giocare un ruolo fondamentale per il futuro dell’Europa. L’Europa ha davanti un profondo riorientamento geopolitico destinato a spostare sempre di più il suo asse strategico verso il Sud. La guerra in Ucraina ha mostrato la profonda vulnerabilità di molti dei nostri Paesi nei confronti di Mosca.

L’Italia è uno degli Stati membri più esposti: circa il 40% del gas naturale che importiamo proviene infatti dalla Russia. E non abbiamo carbone, non abbiamo energia nucleare, non abbiamo – o quasi non abbiamo – petrolio. Una simile dipendenza energetica è imprudente dal punto di vista economico, e pericolosa dal punto di vista geopolitico.

L’Italia intende prendere tutte le decisioni necessarie a difendere la propria sicurezza e quella dell’Europa. Abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Unione Europea ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro.
Nelle scorse settimane ci siamo mossi con la massima celerità e determinazione per diversificare le nostre forniture di gas. E abbiamo preso importanti provvedimenti di semplificazione per accelerare la produzione di energia rinnovabile, essenziale per rendere la nostra crescita più sostenibile.

La riduzione delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia rende inevitabile che l’Europa guardi verso il Mediterraneo per soddisfare le proprie esigenze. Mi riferisco ai giacimenti di gas, come combustibile di transizione, ma soprattutto alle enormi opportunità offerte dalle rinnovabili in Africa e in Medio Oriente.

I Paesi del sud Europa, e l’Italia in particolare, sono collocati in modo strategico per raccogliere questa produzione energetica e fare da ponte verso i Paesi del nord. La nostra centralità di domani passa dagli investimenti che sapremo fare oggi.

Allo stesso tempo, dobbiamo trovare subito soluzioni per proteggere le famiglie e le imprese dai rincari del costo dell’energia. Moderare le bollette e il prezzo dei carburanti è anche un modo per rendere eventuali sanzioni più sostenibili nel tempo.

Sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. La Russia vende all’Europa quasi due terzi delle sue esportazioni di gas naturale – in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti. La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie.  Allo stesso tempo, questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo al Presidente Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare.

Vogliamo poi rivedere in modo strutturale il meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità, che dipende dal costo di produzione della fonte di energia più costosa, che di solito è il gas. Anche in tempi normali, la generazione di energia da fonti fossili ha infatti costi di produzione maggiori di quella da fonti rinnovabili. Si tratta di un problema destinato a peggiorare nel tempo.

Con l’aumento progressivo della quota di energia rinnovabile nel nostro mix energetico, avremo prezzi sempre meno rappresentativi del costo di generazione dell’intero mercato, se continuiamo ad avere questo sistema. In questo periodo di fortissima volatilità sul mercato del gas, la differenza di prezzo è spropositata.

I rincari sul mercato del gas si sono riversati su quello dell’energia elettrica, sebbene il costo di produzione delle rinnovabili, da cui ormai otteniamo una parte consistente di energia, sia rimasto molto basso.
In Italia, nei primi quattro mesi di quest’anno, il prezzo dell’elettricità è quadruplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un impatto durissimo sull’economia. Il governo italiano ma anche gli altri governi hanno reagito con forza per tutelare imprese e famiglie, soprattutto quelle più deboli. L’Italia, da sola, ha speso circa 30 miliardi di euro, solo quest’anno. La gestione emergenziale di questi rincari ha molti limiti, primo fra tutti la sostenibilità per il bilancio pubblico.

Il problema è sistemico e va risolto con soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità. Il problema del costo dell’energia sarà al centro del prossimo Consiglio Europeo. C’è bisogno di decisioni forti e immediate, a vantaggio di tutti i cittadini europei.

L’intervento integrale del premier Draghi è disponibile qui: https://www.governo.it/it/articolo/il-presidente-draghi-al-parlamento-europeo/19738