Dopo Covid-19 l’Italia può ripartire puntando sui servizi pubblici: ecco come

Colarullo (Utilitalia): «Il nostro studio mostra come gli investimenti nei settori dell’acqua, dell’ambiente e dell’energia rappresentino un volano per accelerare la crescita del Paese»

[15 Luglio 2020]

I servizi pubblici si sono dimostrati letteralmente essenziali nel pieno della pandemia, garantendo acqua pulita, energia elettrica e gestione rifiuti anche nel bel mezzo della crisi sanitaria, e a maggior ragione possono adesso rappresentare la leva per superare la crisi economica legata al Covid-19 indirizzando al contempo l’Italia su un percorso di sviluppo che sia più sostenibile e attento ai bisogni di base dei cittadini. Non si tratta solo di un generico auspicio: a delineare con precisione gli step di questo percorso, già in parte illustrato al premier Conte durante gli Stati generali tenendo conto anche del comparto trasporti pubblici, c’è adesso il documento Il contributo delle Utilities al rilancio economico del Paese, realizzato da Utilitalia (la federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) in collaborazione con la Fondazione Utilitatis e con il contributo di Svimez e PwC.

In sintesi le imprese dei servizi pubblici hanno in programma un piano di investimenti da circa 50 miliardi di euro in 5 anni – 30 nel settore idrico, 12 in quello energetico e 8 in quello ambientale – per contribuire alla ripartenza economica del Paese in ottica green: ma per la sua effettiva realizzazione c’è bisogno che il Governo crei le giuste condizioni, individuando gli strumenti idonei per permettere alle imprese di mettere a frutto gli investimenti pianificati. Per supportare questa prima fase, Utilitalia propone di prevedere un’iniezione straordinaria di liquidità a supporto delle imprese oltre quella già prevista dal decreto Rilancio, per poter assorbire il colpo di Covid-19 e ripartire; da un punto di vista fiscale si propone anche di incentivare le aggregazioni tra imprese di settore per conseguire economia di scala e dunque efficienza. Soprattutto, però, la richiesta è quella di semplificare: garantire stabilità e semplificazione normativa, una pianificazione della strategia industriale nel segno dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile, nonché un rafforzamento della regolazione indipendente a garanzia di un quadro tariffario relativamente stabile e prevedibile nel tempo.

In cambio sul  tavolo c’è un pacchetto di investimenti nei servizi pubblici con un impatto del 3,6% sul Pil e con un incremento di circa 400 mila posti di lavoro su scala nazionale, oltre un terzo dei quali – come stimato da Svimez – solo al Sud. «Il nostro studio mostra come gli investimenti nei settori dell’acqua, dell’ambiente e dell’energia rappresentino un volano per accelerare la crescita del Paese – spiega il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo – Un intervento importante anche per lo sviluppo economico delle regioni del Sud, considerando l’elevato fabbisogno di investimenti che tali aree presentano per colmare il gap infrastrutturale con il resto dell’Italia».

Problematiche lampanti per quanto riguarda ad esempio il settore idrico: secondo gli ultimi dati Istat  in Italia il 37,3% dell’acqua immessa nella rete idrica è andato disperso e molte delle problematiche più acute sono proprio al sud, dove paradossalmente il rischio di desertificazione è più alto (in Sicilia si arriva al 70% del territorio). Un’eredità disastrosa legata all’inefficiente gestione dei decenni passati, mentre adesso occorre proseguire sulla strada tracciata a partire dal 2012 grazie agli input dell’Autorità di regolazione Arera: nel biennio 2018-19 gli investimenti nel settore idrico sono saliti a 3,5 miliardi di euro/anno contro gli 1,3 del 2012 – una crescita annua del 18% – e si punta adesso a raddoppiare ancora a 6,2.

Nel settore energetico invece è oggi prioritario conseguire i (già magri) obiettivi previsti dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), puntando – anche in questo caso – su una forte semplificazione delle procedure, oltre che sui titoli di efficienza energetica (Tee); Utilitalia pone poi l’accento sulla necessità di promuovere le potenzialità del biometano e individuare un regime di sostegno alla realizzazione di reti di teleriscaldamento,  oltre a definire meccanismi che forniscano un adeguato bilanciamento tra il riconoscimento di incentivi alle comunità energetiche e la necessità di assicurare l’equilibrio economico-finanziario delle infrastrutture di rete preesistenti.

Ultimo ma non certo per importanza, il capitolo rifiuti, di cui diamo più compiutamente conto qui.