Negli ultimi 30 anni, nessun Paese ha soddisfatto i bisogni primari dei suoi cittadini senza consumare eccessivamente le risorse naturali, e nessuno è sulla buona strada per farlo nei prossimi 30 anni

Deficit sociale e superamento dei confini ecologici delle nazioni. Il fallimento del neoliberismo

L’Italia supera quasi tutti i confini planetari e diverse soglie sociali minime

[26 Novembre 2021]

Secondo l’aggiornamento dello studio  “A Good Life For All Within Planetary Boundaries”, pubblicato recentemente su  Nature Sustainability  da Daniel O’Neill, Andrew Fanning e Julia Steinberger del Sustainability Research Institute della School of Earth and Environment dell’università di Leeds e da William Lamb del Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change (MCC), «Nessun Paese attualmente soddisfa i bisogni di base dei suoi residenti a un livello di utilizzo delle risorse sostenibile a livello globale».

Lo studio esamina e confronta le situazioni nazionali dell’utilizzo delle risorse associate alla soddisfazione dei bisogni primari delle persone in oltre 150 Paesi, Italia compresa che risulta aver superato i confini planetari per quanto riguarda impronte sui materiali ed ecologica, emissioni di CO2, azoto, fosforo, mentre per il cambiamento dell’uso del suolo siamo ancora dentro i confini e per la Blue Water non ci sono dati che permettano di dare un giudizio definitivo ma siamo probabilmente ben oltre. Per quanto riguarda le questioni sociali l’Italia ha oltrepassato i confini per vita soddisfacente; lavoro ed equità sociale.

Da quando lo studio oggetto dell’aggiornamento è stato pubblicato nel 2018, la domanda più comune rivolta ai ricercatori è stata se dopo i Paesi si siano mossi per mettersi in sicurezza all’interno della “Doughnut of Social and Planetary Boundaries” e il nuovo studio punta proprio a rispondere a questa domanda. L’idea era semplice – dicono gli scienziati  – volevamo guardare indietro nel tempo in quanto i dati esistenti avrebbero consentito a un ampio insieme di Paesi di vedere se qualcuno ha soddisfatto i bisogni di base dei propri residenti all’interno dei confini planetari. Speravamo anche che una migliore comprensione delle traiettorie storiche dei Paesi potesse fornire spunti su ciò che potrebbe accadere in futuro. Abbiamo monitorato i progressi delle nazioni dall’inizio degli anni ’90 su 11 indicatori sociali collegati agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e 6 indicatori ambientali legati al quadro dei confini planetari, con proiezioni al 2050 basate sui tred recenti».

I risultati a livello nazionale per le prestazioni sociali ed ecologiche di questo enorme lavoro sdi studio e confronto  sono disponibili su un sito Web interattivo sviluppato per rendere l’analisi dei dati visivamente facile da esplorare e che  consente  di scaricare l’intero dataset per ogni singolo Paese.

Su The Conversation i ricercatori spiegano che «I risultati mostrano un’allarmante mancanza di progressi nell’affrontare la duplice sfida di soddisfare i bisogni di tutte le persone con i mezzi del pianeta vivente. Dei 148 Paesi che abbiamo analizzato, nessun Paese ha soddisfatto i bisogni di base dei suoi cittadini a un livello di utilizzo delle risorse sostenibile a livello globale per almeno gli ultimi 30 anni. Sebbene ci siano stati alcuni miglioramenti sociali, abbiamo riscontrato un trend preoccupante nel quale i Paesi tendono a superare le quote eque dei confini planetari più velocemente di quanto raggiungano le soglie sociali minime»

Le azioni necessarie per invertire  questi trend attuali e ritornare entro i confini sociali e planetari dipendono chiaramente dall’entità del deficit sociale e/o del superamento ecologico di ogni Paese. I ricercatori evidenziano che  «I Paesi a basso reddito come la Nigeria e l’India tendono a trovarsi ancora ben all’interno delle quote eque per la maggior parte dei confini planetari, ma devono far fronte all’urgente necessità di accelerare i miglioramenti nelle prestazioni sociali per soddisfare i bisogni di base. I Paesi a reddito medio come la Cina e il Perù affrontano la sfida di dover continuare a migliorare le prestazioni sociali, riducendo contemporaneamente l’utilizzo delle risorse per rientrare nei confini biofisici».

L’esempio da seguire sarebbe quello del piccolo Costa Rica  che si distingue per trasformare costantemente le risorse in risultati sociali in modo più efficiente di qualsiasi altro Paese, ma che però ha un trend che lo portrà comunque a superare nel tempo alcuni confini ecologici.

Il vero problema attuale è rappresentato dai Paesi ricchi come  Stati Uniti,  Regno Unito, Germania e Italia che «Tendono ad avere livelli di utilizzo delle risorse ben oltre la loro giusta quota di confini planetari, e la loro estensione del superamento ecologico è generalmente aumentata. Hanno bisogno di ridimensionare radicalmente l’utilizzo delle risorse senza influire negativamente su livelli relativamente alti delle loro prestazioni sociali».

I ricercatori sottolineano che  «Nel complesso, i nostri risultati indicano che è necessaria una trasformazione senza precedenti in tutti i Paesi, ma c’è anche la necessità di trasformare le relazioni tra di loro. Un problema centrale è che il sistema economico globale è organizzato intorno agli interessi dell’accumulazione di capitale e del consumo dell’élite, piuttosto che intorno al benessere umano. Dobbiamo invece passare a un sistema che dia priorità ai bisogni umani e alla stabilità ecologica»,

Quello che emerge ancora una volta è un sostanziale fallimento ambientale e sociale del neocapitalismo: «I Paesi ricchi devono andare oltre il perseguimento della crescita economica, che non è riuscita a migliorare i risultati sociali e che sta anche determinando il clima globale e gli impatti ecologici che stanno colpendo per primi e più duramente i Paesi più poveri. Paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania dovrebbero prendere in considerazione politiche post-crescita che mirino direttamente al miglioramento non materiale del benessere umano e a riduzioni radicali nell’utilizzo delle risorse».

Una critica che si fa ancora più esplicita quando si passa ad analizzare i Paesi a basso reddito che, secondo lo studio, «Dovrebbero avere la libertà di costruire una capacità economica sovrana, utilizzando le politiche sociali e i servizi pubblici per fornire assistenza sanitaria universale, istruzione, alloggi, buoni mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare. Le politiche neoliberiste che sono state imposte a questi Paesi negli ultimi quattro decenni non sono riuscite a produrre risultati significativi. Il sistema economico esistente mobilita risorse e manodopera del Sud per sostenere il consumo d’élite e servire gli interessi degli investitori stranieri, piuttosto che soddisfare i bisogni di base. Questo deve urgentemente cambiare»,

I ricercatori concludono: «Ci auguriamo che i risultati del nostro nuovo studio e del sito Web di accompagnamento ispirino ulteriori ricerche e azioni che si basano sulla ciambella – dai quartieri alle nazioni – e contribuiscano a plasmare la politica per una società più sostenibile. Vi invitiamo a tuffarvi!»