Verso un obiettivo vincolante al 2030, da declinarsi a livello nazionale nei Pniec

Dall’Europarlamento via libera alla proposta per ridurre le emissioni di metano, anche bio

«Nel settore energetico, tre quarti delle emissioni di metano possono essere evitate con misure semplici e senza grandi investimenti»

[10 Maggio 2023]

Con 499 voti a favore, 73 contrari e 55 astensioni, l’Europarlamento ha adottato ieri la sua posizione su una nuova legge per ridurre le emissioni di metano dal settore energetico, ed è ora pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio sul testo finale della legislazione.

Si tratterà della prima legge Ue per ridurre le emissioni di metano, e comprenderà le emissioni dirette di metano provenienti dai settori del petrolio, del gas fossile e del carbone, oltre che dal biometano una volta immesso nella rete del gas, sebbene quest’ultima rappresenti una fonte di energia rinnovabile.

Mentre bruciare fonti fossili – metano compreso – rilascia in atmosfera CO2 prima intrappolata nel sottosuolo, scompensando il ciclo naturale del carbonio e alimentando così il riscaldamento globale, il biometano è un combustile rinnovabile e CO2 neutrale, in quanto non proviene da combustibili fossili ma dalla degradazione di rifiuti organici (come gli scarti di cucina), che deperendo avrebbero comunque rilasciato emissioni in atmosfera (in questo caso la CO2 rilasciata è equivalente a quella assorbita dalle colture vegetali durante la fase di crescita).

Sebbene l’impiego di biometano sia dunque sostenibile, nella crisi climatica che stiamo attraversando è utile ridurre tutte le emissioni di gas serra, soprattutto se non sono legate ad un effettivo impiego del combustibile ma a fuoriuscite fuggitive dalle reti di trasporto.

Il metano è un potente gas a effetto serra e un inquinante atmosferico ed è responsabile di circa un terzo dell’attuale riscaldamento global: in questo contesto l’Ue ha sottoscritto il Global methane pledge, che mira a ridurre entro il 2030 le emissioni globali di metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020, il che potrebbe eliminare un riscaldamento di oltre 0,2°C entro il 2050 (quando però l’impiego dei combustibili fossili come il metano dovrà tendere a zero, per rispettare l’Accordo sul clima di Parigi).

Che fare? Con il voto di ieri, l’Europarlamento invita la Commissione a rendere il 2030 un obiettivo vincolante per la riduzione delle emissioni di metano nell’Ue per tutti i settori interessati entro la fine del 2025. Inoltre, i Paesi Ue dovrebbero fissare obiettivi nazionali di riduzione nell’ambito dei loro piani nazionali integrati per l’energia e il clima (Pniec).

Secondo la proposta, gli operatori dovranno presentare alle autorità nazionali competenti un programma di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di metano entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento, e obbligando al contempo alle eventuali riparazioni entro cinque giorni dalla scoperta delle fuoriuscite.

Si tratta di un impegno di particolare importanza per l’Italia dove, secondo le stime di Legambiente, tra perdite strutturali e quelle dovute a scarsa manutenzione si disperdono ogni anno fino 3,9 mld mc di metano, più di tutto quello estratto nel Paese nell’ultimo anno (3,3 mld mc).

«Nel settore energetico, tre quarti delle emissioni di metano possono essere evitate con misure semplici e senza grandi investimenti», spiega la relatrice dell’Europarlamento, Jutta Paulus.

E poiché le importazioni rappresentano oltre l’80% del petrolio e del gas consumati nell’Ue, gli eurodeputati vogliono che, a partire dal 2026, gli importatori di carbone, petrolio e gas siano obbligati a dimostrare che anche l’energia fossile importata soddisfa i requisiti del regolamento.