Il premier Draghi: «L’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde»

Dall’Algeria +9 mld di metri cubi di gas l’anno all’Italia, sostituiranno un terzo di quelli russi

Siglato un accordo tra Eni e Sonatrach per incrementare l’import attraverso il gasdotto esistente TransMed

[12 Aprile 2022]

Il dato economico di fondo della guerra russa in Ucraina, per il nostro Paese, sta nell’import di gas da diversificare per rendere l’Italia più libera da Mosca: su 76 mld di metri cubi di gas consumanti lungo lo Stivale nel 2021 – all’incirca il dato medio degli ultimi vent’anni –, 29 sono arrivati dalla Russia, un rapporto di dipendenza che oggi rende assai problematico se non impossibile staccare da subito la spina la regime di Putin che ha ri-portato la guerra nel cuore dell’Europa.

Il problema è che, restando ancorati ai combustibili fossili, per non importare gas dalla Russia autoritaria e illiberale vogliamo importare più gas da (altri) Paesi autoritari e illiberali: il primo nome pescato nel mazzo dal Governo Draghi è quello dell’Algeria, dove oltre al premier si sono recati in visita i ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, oltre all’ad di Eni – Claudio Descalzi – che nel Paese nordafricano è di casa, dato che il Cane a sei zampe è attivo in Algeria dal 1981 e ancora oggi vanta una produzione equity di 100.000 mila barili di olio equivalente al giorno.

«È un grande, grandissimo piacere essere oggi ad Algeri», ha dichiarato ieri Draghi, annunciando che «i nostri Governi hanno firmato una Dichiarazione d’intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia», a cui soprattutto si aggiunge «l’accordo tra Eni e Sonatrach (la società nazionale algerina dedicata agli idrocarburi, ndr) per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia».

Come spiegano direttamente da Eni, l’accordo consentirà di aumentare le quantità di gas trasportate attraverso il gasdotto già esistente TransMed a partire dai prossimi mesi autunnali, utilizzando «le capacità disponibili di trasporto del gasdotto per garantire maggiore flessibilità di forniture energetiche, fornendo gradualmente volumi crescenti di gas a partire dal 2022, fino a 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2023-24». Ovvero l’equivalente di un terzo dell’import dalla Russia, ma da qui a un paio d’anni mentre la crisi infuria oggi.

«Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, ne seguiranno altre – ha aggiunto il premier – L’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde. Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione».

Intanto però, come da prassi, si parte dal gas e non dalle rinnovabili; un’operazione speculare a quella in corso entro i patri confini, dove le installazioni di nuovi impianti rinnovabili stanno proseguendo al ritmo di circa 1 GW l’anno a causa delle autorizzazioni che marciano al ralenty, nonostante a fine 2021 le richieste di allaccio a Terna di nuovi impianti siano arrivate a circa 168 GW per solo eolico e fotovoltaico.

È dunque evidente che le “semplificazioni” finora adottate dal Governo non funzionano, come testimonia peraltro anche la dinamica asfittica degli incentivi pur stanziati per il settore, nonostante l’associazione confindustriale di settore (Elettricità futura) abbia chiesto uno sblocco delle autorizzazioni per installare almeno 60 GW l’anno, arrivando in capo a tre anni a tagliare l’import di gas per 15 mld di metri cubi, ovvero la metà di quello russo.

Anche le rinnovabili, senza investimenti paralleli in efficienza energetica, ad azioni di risparmio energetico e probabilmente anche a razionamenti dell’energia, non potrebbero comunque sostituire in pochi mesi l’import di gas dalla Russia, relegandoci così in una posizione di debolezza sullo scacchiere geopolitico. Siamo vincolati dagli errori del passato: al contrario – come documenta Legambiente – se l’Italia avesse mantenuto il trend di installazioni di fonti rinnovabili raggiunto negli anni d’oro 2010-2013, oggi avrebbe 50 GW in più di impianti e sarebbe già in grado di ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, tagliando le importazioni di gas dalla Russia del 70%.