Secondo il rapporto Coop in Italia l’ha consumata il 31,9% della popolazione adulta

Dalla legalizzazione della cannabis 100mila posti di lavoro, sottratti alla narcomafie

Giuseppe Civati, segretario di Possibile, lancia la raccolta firme per i “Legalizziamo days”, 24 e 25 settembre

[23 Settembre 2016]

In attesa che attorno alla legalizzazione della cannabis riprenda il dibattito parlamentare dopo l’antipasto servito durante l’estate, questo fine settimana nelle piazze d’Italia si terranno i “Legalizziamo days”. Moduli alla mano – dichiarano da Possibile – raccoglieremo le firme per la legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della cannabis promossa dall’associazione Luca Coscioni, dai radicali e da molte associazioni, che ha già registrato oltre 30mila sottoscrizioni. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere le 50mila firme che servono in due giorni. Tra le città dove sarà possibile firmare presso i nostri punti ci sono Roma, Bologna, Genova, Reggio Emilia, Torino, Firenze e Parma. Gli altri punti di raccolta sono elencati di seguito, mentre ulteriori informazioni per partecipare alla due giorni si possono trovare qui».

Il consumo di cannabis in Italia, come è stato sottolineato nell’ultimo rapporto Coop, riguardano già una fetta rilevante della popolazione, tanto da porre il nostro Paese tra i primi consumatori d’Europa. Nel Vecchio continente «nell’ultimo anno – si legge nel rapporto – hanno fatto uso di droghe 17,8 milioni di under35», i maschi il doppio delle femmine. «Nel nuovo millennio l’assunzione di sostanze psicoattive, in grado di indurre alterazioni dello stato emotivo, non è più fenomeno di nicchia, e anzi fa parte del vissuto di una quota sempre maggiore di persone». Tanto che in Italia «il 31,9% della popolazione adulta (15-64 anni) dichiara di aver consumato almeno una volta nella vita la cannabis».

«Considerato l’elevato margine di sotto-dichiarazione che tradizionalmente accompagna queste stime, occorre prendere atto che – osservano dalla Coop – tra le droghe il consumo di cannabis è progressivamente uscito dalla dimensione di nicchia affermandosi come fenomeno di massa, almeno tra i millennials, tra i quali l’uso di cannabis raggiunge una penetrazione pari a quella delle sigarette tradizionali. È il segno di un cambiamento della società, nella quale alcune droghe, e segnatamente la cannabis, stanno uscendo dall’alea dei comportamenti inconfessabili e proibiti, che ne ha informato la lotta e il contrasto per tutto il XX secolo, per entrare nel novero delle sostanze tollerate, anche se non “legalizzate”».

Si tratta, è bene sottolinearlo, di un consumo che ad oggi nel nostro Paese rimane illegale, come illegale è il mercato che lo rifornisce – generalmente afferente al mondo della criminalità organizzata. Una legalizzazione della cannabis, al contrario, si stima porterebbe nelle casse statali entrati fiscali per 6-8 miliardi di euro/anno, preziose risorse drenate al contempo al dominio delle narcomafie: una tesi sostenuta da valide basi scientifiche e non da ultimo da importanti personaggi di spicco della società civile, ad esempio Roberto Saviano (si veda il video in coda al testo, ndr).

D’altronde, alle stime vanno sommandosi ormai anche robuste analisi scientifiche sull’esistente. Come sottolinea oggi il leader di Possibile, Giuseppe Civati, «uno studio di Davide Dragone, Giovanni Prarolo, Paolo Vanin e Giulio Zanella dell’Università di Bologna (qui il download) propone un’interpretazione dei dati che provengono da due Stati americani, Washington e Oregon, che hanno progressivamente legalizzato la cannabis (compresa la cannabis ricreativa) negli ultimi anni. Il loro lavoro analizza soprattutto l’impatto della legalizzazione sul tasso di criminalità registrato nello stesso periodo. Le conclusioni dello studio dicono che la legalizzazione potrebbe portare a un calo della criminalità». Come? Riducendo il coinvolgimento delle organizzazioni criminali del traffico di droga, permettendo alla polizia di deviare le risorse verso la prevenzione di crimini non correlati alla cannabis e… grazie allo stato di «rilassamento ed euforia» indotto dall’uso di cannabis, che può a sua volta «ridurre la probabilità di impegnarsi in attività violente». Soprattutto se la cannabis è utilizzata «in sostituzione a sostanze che inducono alla violenza come l’alcol, la cocaina e le anfetamine».

Un punto quest’ultimo che, come riconosce Civati,si collega «a un altro effetto collaterale della legalizzazione, quello della riduzione dell’abuso di farmaci, che in molti casi è nocivo e mortale. Da ultimo – conclude il segretario di Possibile – pensando alla trasmissione di ieri in tv nella quale l’attuale premier faticava a trovare punti decimali di crescita del Pil, la legalizzazione porterebbe a una crescita (al di là di quella già contabilizzata, non senza parecchia ipocrisia) del prodotto interno lordo e alla sostituzione di numerosi (i dati dicono centomila) posti di lavori criminali con posti di lavoro legali». Non male, considerando che si tratta di una semplice pianta.

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  • Roberto Saviano: "Legalizzare la cannabis per un Paese migliore "