Ecco quali politiche hanno permesso di plasmare la prima area vasta a zero emissioni nette

Dalla Cop27 alla Toscana: nel territorio senese la neutralità climatica è già realtà

Il piano energetico provinciale ha portato all’indipendenza dal punto di vista elettrico con una produzione prevalente da geotermico, a zero emissioni secondo le linee guida Ipcc

[8 Novembre 2022]

La Conferenza Onu sui cambiamenti climatici in corso in Egitto (Cop27) è appena iniziata ma corre già sul filo di un rasoio: la finestra utile per contenere la crisi climatica in corso si sta chiudendo, ma i leader politici presenti alla Cop27 stanno drammaticamente sottovalutando il problema.

A partire dal premier italiano Giorgia Meloni, che si è presentata in Egitto assicurando che «l’Italia farà la sua parte» quando pochi giorni prima il suo Governo ha dato il via libera a nuove trivellazioni a caccia di gas fossile – il contrario di quanto sarebbe necessario per rispettare gli obiettivi climatici –, senza fare niente al contempo per sbloccare le fonti rinnovabili che potrebbero aiutare sia a ridurre le emissioni sia a tagliare le bollette per imprese e cittadini.

Eppure l’Italia – e la Toscana in particolare – avrebbe già un modello di buon governo da proporre per raggiungere la neutralità climatica, quello di Siena: il territorio provinciale rappresenta la prima e finora unica area vasta d’Europa dove le emissioni antropiche di gas serra si sono ridotte abbastanza da permettere agli ecosistemi locali di assorbirle completamente – con un bilancio certificato ISO 14064 dall’Ateneo locale –, e anche di più. L’ultimo Bilancio dei gas serra sul territorio provinciale (2019) mostra infatti un assorbimento pari al 101%.

Com’è stato possibile traguardare e mantenere, almeno finora, questo risultato? Simone Bastianoni, presidente dell’Alleanza territoriale carbon neutrality Siena e docente dell’Ateneo senese, ha portato questa domanda al cuore di una lezione dedicata al personale dell’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana.

Alla base dell’impegno senese c’è l’inventario annuale dei gas serra, elaborato dal gruppo di Ecodinamica dell’Ateneo, realizzato seguendo le linee guida “2006 Ipcc Guidelines” (con aggiornamento dei fattori di emissione) utilizzando «un criterio misto, guardando sia le produzioni sia i consumi di energia (basato sulla responsabilità per la parte energetica) e con il geotermoelettrico a zero emissioni secondo le linee guida e lo standard di certificazione ISO 14064-1».

Nel 2006, il primo inventario testimoniava un livello di assorbimento dei gas serra pari al 72%: un risultato incoraggiante ma insufficiente. Nel 2011 però – grazie all’impegno profuso dalle amministrazioni locali insieme a Fondazione Mps e Ateneo – il dato era già salito al 102%, certificando la carbon neutrality del territorio.

Quali azioni sono state messe in campo per raggiungere il traguardo? «Tra gli esempi di politiche messe in atto dall’amministrazione provinciale – snocciola Arpat – si registra: il piano energetico provinciale che ha portato all’indipendenza dal punto di vista elettrico (da 115 GWh import a 400 GWh export) con una produzione prevalente da geotermico; il piano dei rifiuti, con la riduzione delle discariche da 40 a 1, diminuendo quindi le tonnellate annue di metano immesse nell’ambiente, e con ampliamento del termovalorizzatore. Inoltre dal 2007 è stato introdotto l’obbligo annuale di pulizia delle caldaie che ha fatto registrare una diminuzione di consumi di metano, stimati in -30% consumi per famiglia. Nel periodo 2000-2017 si è verificato anche un aumento del 20% della copertura forestale sia per densità che per estensione».

Gli sforzi sono stati ampiamente ripagati dalla neutralità climatica, ma ne servono altrettanti per mantenere (e possibilmente migliorare ancora) il risultato: «Nel 2016 il bilancio dei gas serra (emissioni lorde – assorbimento forestale = emissioni nette) ha mostrato il 108% dell’abbattimento per poi oscillare e risalire un po’ nel 2019 al 100,6 %. Il dato del 2020 non è ancora disponibile ma a causa della pandemia probabilmente siamo tornati alla percentuale del 2016, tuttavia Bastianoni prevede una ripresa dei valori nei prossimi anni, soprattutto per l’aumento del traffico e la mobilità».

Per non perdere la rotta e rafforzare l’impegno climatico, già nel 2017 il progetto si è evoluto fondando l’Alleanza territoriale per la carbon neutrality: Siena: cosa manca ancora? «Bastianoni – chiosano da Arpat – ha sottolineato che per orientare le azioni verso la transizione ecologica abbiamo a disposizione conoscenza per fare analisi, dati, capacità tecnologiche, capacità di pianificare ma ancora manca una conoscenza diffusa fuori dalle fake news, la consapevolezza che è per il nostro bene, l’ingaggio del sistema produttivo e l’azione politica».