Cristian Chapal Quenama e la cosmovisione indigena in Colombia

«Non condividiamo la guerra, cerchiamo costantemente la pace e cerchiamo modi per interagire mantenendo la coesistenza»

[26 Maggio 2023]

Cristian Chapal Quenama ha 31 anni e appartiene al cabildo Cofan Villanueva, che si trova tra i comuni di Orito e Valle del Guamuez, nel basso Putumayo. All’interno della sua comunità è stato eletto come Governatore Indigeno: coordina le attività culturali e comunitarie, sostiene il monitoraggio del territorio ed è un leader di laboratorio nel processo di rafforzamento dell’autogoverno, della giustizia e della protezione della cultura dei popoli indigeni. È uno dei pochi giovani che porta avanti le tematiche spirituali della cosmovisione indigena, promuovendo processi di conservazione culturale e ricercando la cura del territorio. Con noi ha parlato della sua storia e di come ha incontrato COSPE:

«Mia nonna era la leader del villaggio e della famiglia, mi ha insegnato che ognuno di noi ha la capacità per dare qualcosa alla propria comunità, quando se ne riconosce l’assenza. Quando ho preso lo yagè ho visto per la prima volta me stesso come persona, come indigeno e come Cofán ed ho capito che le montagne e il territorio erano parte di me. Da quel momento ho cercato l’armonia. Nel 2012, quando ho finito il liceo, avevo 22 anni e sono stato governatore per la prima volta. Ho iniziato a camminare in ambiti organizzativi e a sostenere la costruzione di piani di salvaguardia indigena, sono stato un educatore, ho insegnato la lingua e le pratiche dei miei antenati».

Tuttavia, a seguito del conflitto (il conflitto colombiano vede coinvolti gruppi di guerriglieri, paramilitari e stato colombiano da più di 50 anni e in alcune regioni come il Putumayo è stato particolarmente cruento e con gravi ripercussioni sulla società civile ndr), Cristian aveva abbandonato i processi comunitari ed è stato il progetto Liderazgo Juvenil – finanziato dall’Unione europea e di cui COSPE è capofila- uno dei motivi che lo ha spinto a tornare perché, come dice, «Ho ritrovato la speranza ed un senso di appartenenza nelle persone verso ciò che appartiene loro, per questo sono tornato a lavorare con la gente». Oggi, come leader, la sua principale preoccupazione è la cura delle persone e della sua comunità. Il progetto Liderazgo Juvenil ha sostenuto il lavoro di Cristian attraverso un rafforzamento dei regolamenti della comunità in un processo di costruzione collettiva e la salvaguardia della conoscenza degli antenati, che ora fa parte delle nuove pratiche incluse nella comunità per essere trasmesse alle nuove generazioni, con l’obiettivo di una politica di vita che preservi i territori sacri e ancestrali.

Grazie al lavoro tra leader adulti, anziani e giovani, è stata creata una rete di impegno collettivo della comunità Cofan per la conservazione dell’ambiente, la cura della flora e della fauna, la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia con la natura, come promosso dalla visione del popolo indigeno. Nelle parole di Cristian «Il progetto ha permesso al popolo di unirsi di nuovo» perché il conflitto, il boom delle coltivazioni illecite e l’arrivo di coloni, hanno portato a una divisione interna. Il problema della frammentazione interna è stato affrontato dal progetto, che ha aperto spazi di riflessione per ripensare la società e i legami comunitari: questo ha migliorato la sopravvivenza, che è stata sviluppata attraverso spazi spirituali e laboratori per la costruzione di obiettivi comunitari.

Parte del cambiamento della visione comunitaria, le imprese sono una strategia di semina che permetterà la creazione di un’economia sostenibile, in linea con le riforme produttive che prendono la cultura come base e ne promuovono la conservazione; le conoscenze che si erano perse nel tempo dopo la comparsa delle coltivazioni di coca, vengono ora rafforzate. I chagras (orti comunitari ndr) realizzati in collaborazione con l’équipe tecnica di COSPE ne sono un primo risultato. Inoltre, ad essere coinvolti nel processo di produzione sono proprio i giovani, a cui è stata offerta una capacità di mantenere il proprio stile di vita. Ma i giovani partecipano anche a spazi educativi, produttivi, spirituali e comunitari «Il PAS (Pensamiento y accion social, una ong colombiana patner di progetto ndr) è un alleato che ha sostenuto e fornito strumenti per la costruzione di strategie di protezione collettiva e comunitaria», a partire dal concetto di protezione spirituale, per il quale la popolazione ha aperto spazi spirituali per le comunità. Nell’ambito di questo processo, l’analisi dei rischi è fondamentale per la promozione della difesa del territorio e della cura della cosmovisione, cercando così la costruzione di una pace stabile e duratura.

«Tra le misure di protezione, si è consolidata la figura della Guardia Cofan: il suo obiettivo è quello di proteggere il territorio mettendo in atto una serie di strategie. Tra queste, cerca di formare le persone sulla medicina ancestrale, la cura spirituale, l’auto giustizia e la cura del patrimonio culturale. Questo tipo di misure mirano a mantenere una vigilanza interna per la conservazione delle montagne, del bosco e della foresta e rispondono alle esigenze che il contesto ha imposto, perché permette l’unione di diverse comunità che erano state separate dal conflitto. Oggi sono stati introdotti anche un regolamento interno, un manuale di funzioni, un manuale operativo e una formazione costante per le comunità».

Nonostante ciò, i giovani e le comunità indigene Cofan evitano costantemente le dispute con i gruppi armati che si trovano nei loro territori, ed è per questo che le autorità tradizionali guidano le nuove generazioni verso la protezione spirituale, al fine di mantenere le distanze dal conflitto. «Non condividiamo la guerra, cerchiamo costantemente la pace e cerchiamo modi per interagire mantenendo la coesistenza».

Ora, due o tre volte alla settimana Cristian si reca nella sua comunità di Villa Nueva, coordina personalmente azioni produttive (mingas), attività culturali, spazi spirituali e culturali, con l’obiettivo di integrare le persone. Cristian afferma che l’impatto è stato positivo, indicando che «Sebbene diversi progetti abbiano raggiunto le comunità indigene e l’organizzazione, queste azioni erano imposte dalle istituzioni e non rispondevano realmente alle necessità esistenti, Youth Leadership ha permesso ai giovani di fare proposte basate sui sentimenti della comunità. Tutto è nato dalla nostra iniziativa».

Infine, ringrazia l’Unione Europea, COSPE e PAS per l’opportunità di partire dallo stile di vita indigeno e di promuovere processi economici legali che rafforzino la cultura e la spiritualità. Invita a partecipare alle cerimonie di guarigione e di connessione con la natura.

 

di Roberto Bens

rappresentante COSPE in Colombia