Oggi è la Giornata mondiale del riciclo, ma l'economia italiana è circolare solo al 17,7%

Crescono i rifiuti da imballaggio recuperati in Italia, ma la collocazione sul mercato arranca

Conai: «Occorre incentivare l’uso di materia riciclata. La carenza di impianti un freno per gli sforzi di imprese e cittadini»

[18 Marzo 2020]

Continuano a crescere gli imballaggi immessi al consumo in Italia, ma anche la nostra capacità di avviarli a recupero: i dati diffusi oggi dal Consorzio nazionale imballaggi (Conai) mostrano un quadro in chiaroscuro per la Giornata mondiale del riciclo, segnata da piccoli progressi e grandi lacune che ancora rimangono da colmare verso l’obiettivo dell’economia circolare.

Secondo le prime stime in arrivo dal Conai (il consolidato arriverà a giugno) nel corso del 2019, nonostante le velleità delle iniziative plastic free e simili, sono aumentati ancora gli imballaggi immessi al consumo, passando dai 13 milioni e 267mila tonnellate del 2018 a quasi 13 milioni e mezzo. Di quest’ammontare il 71,2% – ovvero oltre 9,5 milioni di tonnellate – sono state avviate a riciclo: Se pensiamo che la richiesta dell’Europa è quella di raggiungere il 65% entro il 2025 possiamo dirci molto soddisfatti – osserva il presidente Conai Giorgio Quagliolo – e guardare con ottimismo al futuro dell’economia circolare nel nostro Paese. La stima 2019 indica anche una crescita rispetto allo scorso anno, quando la percentuale di riciclo si è assestata al 69,7%: una percentuale di riciclo più alta, insomma, nonostante sia cresciuto il quantitativo di imballaggi sul mercato».

Nel dettaglio, il Consorzio stima che in Italia siano state complessivamente avviate a riciclo 390.000 tonnellate di acciaio, 52.000 tonnellate di alluminio, 4 milioni e 14mila tonnellate di carta, 1 milione e 995mila tonnellate di legno, 1 milione e 79mila tonnellate di plastica e 2 milioni e 10mila tonnellate di vetro.

Sommando anche la quota di imballaggi avviati a recupero energetico e dunque sottratti alla discarica – anello ancora necessario ma residuale nel ciclo integrato di gestione dei rifiuti, secondo la gerarchia europea – si arriva a quota 11 milioni e 49mila tonnellate, ossia l’82,4% dell’immesso al consumo (e quasi 2 punti percentuali in più rispetto al 2018).

A fronte di questi dati da Conai filtra «fiducia e soddisfazione» nonostante le numerose criticità ancora aperte: il 2019 ad esempio è stato caratterizzato da un crollo del valore delle materie prime seconde, macero in primis. Se si analizza solo la quota parte di imballaggi gestita direttamente da Conai e dai suoi consorzi di filiera (Ricrea, Cial, Comieco, Rilegno, Corepla e Coreve) si nota infatti come siano state «quasi 600mila le tonnellate di materiale in più proveniente dalla raccolta differenziata non assorbite dal mercato, e rientrate in convenzione con il sistema consortile. Imballaggi per i quali Conai, nel suo ruolo di sussidiarietà al mercato, ha direttamente garantito lo sbocco a riciclo».

«Ci sono ancora traguardi da raggiungere – conclude Quagliuolo – Oltre al crollo del prezzo delle materie prime seconde, va risolto anche il problema della loro collocazione sul mercato: occorre incentivare l’uso di materia riciclata. Senza contare che la carenza di impianti, soprattutto in alcune regioni del Sud, rischia di essere un freno sia per la nostra attività sia per gli sforzi di imprese e cittadini».

Uno spunto che offre l’occasione per allargare il quadro d’osservazione dai soli rifiuti da imballaggio alla totalità dei rifiuti sia urbani sia speciali: entrambe le categorie stanno scontando pesanti deficit impiantistici che ne frenano la gestione in sicurezza e il recupero. Inoltre, i pur positivi risultati circoscritti al recupero degli imballaggi non bastano per misurare i progressi del Paese verso un’economia davvero circolare. Gli imballaggi infatti sono tra i protagonisti del dibattito sulla gestione dei rifiuti in Italia perché sono una frazione visibile e una presenza costante nelle nostre case, ma in realtà rappresentano solo l’8% circa di tutti i rifiuti prodotti in Italia, dove tra rifiuti urbani (circa 30 milioni di tonnellate annue) e speciali (circa 140 milioni di tonnellate annue) si arriva a sfiorare le 170 milioni di tonnellate l’anno.

Nei fatti, il tasso di circolarità di un Paese viene misurato da Eurostat in termini di risorse materiali utilizzate nel ciclo economico provenienti da prodotti riciclati e materiali di recupero: in quest’ottica, l’Italia è ferma al 17,7%. Un dato al di sopra della media europea, ma è comunque poco consolante di fronte all’evidenza che oltre l’80% della nostra economia ancora non è circolare.