Covid-19, Unicef: il sostegno dei Paesi ricchi a bambini e famiglie è totalmente inadeguato

Durante la prima ondata della pandemia, erogati alle famiglie solo il 2% dei finanziamenti

[11 Dicembre 2020]

Secondo il nuovo rapporto “Supporting Families and Children Beyond COVID-19: Social Protection in High Income Countries”, realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef, «Nei paesi ad alto reddito ci si aspetta che la povertà infantile resterà sopra i livelli pre-Covid almeno per i prossimi 5 anni».

Il rapporto, che analizza in che modo l’impatto sociale ed economico della pandemia potrebbe colpire i bambini; le risposte iniziali dei governi alla crisi; come le future politiche pubbliche potrebbero essere ottimizzate per supportare meglio i bambini, evidenzia che, nonostante i bambini siano le principali vittine della diseguaglianza crescente, «Solo il 2% degli aiuti finanziari erogati dai governi nei paesi Ocse e dell’Unione Europea sono stati allocati per supportare i bambini e le famiglie con bambini durante la prima ondata della pandemia.

Gunilla Olsson, direttrice del Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef, sottolinea che «L’ammontare degli aiuti finanziari assegnati direttamente ai bambini e alle famiglie non è adeguato alle gravi conseguenze della pandemia, né alla durata prevista dell’impatto che la crisi avrà su questi Paesi».

Dal rapporto emerge che «Tra febbraio e la fine di luglio 2020 i Paesi ad alto reddito hanno speso la storica cifra di 10,8 trilioni di dollari per la risposta al Covid-19 e il 90% di questi soldi sono stati investiti in pacchetti di incentivi fiscali diretti a, o passando per, le aziende».

L’Unicef prende amaramente atto che «Sebbene sia una parte essenziale della risposta alla crisi, il sostegno alle imprese escluderà inevitabilmente i bambini più emarginati e le loro famiglie nella società, il che significa che coloro in situazioni peggiori saranno quelli maggiormente colpiti».

La Olsson è molto preoccupata: «Dato che la seconda ondata di COVID-19 continua ad avere conseguenze, si deve cercare un migliore equilibrio».

Il rapporto fa notare che «Circa un terzo dei paesi Ocse e Ue compresi nel rapporto non hanno implementato nessuna politica specifica per supportare i bambini nella risposta alla prima ondata della pandemia. Fra i Paesi che hanno investito in interventi di protezione sociale per i bambini e le famiglie – compresa l’assistenza all’infanzia, l’alimentazione scolastica e gli assegni familiari – la maggior parte sono durati in media solo tre mesi. La natura a breve termine di questi interventi è del tutto inadeguata per affrontare la durata prevista della crisi e i rischi legati alla povertà infantile nel lungo periodo».

La Olsson aggiunge: «Chiediamo ai governi di incrementare la protezione sociale per i bambini, insieme agli aiuti alle imprese. Politiche familiari più forti devono includere una combinazione di sostegno incondizionato al reddito delle famiglie più povere, sussidi per il cibo, per l’assistenza all’infanzia e per esenzioni per utenze, affitti o mutui a lungo termine per porre delle basi più solide affinché tutti i bambini, e le loro famiglie, possano riprendersi da questa crisi».

Il rapporto presenta le linee guida per aiutare a trovare un migliore equilibrio per rispondere sia ai bisogni delle famiglie con bambini e sia agli aiuti necessari alle imprese, che comprendono strategie per proteggere i bambini e le famiglie dalle ulteriori conseguenze della seconda ondata di Covid-19:

Riequilibrare gli attuali stimoli fiscali per incrementare la spesa per la protezione sociale, in linea con le evidenze su ciò che funziona per la protezione dei bambini durante le crisi. I costi pubblici e privati legati al peggioramento attuale delle condizioni di vita della popolazione minorile saranno di lunga durata e costosi, in quanto, nel tempo, la domanda di interventi sociali sarà maggiore.

In particolare, allentare i criteri di ammissibilità alle politiche familiari esistenti, comprese le condizioni di lavoro, i contributi sociali e per la casa/residenza, per consentire a tutte le famiglie vulnerabili con figli – ad esempio, le famiglie senza lavoro, quelle a rischio povertà e i nuovi migranti – di accedere ai sussidi in questo momento.

Diversificare le risposte per la protezione sociale per coprire la gamma dei bisogni dei bambini e delle loro famiglie durante il Covid-19, compreso il supporto al reddito, all’alimentazione scolastica/nelle scuole e/o la sostituzione di servizi, assistenza all’infanzia, assistenza sanitaria e le esenzioni per le utenze, l’affitto e/o mutui.

Mentre i paesi guardano a un futuro post Covid, bisogna assicurare che politiche familiari inclusive – progettate specificamente per proteggere i bambini dalla povertà e migliorare il benessere di tutti i bambini – siano integrate nel cuore delle risposte per la ripresa dal Covid-19.

I continui sostegni alle imprese possono includere condizioni che cerchino di promuovere un investimento equo e favorevole di questi fondi pubblici per le famiglie – ad esempio, regolando le condizioni di congedo e di lavoro per i genitori – opzioni finora sottoutilizzate nei pacchetti di stimolo fiscale.

Proteggere le misure di sostegno e i servizi per bambini e famiglie dall’austerità, cosa che può alimentare violenze, indurre le persone a perdere la casa, favorire cattive condizioni di salute e aumentare la presenza di bambini in istituto.

Infine, guardando al lungo periodo, rafforzare i sistemi di protezione sociale e le politiche familiari e per l’infanzia per prevenire la povertà e massimizzare i progressi secondo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e costruire la resilienza a shock futuri.