Per greenreport l’analisi degli autori, due giovani economisti ambientali italiani

Cos’è davvero l’eco-innovazione? Uno sguardo approfondito nella letteratura scientifica

Un elemento sempre più decisivo per permettere un disaccoppiamento tra crescita economica e pressione ambientale

[13 Aprile 2016]

L’eco-innovazione è posta sempre più insistentemente al centro del dibattito, sia accademico che politico, in quanto è generalmente considerata come un fattore cruciale per permettere un disaccoppiamento tra crescita economica e pressione ambientale. Tale disaccoppiamento permette alle imprese di ridurre il proprio impatto sull’ambiente associato all’attività produttiva senza rinunciare alla competitività e, in alcuni casi, migliorandola grazie ai vantaggi economici derivanti dall’eco-innovazione.

Una comprensione di cosa si celi dietro questo termine, non sempre usato nell’accezione appropriata, e di come il mondo accademico si sia orientato in anni recenti nell’analisi di questo concetto è quindi un esercizio importante per fissare lo stato dell’arte e fornire una guida per riflessioni ed analisi future.

A questa necessità risponde l’articolo titolato “A Survey of the Literature on Environmental Innovation based on Main Path Analysis” recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Economic Surveys dai cinque economisti italiani Nicolò Barbieri, Claudia Ghisetti, Marianna Gilli, Giovanni Marin e Francesco Nicolli afferenti al centro interuniversitario Seeds. L’articolo, supportato dai fondi del progetto di ricerca nazionale Prin-Miur 2010–11 ‘Climate changes in the Mediterranean area: scenarios, mitigation policies and technological innovation’, propone una lettura sistematizzata della letteratura scientifica che ha trattato il tema delle eco-innovazioni per mezzo di una metodologia consolidata che ricostruisce la rete di citazioni per articoli chiamata “Main Path Analysis”.

Viene dapprima fornita una chiarificazione concettuale del cosa debba intendersi con il termine “eco-innovazione” e, successivamente, viene proposta una mappatura di come la conoscenza sul tema si sia articolata nel tempo, quali siano i principali temi emersi e le loro principali implicazioni. L’articolo si conclude con una riflessione sulle linee di ricerca rimaste ad oggi inesplorate che meritano attenzione futura.

Il primo concetto che viene fissato è quello della differenza tra il termine “innovazione ambientale” e quello “eco-innovazione”, il secondo da considerarsi una sottoclasse del primo che si verifica se e solo se quando a un minore impatto ambientale della produzione risulta un miglioramento nelle performance economiche delle imprese innovative. Viene poi discussa la metodologia scelta per la selezione degli articoli accademici rilevanti (raffigurati nella figura e collegati con link di citazione, ndr), i quali vengono analizzati per tematica trattata e per citazioni che questi articoli hanno rivolto a letteratura scientifica antecedente, di modo da identificare un sentiero di conoscenza sul tema. Questo sentiero di conoscenza è poi scomposto nelle macro-tematiche principali per poi discutere le principali evidenze.

Le macro-tematiche principali emerse sono le seguenti: 1) determinanti delle innovazioni ambientali, intese come l’insieme degli elementi che spingono le imprese ad adottarle e ne facilitano l’invenzione, ivi inclusi strumenti di certificazione ambientale quali l’Emas; 2) regolamentazione, inteso come il ruolo che le politiche ambientali internazionali, nazionali e locali hanno nello favorire tali innovazioni; 3) effetti economici, ovvero le conseguenze socio-economiche che l’adozione di tali innovazioni comporta, ad esempio sulla competitività e sulla profittabilità d’impresa e 4) effetti ambientali, intesi come l’analisi delle relazioni tra cambiamento tecnologico di tipo “green” e le performance ambientali conseguite.

In aggiunta alle aree tematiche per le quali evidenze sono risultate molto mature e coerenti e quindi già direttamente fruibili per articolare riflessioni anche di policy, come la 1) e la 2), rimangono ancora spazi di approfondimento per quanto concerne le rimanenti aree, ovvero le 3) (effetti economici) e la 4) (effetti ambientali), per le quali si rilevano evidenze scarse o talvolta parzialmente incoerenti, rendendo di fatto necessarie analisi future nelle direzioni finali suggerite dall’articolo.

di Claudia Ghisetti e Giovanni Marin