Intervista al presidente Jacques Rocher

Contro la deforestazione, 135 milioni di nuovi alberi dalla Fondazione Yves Rocher

«Assieme ai nostri partner, il nostro desiderio è quello di piantare alberi per la vita». Da quest’anno anche in Italia

[5 Luglio 2021]

Attraverso il progetto Plant for Life della Fondazione Yves Rocher, dal 2007 a oggi sono stati piantumati oltre 100 milioni di alberi in tutto il mondo: qual è l’ambizione di un’iniziativa tanto ampia, e quale il prossimo passo?

«Negli ultimi 30 anni, a causa della deforestazione circa 420 milioni di ettari di foreste sono scomparsi in tutto il mondo, l’equivalente di un campo da calcio al second: per questo, assieme ai nostri partner, il nostro desiderio è quello di piantare alberi per la vita e incoraggiamo la comunità globale a fare lo stesso.

Dopo aver piantato 100 milioni di alberi in tutto il mondo al 2020, il nostro obiettivo è quello di piantarne altri 35 milioni entro il 2025, lavorando fianco a fianco con le nostre Ong partner in tutto il mondo e coinvolgendo maggiormente le giovani generazioni: loro hanno un ruolo chiave nel prendere l’iniziativa e nell’ aumentare la sensibilizzazione sull’importanza della riforestazione».

In quali aree del pianeta si sono concentrate prevalentemente le piantumazioni, e come verrà verificata il corretto sviluppo di un ammontare tanto ampio di alberi?

«Dal 2007, quando è iniziato il nostro programma di piantagione, abbiamo portato alberi in 35 Paesi di tutto il mondo: Sud America, Africa occidentale e orientale, Europa… ma i casi più emblematici credo siano ben rappresentati da Etiopia, India e Francia.

L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del pianeta, dove la nostra stroria è iniziata nel 2009 con Irène Pfister-Hauri che in quell’anno ha vinto il Gran premio internazionale Terre de Femmes. Questa donna ha creato nel 2000 la Green Ethiopia Foundation e con loro abbiamo piantato più di 46 milioni di alberi.

In India, la nostra motivazione principale era la situazione nel Tamil Nadu: nel 2007, dopo aver incontrato la Fondazione Isha Yves Rocher non ha avuto dubbi e ha deciso di impegnarsi a sostenere il suo progetto “Green Hands”: lì abbiamo piantato 32 milioni di alberi.

In Francia, invece, la semplificazione del paesaggio agricolo che ha avuto luogo quasi 50 anni fa e tra le sue conseguenze c’è stata la scomparsa delle siepi e dell’ecosistema associato. Qui abbiamo iniziato a piantare nel 2010 con il nostro partner “Afac-Agroforesteries” e abbiamo piantato quasi 5 milioni di alberi e arbusti, siepi con l’obiettivo di ristabilire una continuità di paesaggio, combattere l’erosione, proteggere appezzamenti di terreno per le colture o il bestiame, ecc.

Tutti questi programmi sono partiti da aree pilota e poi si sono evoluti in programmi nazionali che oggi coprono gran parte di ogni Paese. Ci affidiamo all’esperienza dei nostri partner locali, capaci di strutturare azioni di piantagione a lungo termine e su larga scala su tutto il territorio e di garantirne il monitoraggio e la gestione. Si tratta di un processo, ci sono voluti diversi anni per raggiungere questo livello di maturità, ma questa è la forza del nostro programma: la nostra capacità di lavorare come rete e in scala con i nostri partner».

Da quest’anno anche l’Italia partecipa all’iniziativa, ci può spiegare in che modo?

«In Italia sosteniamo Aveprobi (l’Associazione veneziana dei produttori biologici e biodinamici) e il loro partner locale CoGeV (cooperativa di gestione verde). Attraverso questo progetto, la Fondazione Yves Rocher si è impegnata a finanziare la piantumazione di 10.000 alberi in 14 aziende agricole del Veneto e del Lazio. Il Veneto in particolare è una zona fortemente caratterizzata da un’agricoltura intensiva dove le formazioni forestali (siepi, boschetti, fasce tampone) sono quasi scomparse. Ecco perché questo progetto mira ad aumentare la biodiversità attraverso la piantagione di nuove siepi, fasce tampone e boschetti, composti da alberi e arbusti, utilizzando più specie vegetali autoctone».

Molti scienziati e importanti associazioni ambientaliste osservano che piantare alberi non basta per lottare contro la crisi climatica, sebbene possa certamente svolgere un ruolo positivo. Quali sono le iniziative e gli obiettivi che Yves Rocher sta portando avanti per raggiungere la neutralità climatica?

«In un mondo in cui l’emergenza climatica è al centro di tutte le preoccupazioni, la “neutralità del carbonio” si presenta come una soluzione di punta per ridurre i gas a effetto serra, e ciò implica inevitabilmente la compensazione delle emissioni di carbonio. Tuttavia questa strategia, adottata da molte aziende, ha una serie di limiti: prima di tutto non ha dimostrato pienamente la sua efficacia, né la sua capacità di ridurre le emissioni di gas serra in modo chiaro e sostenibile. Inoltre, può incoraggiare le aziende ad aumentare le loro emissioni sapendo che saranno compensate. Infine, delega la responsabilità del cambiamento di comportamento ad altri.

All’interno del Groupe Rocher, abbiamo fatto la scelta della sobrietà carbonica che non mira a compensare, ma tende a ridurre il consumo di energia e a “fare di più con meno”: compensare per avere la coscienza a posto non è un’opzione.

Ad esempio abbiamo fatto investimenti significativi per aumentare la quota di produzione di elettricità e di calore da fonti rinnovabili, che oggi rappresenta il 76% dell’elettricità consumata dal Gruppo. Complessivamente, nel 2019 il Gruppo ha emesso il 17% in meno di gas serra rispetto al 2017: sappiamo che c’è ancora molta strada da fare, ma faremo tutti gli sforzi necessari per continuare a ridurre le nostre emissioni, che speriamo di dimezzare entro il 2030»*.

*Questa risposta è stata fornita da Claude Fromageot, direttore dello sviluppo responsabile del Groupe Rocher e amministratore della Fondazione Yves Rocher

L. A.