Continuare a crescere economicamente fino al 2100 è compatibile con l’Accordo di Parigi

La riduzione delle emissioni di carbonio fino al net zero non danneggerà l’economia globale

[30 Marzo 2022]

Secondo lo studio “1.5° C Climate and Energy Scenarios: Impacts on Economic Growth”, pubblicato oggi su Oxford Open Energy, «I Paesi possono arrivare alle  emissioni net zero di carbonio entro il 2050 mantenendo la crescita economica».

All’Oxford University ricordano che «Le emissioni net zero entro il 2050 sono l’obiettivo della politica climatica perseguita ora da molti Paesi, in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi del 2015 di “contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2° C rispetto ai livelli preindustriali e proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5° C al di sopra dei livelli preindustriali”».

Il nuovo studio riporta un lavoro precedente che ha utilizzato il sistema energetico e i modelli macroeconomici per esplorare come questi obiettivi potrebbero essere raggiunti e se è possibile raggiungerli con una crescita economica continua fino al 2100.

I ricercatori sottolineano che «Mentre alcuni studiosi sostengono che la risoluzione della crisi climatica non è coerente con la continua crescita economica nei Paesi ricchi, tra il 1990 e il 2016 l’economia dell’Unione europea è cresciuta di oltre il 50%, mentre le emissioni di CO2 sono diminuite del 25%. Nel Regno Unito e in Finlandia, ad esempio, le emissioni basate sui consumi dal 2007 al 2016 sono diminuite, mentre le loro economie dal 2010 al 2016 sono cresciute».

I ricercatori hanno modellato vari scenari per rallentare la crescita della domanda globale di energia primaria in modo che nel 2100 la domanda di energia primaria fosse solo del 30% al di sopra del livello del 2020. Hanno anche modellato l’implementazione delle tecnologie rinnovabili necessarie per decarbonizzare quasi completamente la produzione di elettricità entro il 2100 e produrre 7 volte più energia utilizzata nel mondo nel 2010, per sostituire i combustibili fossili nei trasporti, nel riscaldamento e in alcuni processi industriali. Infine, hanno modellato la graduale riduzione del carbone a livello globale alla stessa velocità con cui gli Stati Uniti ne hanno ridotto l’uso negli ultimi anni.

Ne sono venuti fuori risultati «Coerenti con i numerosi scenari di 1,5°C nel database dei ricercatori, che mostravano tutti una crescita continua nell’economia mondiale, pur raggiungendo l’obiettivo climatico di 1,5° C. In generale, la riduzione della crescita economica entro il 2100 da una baseline senza decarbonizzazione e che ignora i danni climatici è stata modesta. Nessuno degli scenari si è avvicinato minimamente al calo della produzione economica rispetto al livello del 2020».

Nello scenario centrale la crescita economica dopo il 2020 scende dal 3,5% a poco più dell’1% nel 2100. I ricercatori spiegano che «Questo calo è dovuto principalmente alla stabilizzazione della popolazione umana in questo periodo. La crescita pro capite si dimezza in questi 80 anni poiché la crescita degli investimenti (che è essenziale per la decarbonizzazione) rallenta, in gran parte dopo il 2040. Il tasso di crescita medio annuo nel periodo 2020-2100 coerente con un sistema energetico che raggiunge 1,5° C in 2100 (dopo aver raggiunto il picco di 1,87° C tra il 2050 e il 2060) è dell’1,76%. Nel 2100 l’economia globale sarà 5 più grande che nel  2015».

Lo studio fa notare che «Con una riduzione graduale del carbone, sarebbe ancora possibile raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C entro il 2100, ma solo facendo un uso significativamente maggiore delle tecnologie di carbon capture and storage e di gtecnologie negative emission. La temperatura di picco in questo scenario sale da 1,87° C a 1,89° C. Se la carbon capture and storage non è disponibile, anche con la rapida riduzione graduale del carbone, le emissioni cumulative di CO2 raddoppiano rispetto allo scenario centrale e non sarebbe più possibile mantenere l’aumento della temperatura a 1,5° C entro il 2100. Salirà a 1,74° C».

I risultati dello studio suggeriscono che «Con politiche pubbliche rigorose, l’obiettivo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5° C nel 2100 è fattibile e che ciò può essere ottenuto con una robusta crescita economica. Per raggiungere questo obiettivo, le politiche dei Paesi dovrebbero stimolare aumenti significativi dell’efficienza energetica e delle risorse e il rapido dispiegamento di tecnologie low-carbon, con la cooperazione globale, una forte politica ambientale e una bassa crescita demografica».

Il principale autore dello studio, Paul Ekins che insegna Resources and Environment Policy all’University College London, conclude: «La continua crescita economica globale è chiaramente compatibile con il raggiungimento dell’obiettivo della temperatura dell’Accordo di Parigi. Ora i governi devono fare un passo avanti per mettere in atto le politiche per stimolare gli investimenti necessari per trasformare queste proiezioni in realtà».