Niente nucleare nel futuro dell’Italia: costa troppo e richiede troppo tempo

Conferenza nazionale sul clima, tre proposte per riportare l’Italia sulla transizione giusta

Ronchi: «Abbiamo accumulato 30 anni di ritardi e, a causa dello scarso impegno nella riduzione delle emissioni, subiamo già oggi ingenti danni»

[14 Luglio 2022]

La Conferenza nazionale sul clima 2022, appena conclusasi a Roma, prende le mosse dal pacchetto di 40 proposte d’intervento presentato da Italy for climate lo scorso dicembre, per rilanciare con tre nuovi capisaldi in grado di riportare l’Italia sulla strada della transizione giusta e sostenibile, ad oggi rallentata (anche) dall’invasione russa dell’Ucraina.

«La lotta al cambiamento climatico e l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 sono una priorità, da cui dipendono il futuro e l’economia del nostro Paese – spiega Edo Ronchi, promotore di Italy for climate e già ministro dell’Ambiente – L’Italia deve dotarsi quanto prima di una legge per il clima, come hanno già fatto Germania, Francia e Regno Unito, per varare misure concrete di adattamento al cambiamento climatico, coinvolgendo i diversi settori e i territori. Abbiamo accumulato 30 anni di ritardi e, a causa dello scarso impegno nella riduzione delle emissioni, subiamo già oggi ingenti danni: incendi, siccità, eventi meteorologici estremi sono conseguenze gravi davanti agli occhi di tutti».

Danni che, senza una rapida inversione di rotta della crisi climatica, non faranno che aumentare: a fine secolo potrebbero pesare sull’Italia per l’8% del Pil – circa lo stesso impatto della pandemia nel 2020 –, facendo perdere al Paese circa 140 miliardi di euro ogni anno.

Per evitare questo scenario catastrofico, l’Italia è chiamata a contribuire contro la crisi climatica. Come? L’orizzonte è quello tracciato dalla Commissione europea con la proposta RePowerEu, che la Conferenza nazionale sul clima declina in tre strategie d’intervento nazionale in grado di produrre nei prossimi tre anni «un risparmio di oltre 15 miliardi di mc di gas e taglio di quasi 40 milioni di tonnellate di gas serra».

Si tratta di raggiungere al 2030 l’85% della produzione elettrica nazionale attraverso fonti rinnovabili (oggi è circa al 40%); ripensare il Superbonus dell’edilizia, per elettrificare 3 milioni di abitazioni in tre anni; mobilitare i cittadini, attraverso una campagna per incidere sui consumi di energia attraverso i comportamenti individuali. A monte di tutto ciò resta l’urgenza che anche l’Italia si doti di una Legge per il clima, che fornisca un quadro certo e vincolante da qui al 2050 – definendo target specifici, anche a livello dei singoli settori produttivi, e azioni chiare e stabili – insieme all’esigenza di accompagnare la transizione energetica con misure contro le disuguaglianze e a favore dei cittadini più in difficoltà, in modo da renderla non solo renderla socialmente accettabile ma pienamente desiderabile.

Il primo caposaldo individuato dalla Conferenza nazionale – ovvero le rinnovabili – si sviluppa a partire dalla strategia condivisa da Elettricità futura col ministro Cingolani, che punta a coprire l’84% della produzione di elettricità al 2030.

Per raggiungere l’obiettivo, coerentemente col RePowerEu, occorre in primis una «revisione del quadro normativo, con l’adozione dei nuovi target europei, la classificazione delle fonti rinnovabili come «materia di interesse pubblico prevalente», l’individuazione delle “aree di riferimento” con iter autorizzativi semplificati e della durata inferiore a un anno», a cui la Conferenza aggiunge «l’iniziativa “tetti solari”, con introduzione di uno sportello unico e iter amministrativo inferiore ai tre mesi, obbligo di solarizzazione dei tetti commerciali e pubblici entro il 2027, promozione dell’elettrificazione, dei prosumer e la diffusione dei sistemi di accumulo».

In questo contesto resta cruciale un ruolo attivo di Regioni e Comuni: «Portare velocemente a termine il burden sharing tra le Regioni del nuovo target europeo sulle rinnovabili (già adottando il 45% al 2030 indicato in RePowerEu) con nuovi target effettivamente vincolanti per le Amministrazioni regionali, prevedendo anche la possibilità di commissariamento in caso di inadempienze gravi e prolungate». Al contempo i Comuni con più di 10mila abitanti dovranno portare avanti monitoraggi sulle rinnovabili presenti sul territorio e promuovere almeno 1 Comunità energetica entro il 2025, obiettivi che diventano più sfidanti – fino all’introduzione di specifici Piani comunali per il clima al 2050 – per i Comuni con più di 50mila abitanti.

Soffermandosi invece sulla partita del superbonus, che anche in queste ore agita la vita del Governo, la Conferenza nazionale documenta che «a maggio del 2022 sono stati realizzati 170 mila interventi con 30 miliardi di euro di finanziamenti (ultimo consuntivo Enea) che avrebbero interessato circa 500 mila abitazioni (meno del 2% del totale nazionale; stima di Italy for Climate) e prodotto un risparmio non superiore a 400 mila tep: meno dell’1% del consumo energetico degli edifici in Italia e dello 0,4% di tutti i consumi energetici finali nazionali». Da qui l’esigenza di rivedere la norma, puntando su un effettiva decarbonizzazione ed elettrificazione: niente incentivi per la caldaie a gas, ad esempio, ma alle pompe di calore sì.

Infine, Italy for climate propone di lanciare a livello nazionale una grande campagna di sensibilizzazione collegata all’iniziativa dell’Agenzia internazionale dell’energia e della Commissione europea “Playing my part”, che prevede la diffusione su vasta scala di misure comportamentali per i cittadini, dall’abbassare riscaldamento e condizionatori a promuovere lo smart working.

Per fare tutto questo, viene sottolineato il ruolo «cruciale» di un’informazione ambientale di qualità, basata su dati scientifici: «Conoscenza e informazione hanno ruolo centrale nel momento di transizione in cui viviamo e l’attuazione di misure come quelle descritte; per superare luoghi comuni infondati e, ad esempio, i “falsi miti” sul contributo che le fonti rinnovabili potrebbero/dovrebbero avere».

In quest’ambito rientra anche l’utilità di un’informazione chiara sul ruolo del nucleare, che rinnovabile non è ma che continuerà ad avere un ruolo (marginale) nella transizione ecologica, come chiarito da ultimo anche dall’Agenzia internazionale per l’energia (Iea): nel merito, la Conferenza nazionale sul clima evidenzia che «i tempi tecnici di realizzazione degli impianti nucleari sono molto lunghi e, anche immaginando di partire domani, andrebbero ben oltre il 2035, cioè ben oltre il tempo limite per vincere la sfida climatica. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia oggi in Europa il kWh da nucleare costa circa il triplo di quello da fotovoltaico ed eolico a terra, con previsioni al 2050 di aumento fino a cinque volte tanto, con costi in Italia ancora maggiori, perché non disponiamo di filiere produttive nazionali sul nucleare. Due aspetti tecnici e oggettivi che condizionano fortemente ogni riflessione su una ipotesi di programma di sviluppo del nucleare in Italia, in cui il costo troppo elevato diventa variabile di valutazione determinante e insuperabile».