Con Geosmart la geotermia punta a migliorare stabilità e flessibilità del sistema energetico

Un progetto europeo riunisce 19 partner internazionali per migliorare l’affidabilità di una rete dove fonti rinnovabili preziose ma intermittenti come eolico e fotovoltaico continueranno a crescere

[27 Gennaio 2020]

Come integrare al meglio la geotermia all’interno dell’intero sistema energetico europeo? Finanziato all’interno del programma Horizon 2020, il progetto Ue Geosmart punta a rispondere in maniera organica a questa domanda: unisce infatti in un Consorzio le competenze di 19 partner provenienti da 8 Paesi diversi – per l’Italia partecipano la società d’ingegneria Spike Renewables e CoSviG, il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche – per esplorare appieno le potenzialità della geotermia in termini di flessibilità del sistema energetico, sotto il profilo della produzione di elettricità come di calore.

«Stiamo lavorando sul miglioramento della capacità di utilizzo della geotermia all’interno di un sistema energetico più ampio – spiega a GeoLink Loredana Torsello, responsabile dei Progetti Internazionali di CoSviG – L’idea è quella di utilizzare la geotermia come una delle fonti che rendono flessibile il sistema energetico, utilizzando tecnologie anche tradizionali ma integrate in un’ottica sistemica».

Come noto le energie rinnovabili sono alla base della transizione verso un’economia a emissioni nette zero di gas serra, ma affinché possano definitivamente rimpiazzare le fonti fossili è necessario combinare flessibilità e stabilità negli approvvigionamenti di energia: un quadro che è possibile ottenere solo combinando tra loro fonti rinnovabili diverse, in un bilanciato mix dove la geotermia è in grado di rivestire un ruolo di primo piano grazie alle sue caratteristiche uniche.

I vantaggi offerti dalla geotermia in termini di stabilità nella produzione di energia sono noti da tempo. Come ricordato recentemente anche dalla Iea (l’Agenzia Internazionale dell’Energia) la «tecnologia geotermica produce un’energia di baseload stabile e senza emissioni di CO2», ovvero in grado di soddisfare le richieste energetiche di baseload cioè la cosidetta domanda di base, che corrisponde al livello minimo della domanda di elettricità dell’intero sistema produttivo.Gli impianti geotermici, infatti, riescono ad assicurare una funzionalità 24/7 (ovvero 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, al lordo delle ore di manutenzione e stop programmati delle centrali)  indipendentemente – ad esempio – dalle condizioni meteorologiche; al contempo l’unica CO2 che fuoriesce dalle centrali geotermiche è quella già naturalmente presente nel sottosuolo, ed emessa anche attraverso il degassamento diffuso dai suoli.

Quale ruolo può esercitare invece la geotermia per quanto riguarda invece le esigenze di flessibilità del sistema energetico, che vanno crescendo man mano che fonti rinnovabili preziose ma intermittenti come l’eolico e il fotovoltaico aumentano la loro produzione?

La risposta dovrebbe arrivare appunto al termine del progetto Geosmart, che mira a combinare l’accumulo di energia geotermica con sistemi ORC (Organic Rankine Cycle) per garantire una capacità operativa altamente flessibile agli impianti geotermici, in presenza di campi a bassa come a medio-alta entalpia: un approccio che permette all’energia geotermica di essere stoccata nelle fasi di bassa domanda, per poi essere immessa in rete quando la domanda cresce.

«GeoSmart – concludono dal Consorzio – consentirà agli impianti geotermici di rispondere rapidamente alla domanda di calore ed energia per stabilizzare l’affidabilità della rete, contro le fluttuazioni causate dalla progressiva integrazione delle fonti rinnovabili intermittenti nella rete energetica».