Colle di Val d’Elsa, il Consorzio utenti Gore: il mini idroelettrico valorizza, non danneggia

Pochi anni fa il progetto era di «valenza strategica per la città» anche secondo il Comune, che oggi però si oppone all’autorizzazione rilasciata dalla Regione

[13 Dicembre 2022]

A Colle di Val d’Elsa s’intrecciano sindromi Nimby (non nel mio cortile) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) contro le rinnovabili, un caso da manuale che le mette a contrasto con la tutela del paesaggio: in questo caso quello tratteggiato dalle cosiddette Gore, un sistema di canali artificiali che per secoli ha fornito energia motrice a decine di opifici e dal quale oggi si potrebbe ricavare energia idroelettrica e dunque rinnovabile tramite due mini impianti (Mak2 e Pvg).

La disponibilità di questa energia potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte della Rcr, storica cristalleria colligiana che dà lavoro – tra occupati diretti e indiretti – a 500 persone: «L’acqua sarebbe prelevata con un turbina, pulita e reimmessa nel fiume, senza dispersione. Si parla di transizione energetica, ma qui si va in direzione contraria», spiega sul Corriere fiorentino l’ad Roberto Pierucci. Il Comune infatti ha fatto ricorso contro il via libera al progetto, assicurato nel 2021 dalla Regione Toscana. Eppure solo pochi anni fa, nel 2018, il giudizio era ben diverso.

«Mak2, la società titolare della concessione di prelievo dal fiume Elsa, è stata in mano pubblica (tramite la municipalizzata Intesa spa) fino al mese di novembre 2018, quando è stato deciso dalla stessa società pubblica senese di venderla al miglior offerente tramite bando pubblico. Nei documenti ufficiali dell’epoca possiamo notare come il Comune di Colle avallasse il progetto tanto da dichiarare testualmente, carte alla mano: “Il progetto va avanti in buona sinergia con Intesa spa, assumendo valenza strategica per la città di Colle”», ricordano oggi in una nota congiunta Mak2, Pvg e il Consorzio utenti Gore di Colle di Val d’Elsa, aggiungendo che «il sistema delle Gore, che fino ad ieri versava in stato di abbandono, necessità di importanti e ricorrenti investimenti per essere riqualificato e poi manutenuto. Tali spese, interamente a carico dei privati, porteranno indubbi benefici sia per fini turistici».

La società Mak2 è infatti l’unica autorizzata al prelievo di acqua dal fiume Elsa, grazie ad una concessione già in essere quando la società era in mano pubblica, e recentemente rimodulata al solo fine di recepire la direttiva Acque dell’Ue; la società Pvg potrebbe dunque usare la medesima acqua già derivata in forza della concessione Mak2 secondo la tradizione che, per secoli, a visto operare i vari opifici che hanno fatto la storia di Colle mediante il co-utilizzo dell’acqua delle Gore. La differenza è che questo progetto e il relativo “tubone” è concepito e dimensionato per poter rispondere anche all’esigenza di gestione delle ingenti acque meteoriche che si riversano nelle Gore durante i sempre più frequenti eventi meteo estremi causati dalla crisi climatica in corso.

Il timore però è che questi interventi possano danneggiare le Gore e il relativo paesaggio, nonostante le rassicurazione offerte direttamente dal Consorzio utenti delle Gore.

«Non capiamo – dichiarano Mak2, Pvg e Consorzio – come l’Amministrazione comunale possa essere contraria ad un progetto che salvaguarderebbe il territorio tramite la rimodulazione del prelievo dal fiume Elsa, che permetterebbe la riqualificazione e costante manutenzione del sistema Gore, che porterebbe grandi benefici al territorio e ai sui cittadini tramite l’impiego dell’energia autoprodotta in loco, come posti di lavoro diretti ed indiretti, garanzia sul coretto smaltimento acque meteoriche e vari interventi di compensazione che l’opera stessa assorbe come, ad esempio, l’inevitabile assistenza in fase di sviluppo e successiva manutenzione del progetto, fino ad oggi solo teorico, del “Parco urbano delle acque”».

Per smuovere l’empasse potrebbe essere utile guardare al di là del proprio orticello per sbirciare cosa si sta muovendo a livello nazionale, dove Fai, Legambiente e Wwf hanno trovato nei giorni scorsi una posizione comune sui Paesaggi rinnovabili, ovvero sull’urgenza di tutelare il paesaggio anche grazie agli impianti rinnovabili anziché alimentare sindromi Nimby. Un posizionamento che ha colto il favore del ministero dell’Ambiente, pronto ad aprire un tavolo di confronto nel merito con le associazioni: se in tal senso si muove il Governo nazionale è evidente che potrebbe fare lo stesso anche quello comunale, basterebbe la volontà politica.