Ieri gli scioperi indetti dai sindacati in tutta Italia per evitare lo scenario

Codice appalti, Assoambiente si schiera a favore dell’articolo 177

«Le aziende private guardano positivamente all’ampliamento delle opportunità di lavoro»

[1 Luglio 2021]

Da una parte chi paventa la possibile perdita di decine di migliaia di posti di lavoro – come le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil che hanno indetto ieri uno sciopero nazionale – dall’altra chi sostiene invece l’opportunità di un incremento: in questo caso Assoambiente, l’Associazione delle imprese private di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica.

Il nodo del contendere è l’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici, che riguarda gli affidamenti ai concessionari e impone ai titolari – per concessioni sopra i 150mila euro – che non siano passati da procedure “con  la  formula  della  finanza  di progetto, ovvero con procedure di gara ad evidenza  pubblica” di affidare a loro volta una quota pari all’80% del contratto, entro fine anno.

«La norma rappresenta una opportunità rilevante per le aziende del settore e l’associazione – dichiarano da Assoambiente – vigilerà affinché il legislatore e le istituzioni competenti applichino quanto previsto dalla legge adottando un modello concorrenziale in grado di garantire un processo ordinato».

Un passaggio ad oggi non scontato, tenuto conto che nei giorni scorsi sono stati presentati al Ddl di conversione del Dl Semplificazioni 24 emendamenti, da 10 forze politiche, che puntano a rivedere proprio l’articolo 177.

«Le aziende private – argomentano invece da Assoambiente – guardano positivamente all’ampliamento delle opportunità di lavoro, purché siano previste dettagliate e vincolanti clausole di subentro nelle attività come chiaramente previsto dallo stesso articolo 177, con applicazione dei contratti collettivi di categoria stipulati dalle associazioni più rappresentative. Ciò consentirà di assicurare la totale salvaguardia dei posti di lavoro e di sbarrare la strada a operatori non qualificati che spesso portano a servizi di bassa qualità e a trattamenti economici e normativi peggiorativi rispetto a quanto oggi garantito dalle aziende, eliminando qualsiasi fonte di preoccupazione alle organizzazioni sindacali e all’utenza.  L’esternalizzazione dei servizi prevista dalla norma non causerà la perdita di posti di lavoro ma, anzi, contribuirà all’incremento degli stessi ed al miglioramento dei livelli qualitativi dei servizi resi all’utenza. La competizione sul mercato si deve fondare sulla qualità, sulla produttività, sull’efficiente organizzazione di uomini e mezzi e non sul massimo ribasso o sul taglio indiscriminato dei costi nell’obiettivo di riportare in equilibrio, a posteriori, spese e ricavi».