I risultati del nuovo sondaggio Eurobarometro

Clima, per l’84% degli italiani il Governo Draghi non sta facendo abbastanza

L’86% reputa importante che sia il Governo sia l’Ue stabiliscano obiettivi ambiziosi per incrementare la quantità di energia rinnovabile utilizzata entro il 2030. Ma è quando si arriva a localizzare gli impianti sui territori che nascono i problemi

[5 Luglio 2021]

La consapevolezza della crisi climatica in corso – e della necessità di azioni conseguenti per difenderci – continua a svilupparsi in Italia, anche se su più fronti non mancano i ritardi da recuperare, come mostrano i risultati sullo speciale Eurobarometro dedicato ai cambiamenti climatici.

«Nonostante la pandemia e le difficoltà economiche che gli europei si trovano ad affrontare, il sostegno per l’azione climatica resta elevato. Gli europei sono consapevoli dei rischi a lungo termine rappresentati dalle crisi del clima e della biodiversità e si aspettano un’azione da parte dell’industria, dei governi e dell’Unione europea», commenta il vicepresidente esecutivo per il Green deal europeo, Frans Timmermans.

Dopo aver sondato (ad aprile) 26.669 cittadini nei 27 Stati membri dell’Ue, effettivamente oltre 9 persone intervistate su 10 ritengono che i cambiamenti climatici siano un problema grave (93%), e quasi otto su dieci (78 %) lo ritengono molto grave.

In termini di risposta politica, il 90% degli europei concorda sulla necessità di ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, compensando allo stesso tempo le emissioni residue affinché l’Ue raggiunga la neutralità climatica entro il 2050; l’87% pensa che sia importante che l’Ue fissi obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e lo stesso vale per migliorare l’efficienza energetica.

In particolare, l’81% degli europei concorda sul fatto che le energie pulite dovrebbero ricevere un maggiore sostegno finanziario pubblico, anche se questo comporta una riduzione dei sussidi per i combustibili fossili. Tre quarti degli europei (75%) ritengono che gli investimenti per la ripresa economica dovrebbero concentrarsi principalmente sulla nuova economia verde, anche perché il 74% è consapevole che che i costi dei danni causati dalla crisi climatica siano molto superiori agli investimenti necessari per la transizione verde.

Guardando in dettaglio al nostro Paese, invece, i risultati Eurobarometro mostrano che meno di un intervistato su dieci ritiene che il cambiamento climatico sia il problema più grave che il mondo si trovi ad affrontare (7% rispetto alla media Ue del 18%); in compenso l’84% degli italiani (contro una media Ue del 78%) pensa che il cambiamento climatico sia un problema molto serio.

Come contrastarlo? Il 63% ritiene che il Governo nazionale sia responsabile della lotta contro la crisi climatica – prima ancora che l’Ue (56%) – eppure reputa che stia facendo troppo poco: l’84% degli italiani dice “non abbastanza”, ben oltre la media europea (75%).

Non a caso quasi otto intervistati su dieci (78% rispetto alla media Ue del 74%) concordano con il fatto che i costi dei danni provocati dal cambiamento climatico siano molto più alti dei costi degli investimenti necessari a una transizione verde.

L’86% degli italiani reputa importante che sia il Governo nazionale (86%) che l’Unione europea (84%) stabiliscano obiettivi ambiziosi per incrementare la quantità di energia rinnovabile utilizzata entro il 2030, mentre l’89% concorda sul fatto che si dovrebbero ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra controbilanciando allo stesso tempo le restanti emissioni per rendere l’economia dell’Ue neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Come? A partire dal piano per la ripresa economica: il 78% (più della media Ue, 75%) pensa che questo denaro debba essere investito soprattutto nella nuova economia verde.

Si tratta di numeri importanti, che testimoniano come gli italiani – almeno a parole – siano più che pronti a sostenere la transizione ecologica del Paese. I guai arrivano però quando si va ad osservare la distanza che separa i risultati dei sondaggi con la reale consapevolezza di cosa sia necessario per questa transizione, che tra gli italiani appare molto scarsa sia sul profilo delle energie rinnovabili sia su quello dell’economia circolare.

Una consapevolezza di fatto scarsa – con responsabilità precise anche da parte dei media – che finisce per foraggiare le sindromi Nimby e Nimto che ormai punteggiano ovunque lo stivale, confinando il perimetro della transizione ecologica nella sfera dei desiderata più che nella messa a terra degli investimenti necessari.