Clima, nell’ultimo anno le emissioni di CO2 italiane sono calate meno della media Ue

In Europa sono scese del 3,8%, in Italia solo del 3%. E a livello globale continuano a salire

[9 Settembre 2020]

Dall’inizio del 21° secolo le emissioni di gas a effetto serra sono costantemente aumentate a livello globale, contribuendo ad accelerare la crisi climatica in corso: anche nel corso del 2019 sono aumentate dello 0,9% rispetto al 2018, arrivando a 38 Gt di CO2. Ma se nel mondo le emissioni di CO2 da combustibili fossili sono state del 68% più alte nell’ultimo anno rispetto al 1990, l’Europa mostra che è possibile abbinare la crescita economica alla decarbonizzazione: «Le emissioni di CO2 di origine fossile dell’Ue e del Regno Unito sono state del 25% inferiori rispetto ai livelli del 1990, la riduzione più significativa tra le principali aree economiche responsabili delle emissioni a livello mondiale». È quanto emerge dal Fossil CO2 emissions of all world countries – 2020 Report, appena pubblicato dal Jrc, il Centro comune di ricerca europeo.

Il trend registrato in Europa è proseguito anche nel corso dell’ultimo anno: «Gli Stati membri dell’Ue e il Regno Unito sono andati in controtendenza e hanno ridotto le emissioni di CO2 prodotte dalla combustione e dalla lavorazione dei combustibili fossili del 3,8% nel 2019 rispetto all’anno precedente. Dal 1990 in Europa si registra inoltre una tendenza al ribasso delle emissioni di CO2 pro capite e rispetto all’intensità della produzione economica. Queste riduzioni sono state ottenute grazie a una combinazione di politiche di mitigazione volte a decarbonizzare l’approvvigionamento energetico, l’industria e l’edilizia, e continueranno con rinnovato slancio nel quadro del Green deal europeo».

Senza però dimenticare il significativo contributo dato alla decarbonizzazione, in alcuni Stati almeno – come l’Italia – dalle crisi economiche che si sono susseguite nel corso dell’ultimo decennio, frenando la crescita del Pil e con esso quella delle emissioni.

Nel nostro Paese, anche nel corso del 2019, la performance è stata peggiore rispetto a quella media continentale. Mentre in Europa le emissioni di CO2 calavano del 3,8%, in Italia sono scese solo del 3% rispetto al 2018. Anche rispetto al 1990 il gap rimane (-23%, contro il -25,1% europeo).

Soprattutto, a fine 2019 le emissioni nazionali di CO2 erano pressoché paragonabili a quelle registrate nel 2014: di fatto, cinque anni di stallo. Mentre la crisi climatica non aspetta, e l’Italia dovrebbe saperlo bene dato che qui le temperature stanno già salendo molto più velocemente rispetto alla media globale. Anche l’avvento della Covid-19 non cambia granché le carte in tavola: l’Ispra stima che quest’anno ci sarà una contrazione delle emissioni di gas serra pari al -7,5% rispetto al 2019, ma la lotta contro la crisi climatica non è uno sprint. È uno sforzo di lungo periodo, e senza cambiamenti strutturali le emissioni sono prontissime a tornare in alto non appena si riaccenderanno i motori dell’economia.

Sforzi vani, di fronte al resto del mondo che continua a bruciare combustibili fossili a più non posso? Dopotutto, l’Europa conta “solo” per l’8,7% delle emissioni di CO2 globali (e l’Italia all’interno dell’Europa pesa il 10%), equivalenti a 6,5 tonnellate di CO2 procapite l’anno e 3,3 Gt totali. Nel frattempo quelle cinesi continuano a salire (+3,4% rispetto al 2018), come del resto quelle indiane (+1,6%), ma anche Giappone (-2,1%), Usa (-2,6%) e Russia (-0,8%) registrano dati in discesa. Quella contro la crisi climatica è una sfida globale che – dunque – si vince solo a livello globale: la strada è già segnata per tutti, ma quei Paesi che riusciranno a rimanere competitivi decarbonizzando la propria economia avranno molte carte in più da giocare sul piano della concorrenza economica, già oggi e non solo nel prossimo futuro.

Basterebbe questo per spingere sulla transizione ecologica, ma è opportuno ricordare che l’Europa come il resto dell’occidente sconta ancora una responsabilità storica lontana dall’essere ripagata. Dall’inizio della Rivoluzione industriale, l’Ue e il Regno Unito sono responsabili di emissioni globali cumulative senza precedenti nella misura del 22 per cento, subito dietro agli Stati Uniti. Resta molto da lavorare prima di ripagare il debito col clima.