Clima, la crisi da Covid-19 ha tagliato le emissioni italiane del 17%. Record per le rinnovabili

Enea: ma con un ritorno dell’attività economica ai livelli pre-crisi plausibile che la traiettoria delle emissioni «torni a non essere in linea con gli obiettivi al 2030». Idem per le energie pulite

[29 Luglio 2020]

Ancora una volta dove non arriva la politica industriale ci pensa – in modo assai più distruttivo – una crisi economica a tagliare le emissioni di gas serra italiane, e stavolta la batosta è stata molto dura: l’Enea nella sua ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano documenta cali «senza precedenti».

Nel II trimestre 2020 i consumi di energia sono calati del 22% rispetto al 2019, mentre su base semestrale il dato si ferma a -14%. «E anche nell’ipotesi ottimistica di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno, a fine 2020 la flessione sarà probabilmente superiore al record negativo del 2009 (-6%), spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che ha curato l’Analisi.

In compenso il forte calo dei consumi di energia elettrica (-13%) ha accresciuto il ‘peso’ delle fonti rinnovabili – forti anche della priorità di dispacciamento – che nel mese di maggio hanno soddisfatto oltre il 50% della domanda di elettricità «raggiungendo un nuovo massimo storico».

Un dato che a sua volta è collegato a quello sulle emissioni: nel II trimestre quelle di CO2 del sistema energetico sono stimate in calo del 26%, mentre guardando al primo semestre si arriva a circa il -17% (oltre 28 MtCO2 in meno). Cali in entrambi i casi cali superiori a quello dei consumi di energia, perché quest’ultimo si è concentrato sulle fonti fossili, e tra queste su quelle a maggiore intensità carbonica (carbone e petrolio).

Tuttavia, se per l’economia (come per l’incremento di povertà e disuguaglianze sociali legato alla crisi) non c’è da festeggiare, anche il clima non ringrazia. Le stime preliminari evidenziano che a luglio i consumi di energia sono già in sensibile aumento – si stima un calo rispetto a luglio 2019 inferiore al 10%, in ripresa rispetto al -15% stimato per giugno – e questo senza una transizione ecologica si tradurrà inevitabilmente in un’accelerata delle emissioni.

In questi mesi infatti «circa 2/3 della riduzione delle emissioni – documenta l’Enea – è spiegata dal crollo della domanda di energia, sebbene un ruolo significativo lo abbiano avuto anche l’accelerazione della decarbonizzazione nel settore elettrico e in misura minore la riduzione dell’intensità energetica dell’economia (favorita peraltro anche dal clima mite). Ne consegue che in uno scenario di ritorno dell’attività economica sui livelli pre-crisi è plausibile che la traiettoria delle emissioni torni a non essere in linea con gli obiettivi al 2030. Inoltre, pur in miglioramento, anche in questa fase la crescita del peso delle rinnovabili resta su una traiettoria non in linea con gli obiettivi».

Non è una novità, purtroppo. Nel corso del 2019 le emissioni di CO2 legate al settore energetico in Europa sono calate il doppio che in Italia, dove sono sostanzialmente ferme ai livelli del 2014; nel frattempo il clima del nostro Paese si surriscalda però a velocità praticamente doppia rispetto alla media globale. Anche le nuove istallazioni di energie rinnovabili crescono col contagocce ormai dal 2013, tanto che se proseguiremo con questo ritmo gli obiettivi al 2030 rimarranno irraggiungibili.