Oggi e domani il Consiglio Ue dovrà decidere se perseguire o meno questo scenario al 2050

Clima, ecco cosa significa per l’Ue (e l’Italia) raggiungere l’obiettivo “emissioni nette zero”

Secondo la Commissione europea la lotta ai cambiamenti climatici potrebbe portare una crescita aggiuntiva del Pil pari al 2%, 2,1 milioni di posti di lavoro in più e (almeno) 286 miliardi di euro risparmiati l’anno tra import di combustibili fossili e costi legati alla salute

[20 Giugno 2019]

Tra oggi e domani dal Consiglio Ue potrebbero emergere notizie decisive per la politica europea in tema di cambiamenti climatici: i leader degli Stati membri si riuniranno infatti a Bruxelles non solo per prendere le decisioni pertinenti sulle nomine per il prossimo ciclo istituzionale, ma anche per discutere dell’azione globale dell’Europa per il clima, in vista del vertice convocato dall’Onu per il 23 settembre 2019. Sarà anche l’occasione per il Consiglio europeo di fornire orientamenti sulle tappe successive dei lavori per la transizione verso un’Ue a impatto climatico zero, un obiettivo che la Commissione Juncker ha proposto di raggiungere entro il 2050.

Si tratta di un orizzonte che nel corso di pochi mesi è riuscito a catalizzare crescenti consensi istituzionali, come dimostrano l’adesione all’obiettivo da parte di oltre 200 sindaci europei (di cui dieci italiani) e da un crescente numero di Stati membri: di recente, la Francia e il Regno Unito hanno proposto una legislazione che impegna il loro paese a raggiungere le zero emissioni di carbonio entro il 2050, mentre la Finlandia e la Svezia si sono spinti addirittura oltre, puntando rispettivamente al 2035 e al 2045.

Complessivamente sono diciotto paesi dell’Ue – a cui sembra si sia aggiunta qualche giorno fa anche l’Italia, con l’iniziale diniego minato dall’adesione giunta dalla Germania – sono già a favore di un obiettivo comunitario di neutralità delle emissioni di carbonio per il 2050. Gli altri dieci Stati membri dell’Ue devono ora seguire il loro esempio e garantire che si giunga ad un accordo al riguardo durante la riunione del Consiglio. Si tratta dell’ultima occasione per l’Europa per evitare di presentarsi a mani vuote al vertice dell’Onu di settembre e rafforzare il proprio ruolo di leader in materia di clima. Anche il Segretario generale dell’Onu Guterres si aspetta che i leader presentino strategie a lungo termine e piani concreti per rafforzare i loro impegni nei confronti dell’accordo di Parigi, e proprio per questo ha recentemente invitato l’Ue ad aumentare l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 al 55%. Uno stimolo che giunge grazie all’impegno dei movimenti giovanili, delle aziende, degli investitori, degli scienziati, delle città, dei sindacati e del Parlamento europeo che hanno esortato i capi di Stato e di governo dell’Ue ad impegnarsi per un’azione urgente in materia di clima.

Del resto, raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero cambierebbe drasticamente in meglio non solo l’impatto climatico del nostro continente, ma anche le nostre possibilità di sviluppo sostenibile e un sensibile miglioramento dei trend economici e occupazionali. Secondo la stessa Commissione europea, infatti, il raggiungimento di emissioni nette pari a zero entro il 2050 nell’Ue significherebbe aumentare il Pil fino al 2% rispetto allo scenario base; avere un’occupazione più alta dello 0,9%, il che significa ottenere 2,1 milioni di posti di lavoro in più; ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia dall’estero dall’attuale 55% al 20%, con una spesa per l’importazione di combustibili fossili – attualmente pari a 266 miliardi di euro all’anno – in calo di oltre il 70%. Last but not least, significherebbe e migliorare drasticamente la salute dei cittadini europei: con emissioni nette zero, i danni alla salute derivanti dall’inquinamento atmosferico causato dal particolato fine diminuiranno infatti di circa 200 miliardi di euro all’anno.