Spegnere il motore dell’economia non è la soluzione alla crisi climatica

Clima, dopo i lockdown le emissioni di CO2 sono già tornate ai livelli abituali

Su Nature un nuovo studio spiega che «ciò su cui dobbiamo davvero concentrarci è ridurre l'intensità di carbonio della nostra economia globale»

[20 Ottobre 2020]

Come era prevedibile, la CO2 è tornata a salire dopo i lockdown. Nonostante un nuovo studio indichi che la riduzione nei primi sei mesi delle emissioni mondiali sia da “record”, con un -8,8% rispetto al primo semestre 2019, è lontano il picco di aprile in cui fu segnato quello storico -17%.

Il nuovo rapporto, spiega il ricercatore dell’Università Tsinghua di Pechino, mostra che nella prima metà del 2020 c’è stato un calo “maggiore rispetto alla crisi finanziaria del 2008, la crisi petrolifera del 1979, o anche la seconda guerra mondiale”. Ma dopo la fase dei lockdown la CO2 è risalita e ciò dimostra che la semplice “riduzione delle attività umane non può essere la risposta”, come afferma il coautore Hans Joachim Schellnhuber, dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico.

Nel dettaglio, il team internazionale di ricercatori ha scoperto che nei primi sei mesi di quest’anno è stato emesso l’8,8% di anidride carbonica in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con una diminuzione totale di 1.551 milioni di tonnellate.

“Ciò che rende unico il nostro studio è l’analisi dei dati meticolosamente raccolti quasi in tempo reale – aggiunge Liu – Osservando i dati giornalieri compilati dall’iniziativa di ricerca Carbon monitor siamo stati in grado di ottenere una panoramica molto più rapida e accurata, comprese le tempistiche che mostrano come le diminuzioni delle emissioni ha corrisposto alle misure di blocco in ogni paese. Ad aprile, al culmine della prima ondata di infezioni da coronavirus, quando la maggior parte dei paesi principali ha chiuso la propria vita pubblica e parte della propria economia, le emissioni sono addirittura diminuite del 16,9%. Nel complesso, i vari focolai hanno provocato cali di emissioni che normalmente vediamo solo a breve termine in festività come il Natale o il Festival di primavera cinese”.

Lo studio, pubblicato sull’ultimo numero di Nature Communications, mostra quali parti dell’economia globale sono state maggiormente colpite. “La maggiore riduzione delle emissioni è stata osservata nel settore dei trasporti terrestri”, spiega il ricercatore Daniel Kammen. “Soprattutto a causa delle restrizioni sul lavoro da casa, le emissioni di CO2 dei trasporti sono diminuite del 40% in tutto il mondo. Al contrario, i settori dell’energia e dell’industria hanno contribuito meno al calo, rispettivamente con -22% e -17%, così come i settori dell’aviazione e del trasporto marittimo. Sorprendentemente, anche il settore residenziale ha registrato un piccolo calo delle emissioni del 3%: in gran parte a causa di un inverno insolitamente caldo nell’emisfero settentrionale”.

Lo studio si basa sul set di dati della produzione di energia elettrica in 31 paesi, traffico giornaliero di veicoli in oltre 400 città in tutto il mondo, voli passeggeri globali giornalieri, produzione mensile dati per l’industria in 62 paesi e dati sul consumo di carburante per le emissioni degli edifici in oltre 200 paesi.

Come segnalato in apertura, i ricercatori hanno però anche trovato forti effetti di rimbalzo: ad eccezione di una continua diminuzione delle emissioni derivanti dal settore dei trasporti, a fine luglio 2020, non appena sono state revocate le misure di blocco, la maggior parte delle economie ha ripreso i livelli abituali di emissione di CO2.
Pertanto, gli autori sottolineano che l’unica strategia valida per stabilizzare il clima è una revisione completa del settore industriale e commerciale, concludendo che “il comportamento individuale è certamente importante, ma ciò su cui dobbiamo davvero concentrarci è ridurre l’intensità di carbonio della nostra economia globale”.

Una riflessione che vale in pieno anche per il nostro Paese. Secondo le ultime stime fornite da Ispra, quest’anno ci attende una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale: -7,5% rispetto al 2019, un dato simile a quanto ci richiederebbe il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima (mentre nel 2019 la diminuzione è stata di appena il 2,8% sull’anno precedente). Il problema è appunto che «tale riduzione (in quanto contingente, ndr) non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici». Non basta spegnere l’economia per salvare il clima, ma cambiarne il motore.