Caserini: «Un risultato solido, in grado di fornire un’indicazione obiettiva e utile agli elettori»

Chi votare alle elezioni? Gli scienziati valutano l’impegno dei partiti contro la crisi climatica

Il punteggio più alto va all’alleanza Verdi e Sinistra, quello più basso Fratelli d’Italia e Forza Italia

[23 Settembre 2022]

A due giorni dalle elezioni, gli attivisti Fridays for future stanno sfilando in protesta per le strade e le piazze di oltre 70 città italiane, dando corpo anche nel nostro Paese all’ennesimo sciopero globale per il clima.

Il 25 settembre il perimetro d’azione si amplierà ancora: per tutti i cittadini italiani si aprirà l’opportunità di agire in maniera concreta e incisiva contro la crisi climatica, affidando il proprio voto ai partiti politici in grado di rappresentarli al meglio nello sforzo verso la transizione ecologica.

Scegliere con consapevolezza chi votare alle elezioni rappresenta però per molti un’ardua sfida, anche a causa di una campagna elettorale per larghi tratti imbarazzante, incoraggiata da troppi media incapaci di parlare ai cittadini in modo serio e scientificamente fondato, soprattutto quando si parla di crisi climatica.

Ancora una volta è la comunità scientifica a metterci una pezza, grazie ad un’iniziativa promossa da Climalteranti e Italian climate network ,con la direzione scientifica di Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano.

Un gruppo di 20 scienziati ed esperti di politiche sul clima e l’energia ha redatto una valutazione strutturata sull’impegno climatico dei partiti che si presentano alle elezioni, definendo 10 criteri attraverso i quali soppesare sia i programmi politici depositati presso il ministero dell’Interno, sia i programmi e materiali tematici disponibili sui siti web delle forze politiche, nonché le dichiarazioni dei loro leader riportate dai principali quotidiani o disponibili sui loro canali social ufficiali.

Il primo criterio è la centralità, ovvero se il cambiamento climatico è presente in modo prioritario anche nelle parti iniziali e principali del programma o invece in modo sporadico o in una posizione del tutto marginale.

Poi la settorialità, cioè quanto il tema del cambiamento climatico è interconnesso alle parti che si occupano dello sviluppo socio-economico o industriale. Il terzo criterio è l’ambizione: quanto nel programma sono citati e sostenuti obiettivi di riduzione delle emissioni, in linea all’Accordo di Parigi ratificato nel 2016 dal Parlamento italiano alla quasi unanimità, che prevedono “riduzioni delle emissioni di gas serra rapide e profonde e nella maggior parte dei casi immediate riduzioni in tutti i settori”.

Per continuare, poi, con: fuoriuscita dai fossili, investimenti pubblici per accelerare la mitigazione del cambiamento climatico e uno sguardo sul quadro internazionale. Infine, equità e disuguaglianza, distrazioni, negazionismo e inattivismo.

L’analisi di tutti i documenti pubblicati e delle dichiarazioni dei leader confermano grandi differenze fra le forze politiche negli impegni sul clima: insomma, l’adagio i partiti sono tutti uguali non regge.

«I risultati finali confermano un’evidente differenza nel punteggio riportato dalle diverse forze politiche. Alcune hanno preso punteggi molto elevati, derivanti dall’espressione di un più chiaro impegno promesso sul clima; altri punteggi bassi, indice di un segnale ambiguo, sfocato e da un impegno promesso molto poco strutturato, se non addirittura assente», spiega la presidente dell’Italian climate network, Serena Giacomin.

Ecco la sintesi dei risultati: l’alleanza Verdi e Sinistra ottiene il punteggio più elevato (9,2); al secondo posto il Partito democratico (8,7); al terzo Unione popolare (7,9). Movimento 5 stelle (7,0), Più Europa (6,8) e Impegno civico (6,3) si fermano invece a punteggi moderati.

Il punteggio più basso è infine quello di Fratelli d’Italia e Forza Italia (entrambi 4,1), seguito a breve distanza da Lega per Salvini Premier (4,3) e Noi moderati (4,2). Punteggi molto bassi anche per Italexit con Paragone (5,1), Azione (5,4) e Italia Viva (5,5).

Per valutare al meglio questa graduatoria è però fondamentale una premessa: il voto “6” non indica la sufficienza. Per poter raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi (limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2°C, e fare uno sforzo per fermarsi a 1,5°C) è necessario infatti il massimo dell’ambizione e dell’impegno, ovvero non essere lontani dal massimo voto attribuibile, cioè 10.

«Scienziati, esperti di politiche sul clima e l’energia hanno letto con attenzione il materiale e hanno attribuito punteggi in base ai criteri definiti. Il valore medio delle 20 valutazioni è un risultato solido, in grado di fornire un’indicazione obiettiva e utile agli elettori», conclude Caserini.