Che fine fanno gli imballaggi in plastica che usiamo? Sienambiente porta gli studenti a scoprirlo

Fabbrini: «La plastica non è né buona né cattiva a prescindere, dipende sempre dall’uso che se ne fa»

[20 Gennaio 2020]

L’inquinamento da plastica è divenuto ormai uno dei problemi più scottanti da risolvere per centrare l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile, e una gestione più razionale degli imballaggi fa parte della soluzione.

«La plastica non è né buona né cattiva a prescindere, dipende sempre dall’uso che se ne fa – spiega il presidente di Sienambiente, Alessandro Fabbrini – I nuovi materiali, come le plastiche compostabili e biodegradabili, hanno aperto nel campo degli imballaggi nuove frontiere, in alcuni casi qualche criticità, che nel progetto affronteremo insieme agli studenti seguendo sempre un approccio scientifico e senza preconcetti».

È questa la base concettuale dalla quale parte “Discoverplastic: dalla molecola alla gestione della materia”, inaugurato oggi all’Istituto di istruzione superiore T. Sarrocchi di Siena: un progetto di divulgazione scientifica e di sensibilizzazione sul tema della produzione e gestione delle plastiche rivolto agli studenti dell’Istituto, promosso da Sienambiente in collaborazione con Legambiente Siena l’Università locale. Obiettivo dell’iniziativa, che si sviluppa in sei sessioni tra aula, laboratori e visita negli impianti di gestione dei rifiuti, è sensibilizzare gli studenti su un tema attuale e complesso come la gestione della plastica; non solo quella “tradizionale” derivata dal petrolio, ma anche i nuovi materiali prodotti a partire da materie prime vegetali – le bioplastiche e le plastiche compostabili – che portano con sé pregi (in primis la rinnovabilità della materia prima) ma anche una gestione post-consumo sulla quale è ancora necessario calibrare la quadratura del cerchio.

Di certo c’è che nel 2018 in Italia abbiamo consumato 2.292.000 tonnellate di imballaggi in plastica, in crescita rispetto alle 2.271.000 del 2017 e di quelle di almeno sei anni a questa parte, che una volta divenute rifiuti sono state in larga parte intercettate e gestite lungo la filiera industriale di riferimento: secondo i dati Corepla il 44,5% a stato avviato a riciclo, il 43% a recupero energetico e il 12,5% in discarica. Durante l’anno in corso si punta a fare meglio: l’ultimo Piano specifico di prevenzione e gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio elaborato da Conai prevede che lungo il 2020 verrà avviato a riciclo un milione e 122.000 tonnellate di imballaggi in plastica, il 48,1% dell’immesso al consumo. I margini per migliorare ancora, com’è evidente, comunque non mancano.

Intanto, per sapere come concretamente vengono gestiti i rifiuti da imballaggio plastici prodotti sul territorio, la prossima tappa di Discoverplastic è programmata nell’impianto delle Cortine, dove tutte le plastiche della provincia di Siena subiscono un’iniziale selezione prima di essere avviate a riciclo nelle filiere industriali di riferimento. Nel corso della giornata, gli studenti vedranno come vengono gestiti i vari materiali, quelli “tradizionali” e quelli compostabili. Le successive sessioni si svolgeranno invece nei laboratori dell’Università di Siena dove, supportati dal docente del corso di Ecotossicologia, Ilaria Corsi e dai suoi collaboratori, gli studenti si cimenteranno con esperimenti su più tipologie di plastica, incluse le bioplastiche.

Per allargare il campo d’osservazione nella giornata di oggi è stato inoltre inaugurato il percorso fotografico “Planet vs Plastic” di Randy Olson, uno dei più importanti e storici collaboratori del National Geographic: le foto di Olson arrivano così nei giardini della Casa dell’Ambiente, sede di Siembiente, con un’esposizione aperta a tutti che propone un racconto visivo volto a sensibilizzare il visitatore, attraverso un viaggio tra i grandi contrasti segnati dalle delicate bellezze della Terra e quanto di più distruttivo può compiere l’opera dell’uomo.