Riceviamo e pubblichiamo

Carbone, a che punto è la chiusura della centrale di La Spezia? La lettera aperta del Wwf

[18 Luglio 2018]

Cosa si sta facendo per chiudere la centrale a carbone Eugenio Montale di La Spezia, garantire i lavoratori e assicurare lo sviluppo sostenibile?

La chiusura della centrale, comunque prevista per il 2021, veniva data per anticipata negli scorsi anni, alla luce dell’impatto ambientale sanitario e degli impianti vecchi. Tuttavia, nonostante la decisione di chiudere tutte le centrali termoelettriche a carbone entro il 2025, tutto tace.

L’impianto continua a inquinare, provocando in un solo anno un impatto sanitario medio stimabile in 59 morti premature, 34 casi di bronchiti croniche nei soli adulti, 43 casi di ricoveri ospedalieri, 1.469 attacchi di asma nei bambini, 18.660 giorni di lavoro perso e costi sanitari medi di circa 88,2 milioni di euro (dati European Coal Plant Database – Europe Beyond Coal). Il fatto che nel porto esistano altre pesanti fonti di inquinamento dovrebbe raddoppiare le preoccupazioni degli amministratori, non certo indurli a sonni tranquilli.

Il WWF Italia ha avanzato alcune proposte per una transizione energetica verso modelli di sviluppo sostenibile per La Spezia e la Liguria, richiedendo anche uno studio a Enea. Sappiamo che anche Enel ha commissionato uno studio per esplorare i futuri possibili scenari di utilizzo dell’area: si tratta di informazioni che è venuto il momento di condividere e rendere pubbliche.

Ora, per gli amministratori, a cominciare dal sindaco Peracchini, che sembra non avere intenzione di continuare il confronto avviato dalla precedente amministrazione, con il rischio di indurre rinvii, è arrivato il momento di sgombrare il campo dai dubbi, visto che si parla di “inizio del processo di dismissione nel 2021”.

Enel deve confermare con i fatti le buone intenzioni di conversione “green power” della compagnia smettendo di sfruttare la “vecchia carretta” super inquinante.

Il WWF chiede di aprire subito un tavolo di confronto, allargato a tutti i soggetti coinvolti, per affrontare la chiusura anticipata della centrale che continua ad emettere sostanze pericolose per l’ambiente e la salute dei cittadini, individuare le soluzioni occupazionali alternative per i circa 220 dipendenti e i quasi altrettanti lavoratori dell’indotto, nonché prefigurare il futuro dell’area. Tale confronto dovrebbe integrarsi con quello a livello regionale: non dimentichiamo, infatti, che anche la Regione aveva assunto impegni per la “decarbonizzazione”.

Il phase out dalla produzione di energia da carbone è un percorso inevitabile che va affrontato in un’ottica regionale e con una visione di futuro, senza dimenticare che le centrali di Genova e Vado Ligure sono state già chiuse.

È fondamentale che l’abbandono del carbone sia accompagnato da politiche e investimenti in grado di mantenere o aumentare il grado di benessere dei cittadini attraverso un modello energetico sostenibile a zero emissioni di gas serra e la creazione di nuovi posti di lavoro, anche investendo sulle fonti energetiche rinnovabili, che a La Spezia hanno terreno fertile.

La Spezia potrebbe rappresentare un modello per tutta l’Italia e quello sulla centrale Eugenio Montale diventare un progetto pilota di “decarbonizzazione”, per la costruzione di un sistema energetico in linea con quanto previsto dagli Accordi di Parigi sul Clima.

È una sfida nazionale, anche in vista del superamento di tutte le centrali a carbone italiane, una sfida che va vinta anche in nome delle comunità liguri.

di Donatella Bianchi, Wwf Italia