Riceviamo e pubblichiamo

Cara Greta, non si tratta solo di bla bla bla ma di vera Ipocrisia

Se i presupposti sono quelli dimostrati con questa manovra finanziaria, non c’è da essere molto ottimisti

[2 Novembre 2021]

A fine settembre il nostro Presidente del Consiglio Draghi, in occasione della replica agli interventi dei giovani intervenuti all’anteprima del COP26, dichiarò: «Voglio dire giusto una cosa sul “Bla bla bla” (di Greta Thumberg ndr): a volte è solo un modo per nascondere la propria incapacità di agire…»

Mario Draghi era talmente convinto di questa dichiarazione che ce ne ha voluto dare una plastica rappresentazione con le presentazione della sua prima Manovra Finanziaria, appunto subito dopo i tanti Bla Bla Bla suoi e del Ministro Cingolani attorno all’attesa di una manovra che avrebbe dovuto dare una spinta forte e determinata alla lotta ai cambiamenti climatici.

Non mi interessa in questa circostanza commentare le scelte fatte in altri ambiti, ma mi preme evidenziare quanto questa manovra in realtà non abbia proprio niente di innovativo e di così dirompente per quelli che sono i capitoli dell’Ambiente e dell’Economia circolare.

Sappiamo che ciò che è stato presentato dal governo rappresenta solo la cornice della manovra i cui contorni saranno meglio definiti nei passaggi parlamentari nelle prossime settimane. Tuttavia il peso che è stato dato ai vari capitoli è del tutto evidente.

Quali sono le azioni che possano avere una certa influenza sulla lotta ai cambiamenti climatici e che possano dare un impulso maggiore alla crescita della cosiddetta Economia Circolare?

Spero che qualcuno mi possa smentire, ma a me è parso di vedere solo: 1. Proroga degli strumenti di incentivazione fiscale come il 50%-65%, strumenti che vengono da lontano e che tutti i governi degli ultimi anni, seppur sempre il giorno prima della loro naturale scadenza, hanno voluto prorogare non potendone negare l’efficacia,  2 Una proroga solo parziale e pasticciata del Superbonus 110%, proroga da cui saranno escluse le unità immobiliare unifamiliari. 3. Unica novità, forse, quella delle agevolazioni fiscali per gli alberghi che investiranno in efficienza energetica, da verificare poi nei dettagli tecnici.

Cara Greta, qui purtroppo non si tratta solo di un generico Bla Bla Bla, qui siamo difronte a vera e propria ipocrisia.

Oggi viene tagliata, in maniera anche sciatta e senza senso, una misura come quella del Superbonus 110% che, seppur con enormi limiti legati alle grandi difficoltà burocratiche che si porta dietro, stava proprio adesso cominciando a produrre importantissimi risultati.

Il Governo stesso ha voluto documentare questo straordinario successo pubblicando su propri siti istituzionali il report di un’analisi compiuta da Open Economics e Luiss Business School che ha stimato il valore aggiunto complessivo prodotto dall’incremento del valore patrimoniale degli immobili, la quantificazione dell’efficientamento energetico generato, la riduzione del costo delle bollette e le conseguenze sull’intero sistema economico. Ebbene, da tale analisi emerge che, a fronte della spesa per edilizia abitativa pari a 8,75 miliardi nel triennio 2020-22 si registrerebbe un incremento del valore aggiunto complessivo per il paese di 16,4 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento ed un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi

Oggi però, per giustificare il notevole ridimensionamento del superbonus, ci dicono che è uno strumento che costa troppo. Ma di cosa stiamo parlando?

Io credo che la parola troppo sia più adatta a quanto ancora stiamo elargendo per agevolare le fonti fossili senza che ci si decida a prevedere sforbiciate importanti: si stimano circa 35,7 miliardi di euro di cui 21,8 sotto forma diretta e circa 13,8 sotto forma indiretta.

Troppo forse è quanto si è speso negli ultimi 47 anni per Alitalia (si è calcolato che sono stati spesi circa 13 miliardi pubblici) o quanto si spende ogni anno in inefficienza dei servizi pubblici.

Silenzio assordante su possibili incentivazioni o agevolazioni alle aziende più o meno energivore per invogliarle ad investire in impianti ad energie rinnovabili ed in interventi di efficienza energetica.

Altro plateale BLA BLA BLA è stata sicuramente la creazione del Ministero della Transizione Ecologica. Si trattava sicuramente di un’ottima intuizione, ma che poi si è dimostrata probebilmente essere solo una concessione di facciata fatta a qualche forza politica per ottenerne la fiducia.

Il Ministero della Transizione Ecologica doveva essere, nell’idea originaria, il pilastro centrale attorno al quale si sarebbe dovuto costruire un reale nuovo modello di sviluppo. Probabilmente sarebbe servita una personalità in grado di poter interloquire con il Ministro dello Sviluppo Economico per pensare come accompagnare la graduale estinzione di alcune attività non più sostenibili e la creazione di nuove professionalità, nuove competenze richieste dal nuovo modello di sviluppo. Allo stesso tempo, e per gli stessi motivi, serviva la capacità di rapportarsi con il Ministro del Lavoro per una gestione più graduale possibile di tali cambiamenti o con il Ministro dell’Istruzione per riprogettare corsi di studio idonei a preparare le nuove generazioni a quelle competenze che oggi tardano ancora ad affermarsi e diffondersi.

Non basta cambiare nome ad un Ministero per puntare ad obiettivi così ambiziosi e complessi. Serviva scegliere alla guida di quel dicastero una personalità più adatta che sentisse in prima persona l’urgenza delle suddette questioni ma, come è del tutto evidente, ciò non è stato fatto.

Sarebbe servito avere la volontà di costruire attorno a questo nuovo Ministero un’azione coordinata che mirasse davvero a quel Green New Deal di cui si parla tanto.

Oggi purtroppo nel panorama internazionale non si scorgono figure di statisti che abbiano fino in fondo fatto proprie le preoccupazioni legate alle conseguenze dei cambiamenti climatici, che abbiano deciso di legare la loro missione nel ruolo che detengono proprio ad una ricerca determinata e focalizzata di possibili soluzioni per fronteggiare le suddette emergenze.

L’Italia, con il Presidente Mario Draghi – personalità dall’indubbio prestigio riconosciuto a livello internazionale – avrebbe oggi l’occasione per farsi promotrice di un nuovo modello di sviluppo, avrebbe le carte in regola per potersi ergere a guida nella transizione, con l’appoggio di un’Europa che, almeno nelle nazioni più importanti, pare aver compreso l’urgenza della lotta ai cambiamenti climatici. Se, però, i presupposti sono quelli dimostrati con questa manovra finanziaria, non c’è da essere molto ottimisti.

Presidente Draghi, se veramente vuole ambire a ricoprire il ruolo che delineavo sopra, abbia coraggio, ci creda fino in fondo, abbia l’umiltà di creare come vi piace oggi dire, una cabina di regia all’interno del Ministero della Transizione Ecologica con un Ministro più funzionale a questo scopo, che possa aiutarla ad individuare tutte quelle soluzioni, per molti aspetti già note, per poter davvero avviare l’unico percorso ormai possibile. Da quel punto in poi sono certo che, grazie al suo prestigio internazionale, riuscirebbe a portare gli altri paesi sulla stessa strada.

di Carlo Giangregorio, Generplus