Campagna elettorale? Gli scienziati chiedono di porre il clima «in cima all’agenda politica»

«Chiediamo con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile»

[3 Agosto 2022]

Decine di scienziati italiani del clima hanno firmato un appello per porre la crisi climatica «in cima all’agenda politica», nel pieno di una campagna elettorale che – nonostante continue ondate di calore e la peggiore siccità da almeno 70 anni – sta invece trascurando la sostenibilità dello sviluppo.

L’estrema destra, che si tratti dei Fratelli d’Italia o della Lega, è portata naturalmente a denigrare temi complessi se non a diffondere attivamente fake news in materia; il centrosinistra punta un po’ più in alto seguendo “l’agenda Draghi”, ma anche in questo caso si tratta della linea politica che ha portato il Pnrr italiano ad essere il penultimo in Europa per risorse dedicate alla transizione ecologica.

«In questo contesto – dichiarano gli scienziati del clima nel loro appello – ci appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica. E oggi, l’avvicinamento alle prossime elezioni diventa l’occasione per farlo concretamente. Chiediamo dunque con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire; questo dato di realtà risulta oggi imprescindibile, se vogliono davvero proporre una loro visione futura della società con delle possibilità di successo».

Da una parte occorrono «azioni di adattamento che rendano noi e i nostri territori più resilienti a ondate di calore, siccità, eventi estremi di precipitazione, innalzamento del livello del mare e fenomeni bruschi di varia natura», dall’altra è necessario «spingere fortemente sulla riduzione delle nostre emissioni di gas serra, decarbonizzando e rendendo circolare la nostra economia, accelerando il percorso verso una vera transizione energetica ed ecologica».

Su entrambi i fronti, ad oggi, l’Italia è profondamente indietro. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è fermo in bozza dal 2017, mentre il Piano nazionale integrato energia e clima è stato proposto un’era energetica fa e risulta ancora in fase di aggiornamento. In compenso le emissioni di gas serra nazionali sono diminuite “solo” del 19,4% dal 1990 al 2019 – anche se sono chiamate a traguardare l’obiettivo del -55% al 2030 –, con gli eventi meteo estremi nazionali cresciuti di 8 volte dal 2008 e un surriscaldamento del clima che corre a velocità più che doppia rispetto alla media globale.

Non basta chiudere gli occhi e far finta che questi problemi non esistano, per risolverli. Anzi. «A causa dell’inerzia del clima – argomentano ancora gli scienziati –, i fenomeni che vediamo oggi saranno inevitabili anche in futuro, e dunque dobbiamo gestirli con la messa in sicurezza dei territori e delle attività produttive, investendo con decisione e celerità le risorse peraltro disponibili del Pnrr. Allo stesso tempo, dobbiamo anche fare in modo che la situazione non si aggravi ulteriormente e diventi di fatto ingestibile, come avverrebbe negli scenari climatici peggiori. Per questo dobbiamo spingere fortemente sulla riduzione delle nostre emissioni di gas serra, decarbonizzando e rendendo circolare la nostra economia, accelerando il percorso verso una vera transizione energetica ed ecologica. Come scienziati del clima siamo pronti a fornire il nostro contributo per elaborare soluzioni e azioni concrete che siano scientificamente fondate, praticabili ed efficaci, ma chiediamo con forza alla politica di considerare la crisi climatica come un problema prioritario da affrontare, perché mina alla base tutto il nostro futuro».