Boga, l’Italia è “amica” dei Paesi che si impegnano a non estrarre più combustibili fossili

Il nostro Paese resta ai margini della Beyond oil and gas alliance fondata da Costa Rica e Danimarca. Svezia, Francia, Quebec, Groenlandia, Irlanda e Galles invece fanno sul serio

[11 Novembre 2021]

Interrompere da subito l’afflusso di investimenti per estrarre nuovi combustibili fossili dal suolo è una delle pietre miliari indicate dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) per raggiungere le emissioni nette zero al 2050, ma quanti dei Paesi produttori sono davvero disposti ad impegnarsi per questo? L’alleanza Boga (Beyond oil and gas alliance) ha dato oggi una prima risposta alla Cop26.

Aderire pienamente alla Boga significa infatti bloccare l’avvio di nuove licenze e concessioni legate all’estrazione di combustibili fossili sul territorio del proprio Paese, e richiede al contempo di adattare le licenze già concesse al target climatico di riferimento (nel nostro caso, quello europeo). Si tratta di una necessità stringente: come sappiamo dalle più aggiornate ricerche sul tema, infatti, per non spingere il riscaldamento globale oltre i +1,5°C circa il 60% delle riserve note di petrolio e metano fossile, oltre al 90% di quelle di carbone, devono rimanere nel sottosuolo.

Fondata dal Costa Rica insieme alla Danimarca, la Boga ha annunciato oggi come altri membri “core” dell’alleanza Svezia, Francia, Quebec, Groenlandia, Irlanda e Galles; seguono invece come membri “associated” Portogallo, California e Nuova Zelanda, che non si sono ancora impegnati a sufficienza nel limitare l’estrazione di combustibili fossili. La California ad esempio deve ancora vietare completamente nuove trivellazioni, mentre la Nuova Zelanda l’ha fatto solo per quelle offshore.

All’ultimo momento ha aderito alla Boga anche l’Italia, ma solo come membro “friend”, unico Paese della categoria. «L’ho comunicato al ministro danese. L’Italia su questo programma è perfino più avanti e abbiamo le idee chiare: il grande piano per le rinnovabili con 70 miliardi di watt per i prossimi 9 anni per arrivare al 2030 con il 70% di energia elettrica pulita», è la dichiarazione a caldo del ministro Cingolani.

Peccato che l’Italia non sembri affatto «perfino più avanti», dato che aderendo come “friend” ha scelto per ora di restare ai margini di Boga, tanto che dal Washington Post si chiedono cosa di fatto questo comporti. Cingolani non si sbilancia, ma l’Alleanza spiega che per diventare “friend” è sufficiente “sottoscrivere la dichiarazione Boga che sostiene una transizione globale socialmente giusta ed equa, per allineare la produzione di petrolio e gas con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e impegna i firmatari a lavorare insieme per favorire misure efficaci a questo scopo, in linea con l’Accordo di Parigi e gli obiettivi nazionali di neutralità climatica”. Dunque per ora nessun stop da parte del nostro Paese a nuove concessioni e trivellazioni per estrarre combustibili fossili.

«È inutile dichiarare di voler rispettare gli Accordi di Parigi, se poi si forniscono nuove licenze e concessioni per aumentare ulteriormente la quantità di combustibili fossili da estrarre e bruciare – commentavano ieri gli attivisti di Fridays for future Italia – L’Italia, come co-organizzatrice della Cop26, ha il dovere di entrare all’interno di Boga, se vogliamo avere una chance di tenere vivo l’obiettivo vitale di 1.5°C».