Blitz di Greenpeace sul palazzo della Banca Centrale Europea

«Basta soldi ai giganti delle fonti fossili come Eni, Shell e Total»

[10 Marzo 2021]

Stamattina, a Francoforte, 10 attivisti di Greenpeace Dutschland Germania in parapendio sono atterrati sul tetto del quartier generale della Banca Centrale Europea (BCE), proprio mentre  era in corso una riunione del board, per protestare «contro la politica monetaria dell’istituzione europea, dannosa per il clima del Pianeta».

Gli attivisti hanno aperto uno striscione di 12 metri per 6 con su scritto: “Stop funding climate killers!”. Un altro parapendio ha sorvolato l’edificio mostrando uno striscione che recitava “Act on climate now!”.

L’azione nonviolenta arriva in contemporanea con il lancio del nuovo rapporto “Greening the Eurosystem Collateral Framework”, pubblicato oggi da New Economics Foundation (NEF), SOAS University of London, University of the West of England, University of Greenwich e Greenpeace Central and Eastern Europe, che rivela come «le regole relative agli asset che le banche private possono fornire alla Banca Centrale Europea, a titolo di garanzia quando prendono in prestito denaro, favoriscono le compagnie di combustibili fossili». Secondo Greenpeace, «Il rapporto mostra che la BCE ha sostenuto asset per un valore di circa 300 miliardi di euro, a beneficio di oltre 60 società, tra cui Shell, Total, Eni, OMV e Repsol».

Un rapporto pesante che arriva alla vigilia della riunione del consiglio direttivo della BCE sulla politica monetaria e fornisce «Tre scenari alternativi che la BCE  potrebbe adottare per sostenere la transizione verso le energie rinnovabili e per affrontare l’emergenza climatica, in modo da allinearsi all’Accordo di Parigi sul clima».

La direttrice esecutiva di Greenpeace International, Jennifer Morgan, ha ricordato che «La Banca Centrale Europea ha in pancia una quantità importante di asset ad alta intensità di carbonio. Invece di favorire i combustibili fossili, la BCE deve subito escludere questi asset tossici e cambiare le regole per affrontare l’emergenza climatica in corso. Una transizione verde e giusta verso un mondo resiliente senza CO2 deve essere la priorità per la Banca Centrale Europea».

Per Greenpeace la BCE «Attribuisce a questi asset fossili un valore sproporzionato in base ai probabili sviluppi futuri del mercato che potrebbero essere determinati dalle indicazioni della politica comunitaria sul clima».

Come si legge nel rapporto, «Il settore dei combustibili fossili, l’industria ad alta intensità energetica, i trasporti ad alta intensità di carbonio e le utility non rinnovabili costituiscono il 59% delle obbligazioni societarie ammissibili nel quadro delle garanzie collaterali della BCE, pur contribuendo solo al 24% dell’occupazione aziendale e al 29% del valore aggiunto lordo».