Il punto al Brussels Economic Forum 2021

Bce, servono 330 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi europei sul clima

Lagarde: «L'euro ha assunto un ruolo guida come valuta globale della finanza verde». Nel 2020 la metà di tutti i green bond emessi a livello globale era nella nostra moneta

[30 Giugno 2021]

«Non stiamo solo tornando al livello pre-crisi, ma stiamo balzando in avanti verso il futuro». In questa frase della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si riassume il senso del Brussels economic forum 2021 che si è svolto ieri per fare il punto sul destino dell’Europa nel post-Covid.

Secondo le previsioni della Commissione l’economia europea crescerà del 4,2% nel 2021 e del 4,4% nel prossimo anno, ed entro 18 mesi tutti i 27 Stati membri «torneranno in carreggiata, guariti dalla crisi». Un ruolo fondamentale l’avrà il piano Next generation Eu, declinato nei vari Pnrr approvati a livello nazionale: «Il nostro pacchetto da 800 miliardi di euro (ai prezzi odierni) è il più grande pacchetto di ripresa in Europa dal Piano Marshall, e da solo rilancerà la nostra economia per il 2% del Pil. Ma i numeri raccontano solo una parte della storia, gli 800 miliardi di euro di Next generation Eu servono a uno scopo, a una visione del continente che vogliamo costruire», sottolinea von der Leyen guardando alla transizione ecologica e digitale del Vecchio continente.

«La pandemia ha accelerato le tendenze preesistenti a un ritmo che non avremmo mai potuto immaginare», conferma la presidente della Banca centrale europea (Bce) Christine Lagarde. Ad esempio «le aziende hanno digitalizzato le loro attività da 20 a 25 volte più velocemente di quanto ritenessero possibile in precedenza», e almeno in qualche misura lo smart working è destinato a rimanere: «Si prevede che 1 giorno lavorativo su 5 si trasferirà a casa dopo la fine della pandemia, rispetto al precedente di 1 su 20».

Soprattutto, la richiesta di stili di vita più ecologici «è diventata fragorosa – afferma Largarde – Dopo aver accettato dure restrizioni per combattere la pandemia, il 70% degli europei è ora a favore di misure governative più severe per combattere il cambiamento climatico».

Ecco dunque perché è un buon momento, con il sostegno dell’opinione pubblica, per guidare la transizione: «Dobbiamo spostare l’attenzione dalla conservazione dell’economia alla sua trasformazione. Ciò richiederà di reindirizzare la spesa sia del settore pubblico sia di quello privato verso i settori green e digitale. In particolare, abbiamo bisogno di investimenti per circa 330 miliardi di euro all’anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’Europa, e circa 125 miliardi di euro all’anno per realizzare la trasformazione digitale».

Il settore pubblico ci sta mettendo del suo con il Next generation Eu, ma «attualmente è meno chiaro se il settore finanziario privato possa fare lo stesso», ovvero indirizzare gli investimenti nei settori trasformativi: «La frammentazione tra i mercati finanziari nazionali in Europa potrebbe limitare la nostra capacità di finanziare investimenti futuri in un volume adeguato», osserva Lagarde.

Che fare? Secondo la presidente della Bce «dobbiamo aggiungere un altro elemento al nostro piano di ripresa post-pandemia, ovvero abbinare la Ngeu a quella che ho definito un’unione dei mercati dei capitali verdi (Cmu), un mercato dei capitali europeo veramente verde che trascenda i confini nazionali».

Secondo la Banca centrale europea, un’iniziativa di questo tipo partirebbe su solide basi garantendo all’Ue un vantaggio competitivo a livello globale. Già oggi infatti l’Europa è in una posizione di vantaggio nel mercato dei capitali verdi: il 60% di tutti i green bond emessi nel 2020 proveniva da qui, e si tratta di un mercato cresciuto già di quasi 8 volte rispetto al 2015.

«L’euro ha assunto un ruolo guida come valuta globale della finanza verde – argomenta Lagarde – L’anno scorso, circa la metà di tutte le obbligazioni verdi emesse a livello globale era in euro. C’è un grande margine per far crescere questo ruolo una volta che la transizione verde prenderà il via in tutto il mondo e assisteremo a un trasferimento generazionale di ricchezza verso i millennial», già oggi tra le generazioni più preoccupate per il futuro del clima (e del loro, dunque).

Per proseguire su questa strada «abbiamo bisogno di un’adeguata supervisione europea dei prodotti finanziari verdi con sigilli ufficiali dell’Ue, come il prossimo standard Ue Green bond. Abbiamo bisogno di un trattamento fiscale armonizzato sugli investimenti in prodotti finanziari sostenibili per prevenire la frammentazione degli investimenti verdi lungo le linee nazionali. E abbiamo bisogno di un’ulteriore convergenza nell’efficienza dei quadri nazionali di insolvenza, che può anche comportare la creazione di procedure speciali per la finanza verde. Se ci riuscissimo, questo non solo accelererebbe la trasformazione della nostra economia, ma fungerebbe anche da motore per il progetto Cmu, testando e mettendo in atto alcune delle misure necessarie per far avanzare una più ampia integrazione del mercato dei capitali».