Banche centrali: nuovi modelli macroeconomici per valutare i rischi climatici

Team di ricercatori italiani aiuta le banche centrali a valutare i rischi attraverso lo sviluppo di nuovi modelli macroeconomici

[15 Febbraio 2021]

Ha preso il via il progetto “Sinergia di politica fiscale, monetaria e macroprudenziale per garantire una transizione rapida e ordinata verso un’economia a zero emissioni entro il 2050”, finanziato attraverso un “research grant” da International network for sustainable financial policy insights, research and exchange (Inspire), che vede  la partecipazione di Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), Istituto di economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, RFF-CMCC European Institute on Economics (Milano),  Università Bocconi, Politecnico di Milano.

Al centro del progetto coordinato da Francesco Lamperti c’è lo sviluppo di nuovi modelli per valutare i rischi finanziari connessi al cambiamento climatico e per definire il ruolo delle banche centrali nella loro gestione e il Team di ricerca spiega che L’attenzione delle banche centrali per i rischi connessi al cambiamento climatico è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni».

Nel dicembre 2017 è stato creato il “Network for Greening the Financial System” (Ngfs), istituzione che comprende le maggiori banche centrali – come quelle di Francia, Spagna, Italia, Giappone, Germania –  e i più importanti istituti di regolamentazione finanziaria e che co-adiuva Inspire nel finanziamento dei progetti di ricerca più promettenti per coinvolgere il sistema finanziario nel contrastare i cambiamenti climatici. A fine del mese scorso, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha sollecitato le banche centrali a contribuire alla lotta al cambiamento climatico, a saperne comprendere i rischi e a sfruttarne le opportunità che ne derivano.

Al progetto Inspieresi chiede di contribuire a questo dibattito studiando come banche centrali e governi possano co-gestire le conseguenze del cambiamento climatico e della “transizione verde” per il mondo della finanza e per le dinamiche macroeconomiche.

Lamperti, ricercatore dellIstituto di economia e del Dipartimento di Eccellenza EMbeDS (Economics and management in the era of data science) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e scientist all’RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment di Milano, spiega che «Esistono due principali classi di rischi che il cambiamento climatico pone sul sistema finanziario. Una è legata agli impatti fisici: si pensi alle perdite di valore degli immobili a causa di inondazioni o uragani, un’altra riguarda le instabilità che la transizione stessa può creare, soprattutto in settori altamente finanziarizzati come quelli ancora dipendenti in maniera massiccia dal carbone. Il problema principale è che mancano modelli in grado di offrire valutazioni integrate di entrambe le classi di rischi e, soprattutto, che permettano di testare quali meccanismi di politica fiscale e monetaria siano necessari per gestirli».

Il progetto  punta infatti a «Sviluppare un nuovo modello macroeconomico, capace di analizzare sia i rischi fisici che quelli di transizione, finora analizzati in maniera disgiunta dalla letteratura, per il sistema finanziario globale».

Lamperti conclude: «Durante il prossimo anno svilupperemo un nuovo approccio alla modellizzazione del rischio climatico per le dinamiche macroeconomiche e, in particolare, cercheremo di capire come la politica fiscale, la politica monetaria e quella macroprudenziale possano interagire in maniera sinergica per garantire una transizione rapida e ordinata verso un’economia a zero emissioni entro il 2050».